Il Brasile al ballottaggio: sfida tra l’estrema destra e la sinistra sfiduciata

Di Daniele Monteleone – Il primo turno delle elezioni brasiliane spinge Jair Bolsonaro a un risultato solido, inaspettatamente più alto di quanto previsto, portandolo quasi all’immediata vittoria. L’ex militare e candidato della destra estrema ottiene infatti il 46% delle preferenze, battendo – per il momento – la sinistra rappresentata dal Partidos dos Trabalhdores che si è presentata a queste elezioni con il candidato Fernando Haddad, indicato dallo stesso Lula come l’uomo giusto per andare a caccia della presidenza. Haddad però non va oltre il 29% e giunge come sfidante al ballottaggio che si terrà il 28 ottobre.

Per quanto riguarda gli altri candidati esclusi dal ballottaggio, Ciro Gomes, altro esponente del PdT e dell’ala più progressista si ferma al 12,5%; I socialdemocratici, rappresentati dall’ex governatore di San Paolo Geraldo Alckmin, si attestano poco sotto al 5%; l’ambientalista Marina Silva, dalla quale ci si poteva aspettare un risultato più sorprendente, racimola solo l’1%, circa un milione di voti.

10351024-3x2-700x467A risultati confermati, Bolsonaro ha mostrato la sua vena polemica con insinuazioni sui possibili brogli elettorali che non lo hanno portato subito al trionfo. Il candidato della “super-destra” ha infatti chiesto l’intervento del Tribunale Elettorale. Ma a nulla pare siano servite le rassicurazioni di Rosa Weber, la presidente del tribunale elettorale, che ha garantito uno svolgimento regolare delle votazioni, oltre alla presenza degli osservatori dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa).

C_2_articolo_3167687_upiImageppHaddad, il candidato della sinistra che ha di fatto preso il posto di Lula – impossibilitato alla candidatura per una condanna ricevuta – si è mostrato invece molto più moderato e ha dichiarato che sarà uno scontro dove a vincere sarà «la forza degli argomenti e non quella delle armi». Servirà coesione fra i democratici, proprio in virtù del fatto che i tre esclusi dal ballottaggio potrebbero garantire una bella fetta di voti (circa il 14%) capace di rivaleggiare con i numeri dello sfidante.

Due dei candidati in cerca di alleanza, Gomes e Silva, hanno lasciato intendere che vi sarà l’appoggio ad Haddad, mentre il candidato dei moderati – area piuttosto frammentata e difficile da tenere unita – Alckmin sta valutando se allearsi con i nemici storici della sinistra o se aderire al programma dell’attuale candidato in vantaggio, Bolsonaro, dagli evidenti tratti autoritari.

In ogni caso però Haddad avrà delle grosse difficoltà da superare: se riuscisse nell’impresa di portare al Pt tutti i voti dei moderati esclusi dal ballottaggio – Gomes, Silva e Alckmin – il distacco da Bolsonaro sarebbe comunque consistente. Alcuni piccoli partiti e una parte della coalizione di Alckmin restano comunque attratti dalla possibile squadra di estrema destra. È un ballottaggio dagli importanti risvolti internazionali visto il peso geopolitico del Brasile e delle sue scelte politiche. Non è “solo un voto”, non lo è mai.


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