Verso le consultazioni-bis: nessuna maggioranza in vista

Di Mario Montalbano  – È stata una domenica di incontri politici, ma soprattutto di vertici tanto per il Movimento Cinque Stelle, quanto per il centrodestra, in vista della settimana che dovrebbe portare al nuovo giro di consultazioni da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la formazione di un governo.

L’attenzione, ieri, inevitabilmente non poteva che concentrarsi su quanto stesse accadendo a Villa San Martino, in quel di Arcore. A riunirsi per circa un’ora i tre tenori della coalizione Matteo Salvini, Giorgia Meloni e appunto il padrone di casa Silvio Berlusconi. Incontro utile per cercare anche di dar un ulteriore segnale di compattezza e unità a distanza di una settimana dalle dichiarazioni difformi rilasciate dopo le prime consultazioni. E i contenuti della nota pubblicata dopo il vertice sembravano andare in quella direzione. A partire dal fatto che il compito di formare il prossimo esecutivo, in ossequio «alla volontà espressa dai cittadini» spetti unicamente alla coalizione del centrodestra. Ponendo tre condizioni essenziali in merito al «taglio delle tasse, incentivi al lavoro, il blocco dell’immigrazione clandestina, garanzie per la sicurezza dei cittadini e sostegno alle famiglie». In sintesi: il centrodestra in virtù di una maggioranza relativa dei seggi andrà in Parlamento a cercare quelli mancanti per governare sulla base del proprio programma.

Fin qui tutto logico. Persino normale per una coalizione che nelle ultime ore sembrava essersi ricompattata. Poi sono arrivate le dichiarazioni dei singoli protagonisti. E lì qualche dubbio che la posizione del centrodestra sia tutt’altro che univoca permane. Eccome.

«Noi diciamo che il premier deve essere espressione del centrodestra, la coalizione deve rimanere compatta, in perfetta armonia, il programma è il nostro. Su questo chiediamo l’incarico e vediamo chi ci sta in Parlamento», ha profetizzato Giorgia Meloni negli studi di “Domenica Live” su Canale 5, confermando di fatto il contenuto della nota.

Parole quelle della leader di Fdi, che, però, sono state seguite da quelle di “forte precisazione” scritte su un post su Facebook da Matteo Salvini. In queste, il leader del Carroccio conferma la propria contrarietà a un governo di minoranza, volto unicamente a «tirare a campare». Un concetto già espresso nelle settimane precedenti. E per questo che Salvini ha voluto rilanciare il dialogo con gli altri, e in particolare di Di Maio, escludendo nuovamente un governo con il Pd, reo di aver «fatto disastri negli ultimi sei anni». Traducendo nuovamente: l’unico governo possibile per il leader della Lega era e potrà essere solo quello con il M5s. In caso contrario, meglio «tornare alle urne».

Se Salvini chiama, però, dall’altro lato Di Maio non risponde. Quantomeno lo fa, ma in presenza di Berlusconi riattacca il telefono. è questo il messaggio che passa dall’altro vertice quello del M5s andato in scena ieri, nei pressi di Ivrea, in una villa appartenente alla famiglia Casaleggio, con Di Maio e Grillo presenti. «Vedo che la Lega ha promesso il cambiamento», afferma Luigi Di Maio, «ma preferisce tenersi stretto Berlusconi e condannarsi all’irrilevanza». Ergo, nessun governo «ammucchiata», specie con Berlusconi. Anche qui, posizione già sentita e ribadita sotto forma di veti ampiamente contestati.

Di fatto, a distanza di una settimana, nulla è mutato. E nulla muterà fino alle consultazioni-bis con il capo dello Stato. Almeno di stravolgimenti dell’ultima ora, tra cui una rottura tra Salvini e il centrodestra o un clamoroso ripensamento del Pd de-renziano, di cui al di là degli indizi possibili o narrati su indiscrezioni, rappresentano solo delle mere ipotesi.


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