A star is born: quanto è riuscito il remake di Bradley Cooper?

Di Gaspare BiondoA star is born, esordio alla regia per Bradley Cooper con protagonisti lo stesso regista e la popstar Lady Gaga, è il terzo remake per il cinema di “È nata una stella”, interpretato nel 1954 da Judy Garland e nel 1976 da Barbra Streisand.

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Una rockstar di successo, Jackson Maine (Cooper), in declino per abuso di alcool e droghe, incontra, scopre e s’innamora di una cantautrice, Ally (Lady Gaga) che per vivere fa la cameriera e si esibisce in un night club gestito da drag queen. È così che Jackson lancia la timida Ally sul palco invitandola a cantare la canzone che lei ha scritto la notte del loro incontro fuori da un supermercato, Shallow. Il pubblico va in delirio. Nasce allora una nuova stella della musica, appunto “Ally”.

Da qui, però, comincia il dramma per i protagonisti: Ally, su consiglio del suo manager, verrà risucchiata dal mondo del pop, fatto di ballerine, orpelli, testi ammiccanti senza profondità, capelli tinti e glamour. Jackson si oppone a questo cambiamento in quanto la sua amata ha perso la sincerità e la verità che trasmetteva nei suoi primi testi, adattandosi all’industria discografica odierna dove “tutto fa spettacolo” tranne che il testo della canzone. Una stella cade sempre di più, l’altra emerge in maniera esplosiva fino al dramma finale.

Bradley Cooper porta in scena un personaggio dannato che ricorda altre star musicali realmente esistite, vittime di un’infanzia turbolenta e dello stesso sistema dell’industria discografica, da Kurt Cobain a Amy Winehouse. L’attore dimostra di essere veramente bravo nel suo ruolo drammatico e rivela piacevolmente soprendenti abilità canore, come nel brano Black eyes.

Lady gaga si dimostra un’attrice straordinaria. Ha centrato appieno “Ally” con le sue timidezze e la sua grande determinazione nel perseguire i suoi obiettivi, regalandoci delle meravigliose performance. Gaga si era già fatta notare in queste vesti recitando in American Horror Story – Hotel, nel ruolo della contessa (ruolo per il quale ha vinto un golden globe nel 2015).

Le canzoni che compongono la colonna sonora del film sono tutte originali tranne la celeberrima La vie en rose (brano con cui Ally si esibisce al locale dove viene scoperta da Jackson) e Shallow ha tutte le carte in regola per essere candidata all’Oscar.

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La canzone che chiude il film commuove il pubblico e dimostra che «la musica è di dodici note per ogni ottava. la stessa storia raccontata ancora e ancora, per sempre. Ogni artista può offrire la sua visione di quelle dodici note», stessa cosa dicasi per A star is a born: un remake “reinterpretato” degnamente dall’esordiente Cooper che ha “spogliato” Lady Gaga di tutto il suo glamour da popstar mondiale, regalandoci Stefani Germanotta (questo il vero nome di Gaga) nella sua semplicità fisica – ad esempio, mettendo in risalto il suo naso importante – e la sua forza creativa e vocale. Una storia d’amore appassionata dove la musica la fa da padrona fino all’ultima scena donandoci grandi emozioni – e anche qualche lacrima.


 

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