Sotto il segno dell’Aquarius

Di Gaia Garofalo – “Rifiutata dall’Italia e da Malta, una nave umanitaria con a bordo 600 migranti cerca un porto” intitola Le Monde. «Durante la giornata di domenica Salvini, il leader della formazione di estrema destra – uno dei due partiti che costituiscono il nuovo governo italiano – ha minacciato di chiudere i porti italiani alle navi che raccolgono i naufraghi, se Malta non accetta di ricevere l’Aquarius», spiega ancora il principale giornale francese.

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L’Aquarius

Da giorni il ministro degli Interni Salvini ha annunciato una linea più dura dei suoi predecessori, accusando gli altri paesi europei – soprattutto Malta – di non fare abbastanza per aiutare l’Italia. «Il buon Dio ha messo Malta più vicino della Sicilia alla Libia. Non è possibile che risponda “no” a qualsiasi richiesta di intervento». Una bestemmia, questa, in quanto Cristo, o chi per lui, non dovrebbe essere accusato per le scelte umane. Ma nascondersi dietro un Vangelo in campagna elettorale, è stato molto facile.

Il problema è che Malta è scarsamente attrezzata per occuparsi di uno sbarco di centinaia di migranti e soprattutto delle loro richieste di protezione internazionale. La Convenzione di Amburgo del 1979 ed altre norme sul soccorso marittimo prevedono che gli sbarchi debbano avvenire nel primo porto sicuro. Per questi motivi le Ong trasportano in Italia – e solo in Italia – tutte le persone che soccorrono nel tratto di mare fra Libia e Italia.

L’idea del governo sembra incompatibile con le norme previste dal Testo Unico sull’immigrazione del 1998, che regola «l’ingresso, il soggiorno e l’allontanamento dal territorio dello Stato» dei migranti. L’articolo 10 del Testo parla dei respingimenti, cioè la pratica di allontanare uno o più migranti che secondo lo stato non sono nella condizione di poter essere accolti. Il Testo specifica chiaramente che il respingimento non può avvenire «nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l’asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari». In poche parole, chiunque esso sia, asilo politico o meno, non puo essere lasciato in mare. Nemmeno 629 persone.

La sala operativa della Guardia Costiera italiana ha comunicato all’Aquarius l’assegnazione del porto sicuro a Valencia, in Spagna. Una nave della Marina italiana e una della Guardia Costiera sono di supporto prendendo a bordo i migranti.

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Matteo Salvini

Il Fatto Quotidiano scrive che Salvini «continua ad indovinarle tutte». Solo una strategia, dicono. Per far comprendere all’estero, con muscolo di ferro, chi è qui davvero che dice di noMa diciamo sì alla Libia, che ci allontana i pensieri dalle catene strette di tortura.
«Salvini ha atteso che qualcuno si facesse avanti per farla attraccare. Se non si fosse mosso nessuno, ovviamente avrebbe dovuto aprire i porti, perché non è un aguzzino (non scherziamo) […] Il suo è stato un “all in” a poker. Ha vinto lui».

Fortunatamente ha vinto il nostro Ministro degli Interni, altrimenti avrebbe perso la faccia, no? O avremmo perso 629 vite? È un gioco adesso: pinball, risiko, poker. Quando la stessa Spagna non accoglie nessuno ma erige muri e fili spinati, non è lecito. Quando Malta “se ne frega”, non è lecito. La disumanità è un problema globale.

No, non scherziamo, come scrive Andrea Scanzi. Non scherziamo con le vite delle persone. Perché è vero: è ragionevole, logico, accettabile, efficientemente concepibile e riprovevole pensare e sapere che l’Europa non riesca a collaborare per un problema umanitario come la migrazione umana. È comprensibile dire di no a causa di un malcontento sociale delle masse, ma allora rendiamo possibile questo in altri modi in cui non si rischino vite semplicemente perché non appartengono a noi.

L’Aquarius non è di certo una bagnarola o un gommone di fortuna, ma un guasto, un suicidio di massa, una follia scattante, una disperazione improvvisa e cementificata. Ecco cosa può trasformare una grande nave in una grande bara.

Internazionale racconta una giornata a bordo dell’Aquarius l’11 giugno. «Le persone a bordo hanno cominciato a chiedere cosa sta succedendo. – racconta Alessandro Porro, uno dei volontari italiani di SosMéditerranée – Li abbiamo informati che stiamo aspettando istruzioni per l’indicazione di un porto di sbarco, ma li abbiamo rassicurati sul fatto che non li porteremo in Libia, questa è la loro maggiore preoccupazione». A bordo non ci sono casi medici che hanno bisogno di un immediato trasferimento. Ci sono sette donne incinte che saranno trasportate in Italia con delle motovedette italiane poiché non possono sostenere il viaggio verso la Spagna. «Le persone a bordo hanno problemi di disidratazione, di ustioni da carburante e infine c’è un ragazzo che ha bisogno di un intervento chirurgico. – continua Porro – Le motovedette con i presidi medici, che erano state annunciate dal governo italiano, non sono mai arrivate».

Dando una visione ancora più larga vediamo cosa faccia più paura tra un Matteo Salvini e un’orda di followers festaioli sciagurati sciacalli. Ma molte città italiane si dichiarano non appartenenti a questa legittimazione alla chiusura e “aprono” i propri porti come un abbraccio che porta dentro.

Un ringraziamento sentito alla Spagna, che non ha avuto bisogno di giurare sui Testamenti Sacri per aver scelto ciò. Non è mai facile per nessuno, non lo sarà stato nemmeno per Matteo Salvini armarsi di scudo. Sarà l’inizio di una vera e concreta collaborazione tra gli stati, si spera. Rimane solo la speranza, alla fine, anche lieta, di tutto.


Le fonti:

Rejeté par l’Italie et par Malte, un navire humanitaire avec 600 migrants cherche un port, Le Monde;

Salvini costretto a far sbarcare i primi migranti, La Stampa;

Aquarius, Salvini continua a indovinarle tutte, Il Fatto Quotidiano;

Cronaca di una giornata sull’Aquarius, Internazionale

 

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