Meral Aksener: quando la leadership resiste alle diseguaglianze

Di Adriana Brusca – Alla base dell’apertura ufficiale dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione Europea, vi era un’attenta valutazione, condotta soprattutto dalla Commissione, circa il rispetto di alcuni parametri progressivamente delineatisi nella prassi comunitaria; tra questi, indubbia rilevanza è stata conferita alla tutela dei diritti umani, nell’ambito della quale, tra i diversi elementi presi in esame, è stata posta in rilievo la condizione delle donne.

La protezione dei diritti umani in Turchia è stata caratterizzata da un’insolita discontinuità, una tutela oscillante, specchio di un governo instabile che, forse, fino a pochi anni fa, credeva ancora nel sogno di una Turchia laica e democratica. All’interno di questa discontinuità – che già lede uno dei principi cardine degli ordinamenti costituzionali europei, ossia il principio della certezza del diritto -, è possibile rinvenire alcuni elementi di continuità, relativi proprio alla tutela dei diritti delle donne, le quali costantemente, hanno subito un trattamento peggiorativo, se comparato con quello riservato agli uomini.

donne-turcheL’uguaglianza di genere, difatti, seppur sancita sul piano formale, non è mai stata garantita in Turchia; a riguardo la Commissione europea – per valutare il rispetto dei diritti delle donne nell’ambito della procedura di adesione all’UE – ha posto l’accento sul grado di istruzione femminile, sul numero di lavoratrici assunte in posizioni apicali e sulla percentuale di donne attive nell’ambito della vita politica del Paese. Non c’è da stupirsi se i numeri esaminati dall’Istituzione comunitaria risultino particolarmente carenti, a fortiori se comparati con quelli che fanno capo agli altri Paesi dell’Unione o del Consiglio d’Europa; a riguardo, nel 2014 proprio la Commissione europea, sulla base di una valutazione dell’Eurostat del 2013, ha sottolineato come sebbene vi fosse stato un marginale incremento della presenza femminile all’interno degli ambienti lavorativi – pari al 33,2 % –, la percentuale di donne inserite nel mondo del lavoro risultava comunque non in linea con gli standard europei.

Solo nel 2009 è stata istituita la prima Commissione consultiva per le pari opportunità tra uomo e donna, nell’ottica di creare uno spazio di dibattito istituzionale, con il fine di implementare le possibilità di accesso delle donne nel mondo del lavoro e di sensibilizzare l’opinione pubblica. In riferimento a quest’ultimo fattore, peraltro, è stata evidenziata la necessità che il Governo promuova “proattivamente i cambiamenti degli stereotipi” e l’integrazione delle donne in tutti i settori.

All’interno del quadro delineato, nell’ambito del quale si fondono aspetti giuridici e sociologici, la riforma costituzionale del sistema turco, definitivamente approvata in prima istanza in sede parlamentare nello scorso aprile e, successivamente, sottoposta a referendum, a giugno, sembra destinata a peggiorare il trattamento giuridico delle donne in Turchia, riducendone ulteriormente la sfera dei diritti e delle libertà.

Ad opporsi con fermezza alla riforma è stata proprio una donna, Meral Aksener. Classe 1956, nell’ottobre del 2017 ha fondato l’Iyi Party, il “partito del bene”, con il quale ha concorso alla presidenza della Repubblica in occasione delle ultime elezioni. Entrata in politica nel 1994 come Deputata all’interno dell’Assemblea nazionale, in rappresentanza della provincia di Istanbul, successivamente ha ricoperto molteplici cariche istituzionali, tra cui quella di vice-speaker all’interno del Parlamento e di Ministro dell’interno.

TURKEY-POLITICS-MHPDurante l’ultima campagna referendaria ha più volte manifestato la sua opposizione alle modifiche introdotte dalla riforma, subendo le restrizioni di una politica repressiva che, reduce dal tentato golpe, permette tutt’oggi di limitare la libertà di espressione in presenza di pericoli che minaccino l’integrità della Nazione, in applicazione di quanto disposto dall’art. 15 della CEDU.

I comizi di Meral Aksener sono spesso stati ostacolati o vietati; tale questione è da inquadrare all’interno di un ordinamento giudico caratterizzato dalla presenza di una legislazione antiterrorismo particolarmente severa che, come emerge dalle valutazione contenute nei Progress Report della Commissione europea, si presta agevolmente ad interpretazioni restrittive e comporta una regolare inversione del principio del in dubio pro reo. Tale normativa ha permesso di condurre in stato reclusione alcuni degli oppositori politici di Erdogan, tra cui Selahattin Demitras; il timore è che, come sembra suggerire il The Economist, tale trattamento possa essere riservato anche ad Meral Aksener.

Meral_Akşener_İYİ_Party_2A fronte di un clima politico poco propenso alla formazione di una reale opposizione al partito del Presidente, l’Iyi Party rappresenta un unicum, anche perché costituito e guidato da una donna. Aksener sembra possedere un’ottima arte oratoria e, pur adottando una linea politica parzialmente nazionalista – ma aperta al dialogo e alla cooperazione con i Paesi dell’UE – che rispecchia gli ideali di parte dell’elettorato di destra, incontra il consenso anche di quella porzione di popolazione che vede in lei una potenziale alternativa al partito di Erdogan.

La questione cruciale su cui ci si interroga in questa sede, tuttavia, non è stabilire se Meral Aksener costituisca una reale alternativa al Presidente Erdogan, né chiarire se il suo partito possa rappresentare davvero “il bene” per la Turchia –  come suggerisce la sua stessa nomenclatura –, quanto piuttosto riflettere sul modello di donna che Meral Aksener rappresenta, nell’ambito della società turca.

Una donna caparbia, dal temperamento deciso, Meral Aksener professa il culto islamico, fattore, questo, che non le ha mai precluso la partecipazione alla vita pubblica del suo Paese; una donna che non teme il potere, ma lo contesta, nella consapevolezza che l’essere donna, anche all’interno di una società ove l’uguaglianza di genere sembra essere, talvolta, uno slogan pro forma, non può impedirle di pensare, di comunicare, di attirare a sé consensi e di esercitare la sua leadership.

L’auspicio è che la storia di Meral Aksener possa trasmettere un messaggio alle donne turche, perché, al di là del contenuto delle idee che si sostengono, forse, la cosa più apprezzabile è la volontà di portarle avanti sempre, anche – e soprattutto – quando questa libertà rischia essere di compressa.


Bibliografia

Commissione europea, Turkey 2014 Progress Report, COM(2014) 700 fin., dell’8 ottobre 2014 – Commissione europea, Turkey 2009 Progress Report, COM(2009) 533 fin., del 14 ottobre 2009 – Commissione europea, Turkey 2016 Progress Report, COM(2016) 715 fin., del 9 novembre 2016 – Commissione europea, Turkey 2018 Progress Report, COM(2018) 450 fin., del 17 aprile 2018 – East Journal, Turchia: Aksener, l’opposizione a Erdogan è donna?, del 20 dicembre 2017 – The Economist, She-wolf v Sultan, A challnge to Turkey’s Erdogan, del 16 novembre 2017.

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