Russia 2018: rimpianti mondiali per l’Italia?

Di Francesco Polizzotto – La ventunesima edizione del mondiale è ormai giunta agli ultimi atti: martedì e mercoledì si disputeranno le due semifinali, sabato la finalina per il terzo e il quarto posto, e quindi domenica prossima la finalissima che decreterà la nazionale vincitrice del torneo.

In assenza della selezione azzurra, abbiamo giocoforza dovuto guardare gli incontri da semplici osservatori/telespettatori, o da pseudo-esperti di quello che resta, comunque, lo sport più popolare e seguito (e non soltanto in Italia). Le domande più ricorrenti tra i tantissimi calciofili italiani sono le seguenti: come si sarebbe comportata la nostra nazionale, qualora fosse riuscita a qualificarsi alla competizione mondiale? Davvero avremmo proprio sfigurato al cospetto delle avversarie e del livello generale del torneo?

Battling-SwedesPartiamo col ricordare che gli azzurri hanno fallito il loro accesso a Russia 2018 nella doppia sfida contro la Svezia, perdendo 1 a 0 in casa degli scandinavi e non andando oltre un incolore pareggio a reti bianche a domicilio. I nostri giustizieri, vale la pena dirlo, avevano già preceduto l’Olanda, vice-campione del mondo in carica durante le qualificazioni. In queste settimane mondiali hanno ulteriormente dimostrato di non essere poi una squadraccia, vincendo addirittura il gruppo F, davanti al Messico, alla Corea del Sud e alla sciagurata selezione tedesca, campione uscente. Come se ciò non bastasse, gli svedesi hanno avuto la meglio sulla Svizzera negli ottavi di finale e ieri pomeriggio hanno interrotto la loro cavalcata contro l’Inghilterra ai quarti. Il cammino rilevante di chi ci ha tolto la gioia della partecipazione alla fase finale da un lato ci rincuora (siamo stati eliminati da un avversario non certo debole), ma dall’altro non può che aumentare i nostri rimpianti (magari anche noi avremmo fatto strada in Russia).

Ragionare con i se e con i ma non porta da nessuna parte, nella vita così come nello sport. Ipotizzare un percorso positivo degli azzurri, sulla base delle difficoltà riscontrate dalle cosiddette “grandi” in questo torneo, può avere sì un certo fascino, ma non poggia su alcuna base logica. Non possiamo, infatti, disegnare il cammino ideale degli azzurri, a prescindere dagli avversari che la sorte ci avrebbe assegnato nel girone, né tantomeno da quelli che avremmo affrontato in un ipotetico prosieguo del torneo. Allontanandoci dal regno delle ipotesi e delle congetture, e tornando a ragionare concretamente di calcio, è opportuno addentrarsi in analisi tecnico-tattiche di quello che è stato il torneo di Russia 2018, almeno fino ad oggi.

In molti hanno utilizzato l’espressione “caduta degli dei” per commentare le enormi difficoltà, nonché le precoci eliminazioni delle nazionali “favorite”. Storica è stata l’uscita di scena della Germania, campione del mondo in carica e quattro volte vincitrice del mondiale; i tedeschi, allenati da Loew, sono apparsi lontani parenti di quella squadra che trionfò in Brasile nel 2014, demolendo i padroni di casa in semifinale e superando l’Argentina in finale. Proprio la nazionale albiceleste è risultata tra le maggiori delusioni del torneo: superato a stento il girone, è stata eliminata agli ottavi dalla Francia. Ottavi di finale fatali anche per la Spagna e per il Portogallo. La nazionale brasiliana, cinque volte vittoriosa ai mondiali, invece si è fermata ai quarti di finale, venendo eliminata dal Belgio.

Da Messi a Cristiano Ronaldo, da Muller a Neymar, passando per Iniesta, i verdetti di Russia 2018 hanno imposto pianti e amarezza a diverse star del calcio mondiale, molte delle quali al passo d’addio della propria carriera agonistica. La cifra tecnica del torneo è stata, a parere di chi scrive, parecchio scadente. Giocano al calcio a tratti la Croazia di Modric e Mandzukic, il Belgio di Hazard e Mertens e la Francia di Griezman e Mbappé, per il resto si è visto davvero ben poco.

172214855-c87cb802-ad6b-4e08-b954-d1a20836219dL’Argentina verrà ricordata più per gli schemi strampalati del tecnico Sanpaoli e per le esibizioni sugli spalti di Maradona, che per le giocate di Messi e compagnia. La selezione brasiliana, tra le meno spumeggianti che la storia ricordi, si è fatta notare soprattutto per le infinite cadute e rotolate sul campo di Neymar.

Le squadre sudamericane non stanno portando alcuna rappresentativa in semifinale, quelle africane addirittura si sono fermate tutte ai gironi eliminatori. I sostenitori del tiki-taka hanno, ancora una volta, constatato l’inefficacia di questa filosofia di gioco, basata su uno sterile possesso palla, riscontrando, di contro, l’affidabilità di schemi molto più tradizionali e probabilmente più funzionali al calcio odierno.

225803683-fb27c984-9291-4e7c-b240-62f1a296881fNon è un caso che, statistiche alla mano, le squadre che hanno registrato il maggior numero di passaggi effettuati in proporzione ai minuti giocati, siano state la Spagna, la Germania e l’Argentina, tre grandi delusioni di Russia 2018. Al contrario, hanno ben figurato le compagini che si sono distinte per un’impostazione di gioco molto più razionale, con cerniere difensive solide e verticalizzazioni incisive per le punte; insomma, i principi fondanti di quello che una volta veniva definito “calcio all’italiana”.

Alla luce di queste considerazioni, magari errate, sicuramente opinabili, risulta ardua la scelta: schierarsi dalla parte di coloro che non coltivano rimpianti per la nostra mancata partecipazione al torneo, perché saremmo stati subito eliminati (come nelle ultime due edizioni), oppure dalla parte di quanti recriminano sempre più, di giorno in giorno, ritenendo che l’Italia non avrebbe fatto poi così male?

Forse la verità si trova nel mezzo di questi due opposti schieramenti, magari sarà più facile scegliere a mondiale concluso. Sicuramente durante queste settimane stiamo soffrendo maledettamente nel non vedere le bandiere tricolore, nel non sentire il nostro inno, nel non tifare per gli azzurri. Russia 2018 volge al termine, i rimpianti italiani, presunti o reali, si protrarranno ben al di là della cerimonia finale di questo mondiale.


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