Politica da Far West o sicurezza nazionale? Il decreto contestato

Di Marco Cerniglia – In una mossa già preventivata in campagna elettorale, e reiterata a più riprese, è stato approvato dal governo il decreto legislativo 104, che regola e modifica le norme sul possesso e sull’acquisizione di armi in Italia, rendendole di fatto molto meno restrittive. I punti più importanti del decreto sono i seguenti:

  • il numero di “armi sportive” che un individuo può avere in suo possesso, aumentato da sei a dodici, e il numero di proiettili per caricatore di arma corta, che passa da 15 a 20, mentre quello per i caricatori per arma lunga da 5 a 10;
  • la riduzione del tempo di validità delle licenze di porto d’armi per caccia e sport, che scende da 6 a 5 anni;
  • la possibilità di denuncia di detenzione, attraverso mail certificata, alla Questura o ai Carabinieri, e il decadimento dell’obbligo di informare i conviventi maggiorenni (già previsto in un decreto del 2010, ma mai entrato in vigore);
  • l’allargamento della categoria dei “tiratori sportivi“, che fino ad ora aveva contenuto solo gli iscritti alle federazioni che aderivano al Coni, e ora includerà anche i membri delle associazioni dilettantistiche (private e non) e gli iscritti alle federazioni del resto d’Europa;
  • retroattività dell’obbligo di appartenere alla categoria dei “tiratori sportivi” per detenere categorie di armi A6 (demilitarizzate), al 13 Giugno 2017.

Il decreto in questione è stato approvato per mettere in atto una direttiva europea, la 17/853, in merito alla regolamentazione sul possesso di armi. Ma la principale critica mossa a questa legge è il fatto che sia una reinterpretazione molto libera della suddetta direttiva, che applica le restrizioni previste dall’UE in modo leggero e poco vincolante.

maxresdefaultLa promessa di Salvini in campagna elettorale, l’11 Febbraio all’Hit Show, la fiera di armi e caccia di Vicenza era stata chiara: il Ministro dell’Interno, al tempo ancora candidato premier, firmò infatti, alla presenza di un gremito pubblico e dei rappresentati del “Comitato Direttiva 477” – un gruppo di privati cittadini in possesso di armi e collegati in vario modo ad aziende produttrici di armi – un documento al fine di ridurre le restrizioni sul possesso di armi, riferendosi specialmente alla direttiva 853, che sarebbe stata profondamente alterata nel corrispettivo italiano.

Il mercato italiano delle armi è molto florido, con circa 1300 punti vendita al dettaglio di armi e 400 associazioni sportive dilettantistiche. Tuttavia, dei circa 100 milioni di euro che girerebbero intorno alla compravendita di armi, la motivazione più addotta dagli italiani per l’acquisto di un’arma sarebbe la difesa personale. Ed è anche su questo che chi difende il provvedimento cerca di fare pressione, dichiarando che esistono mezzi telematici molto affidabili per tracciare le armi, e che per i malintenzionati comunque basta una sola pistola per compiere atti criminali. Subentra però una statistica aggiuntiva, secondo cui l’Italia sarebbe il secondo paese del G8 per numero di omicidi con arma da fuoco, un tasso percepito anche dal 76% degli italiani.

Ci sono altri punti che lasciano molte perplessità negli osservatori, come ad esempio la rimozione dell’obbligo di comunicare ai conviventi maggiorenni il possesso di un’arma da fuoco, già previsto in un precedente decreto ma mai approvato per via della mancanza di un regolamento attuativo. Con questa nuova legge, e la discussione in corso sulle modifiche sulla legittima difesa, bisognerà fare molta attenzione perché le manovre sulla sicurezza non portino ulteriore insicurezza.


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