La mortalità infantile dai dati dell’Onu: una situazione preoccupante

Di Davide Renda – Il 17 settembre 2018 è stato pubblicato il rapporto annuale sulla mortalità infantile nel mondo (Levels & Trends in Child Mortality – 2018), redatto dall’Inter-agency Group for Child Mortality Estimation (IGME) in seno alle Nazioni Unite, con la collaborazione dell’UNICEF, dell’OMS e della Banca Mondiale. Il rapporto, consultabile qui, contiene i livelli e le stime del 2017 relative alla mortalità dei bambini al di sotto dei quindici anni, evidenziando quali sono i fattori strutturali a causa dei quali il numero delle morti è ancora troppo alto anche alla luce dei progressi ottenuti negli ultimi vent’anni.

3Nel 2017 sono morti 6,3 milioni di bambini, di cui 5,4 milioni nei primi cinque anni di vita. Inoltre, metà delle morti sotto i cinque anni di vita è rappresentata da neonati. Il rapporto evidenzia come le cause di queste morti sono, nella maggior parte dei casi, facilmente contrastabili. A portare alla morte questi bambini è l’impossibilità di approvvigionarsi di acqua incontaminata, il mancato accesso a servizi sanitari di base, e una vaccinazione quasi del tutto assente. La dottoressa Princess Nono Simelela, membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha commentato i dati affermando che «bisogna dare priorità all’accesso egualitario e universale a tutti i bambini, specialmente quelli appena nati e nei primi anni di vita, per donargli le migliori possibilità di sopravvivere e crescere». Queste morti e le loro cause ci fanno riflettere sulle enormi disparità che ancora sono presenti a livello regionale e socio-economico nel globo, e di come sia grande l’influenza di uno sviluppo sostenibile sociale ed economico nella salute dei bambini.

4Il secondo grafico mette in evidenza l’enorme disparità che persiste tra le regioni del mondo, indicando il numero delle morti sotto i cinque anni su mille bambini nati. La metà delle morti dei bambini a livello mondiale avviene nell’Africa sub-sahariana e un altro trenta per cento riguarda la sola Asia meridionale. Un bambino nato in una di queste due macroregioni, come si legge nel rapporto, ha fino a nove possibilità in meno di sopravvivere nel primo mese di vita rispetto ad un bambino nato in paesi ad alto reddito.  

Il trentotto per cento delle morti sotto i cinque anni avviene nelle nazioni meno sviluppate del mondo, e la proporzione dei morti nell’Africa sub-sahariana crescerà ancora di più: le stime indicano che entro il 2050 nella regione avverranno il sessanta per cento delle morti dei bambini sotto i cinque anni.

Un altro commento sul rapporto delle Nazioni Unite arriva da Timothy Evans, membro della Banca Mondiale: «Porre fine alle morti facilmente evitabili e investire nella salute dei giovani è la base per la costruzione del capitale umano di una nazione, che guiderà la loro crescita e prosperità futura». Le disparità geografiche sono riscontrabili anche all’interno dello stesso paese: le possibilità di morte dei bambini sotto i cinque anni sono, in media, più alte del cinquanta per cento per chi nasce nelle zone rurali rispetto a chi nasce nelle zone urbane. Si è osservato, inoltre, come il livello di educazione della madre sia un fattore molto importante. Infatti, sempre relativamente ai bambini sotto i cinque anni, chi nasce da una madre non istruita ha più del doppio delle possibilità di morire rispetto a chi nasce da una madre che ha ricevuto un’istruzione di secondo livello o più alta.

Il rapporto e il primo grafico di cui sopra ci dicono anche che, nonostante le sfide rimangano numerose, ogni anno le stime sulla mortalità infantile sono sempre più basse: ad esempio, dal 1990 al 2017 si è assistito ad un decremento delle morti dei bambini sotto i cinque anni da 12,6 a 5,4 milioni, e nello stesso periodo le morti dei bambini tra i cinque e i quattordici anni sono diminuite di 1,7 milioni.

In più di un quarto del totale delle nazioni, c’è bisogno di un intervento urgente per accelerare la riduzione della mortalità infantile per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. 118 nazioni su 195 analizzate hanno già raggiunto gli obiettivi relativi alla mortalità infantile negli OSS, e altre 26 dovrebbero raggiungerli entro il 2030. Le restanti 51 nazioni, di cui due terzi localizzate nell’Africa sub-sahariana, sono quelle che necessitano di interventi più consistenti. Nel rapporto si osserva come il raggiungimento degli OSS in almeno 50 nazioni tra quelle che non li hanno già raggiunti potrebbe evitare la morte di 10 milioni di bambini tra il 2018 e il 2030.

1Affrontare le sfide che ancora oggi mantengono alte le stime sulla mortalità infantile nel mondo vuol dire investire su un accesso universale alle cure per le donne, i bambini e gli adolescenti, ma non solo. Le cause, come già evidenziato, non sono soltanto relative alle condizioni sanitarie, poiché bisogna inquadrare queste ultime nelle disuguaglianze economiche e sociali ancora troppo grandi tra nazioni appartenenti a diverse regioni del mondo.


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