Salvini si prende il centrodestra e si “conquista” il dialogo con Di Maio

Di Mario Montalbano – Con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, avvenuta sabato scorso, ha ufficialmente inizio la XVIII legislatura. Com’è noto ad esser votati di comune accordo dalle forze del centrodestra e dal Movimento Cinque Stelle, sono rispettivamente Roberto Fico, deputato eletto nel collegio uninominale di Napoli Fuorigrotta e Maria Elisabetta Alberti Casellati, senatrice eletta nel collegio uninominale di Venezia tra le fila di Forza Italia.

Come nelle attese della vigilia, insomma, l’asse Lega-M5s tiene. Per la felicità e soprattutto per la ferrea volontà di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i quali sono riusciti abilmente a scansare le trappole e a smussare le resistenze di un Silvio Berlusconi, scopertosi del tutto inerme. Non solo di fronte alla leadership del suo alter ego leghista, ma anche nella gestione di Forza Italia che, infatti, non sembra più saldamente nelle sue mani.

A dimostrarlo è la vicenda che ha portato al tracollo della candidatura di Paolo Romani sullo scranno più alto di Palazzo Madama. La dichiarata compattezza del centrodestra attorno all’ex capogruppo forzista al Senato viene meno secondo le tempistiche volute unicamente da Matteo Salvini.

Nel momento in cui, infatti, il rischio di uno stallo con il Movimento Cinque Stelle, contrari a votare Romani, si faceva sempre più concreto, ecco da parte del leader del Carroccio la decisione di proporre la virata su Anna Maria Bernini. Altra forzista, nel pieno rispetto degli accordi stabiliti all’interno della coalizione, e soprattutto questa sì accettata di buon grado dai pentastellati. Pazienza che non lo fosse per Berlusconi, il quale sentitosi scavalcato, non ha potuto far altro che urlare al tradimento e, addirittura, alla rottura della coalizione. Anche perché, la spaccatura interna a Forza Italia tra chi intende “sfidare” Salvini nella rottura della coalizione e chi, invece, è fermamente convinto di seguire il Carroccio nell’accordo con il M5s (anche a costo di fuoriuscire da Fi), spinge Berlusconi a ricercare una “tregua” con Salvini, raggiunta nella mattinata di sabato, a Palazzo Graziolia con la candidatura del nome di un’altra berlusconiana doc, appunto la poi eletta Casellati.

Gli eventi racconterebbero anche che Berlusconi sia riuscito a strappare all’alleato un comunicato in cui verrebbe esclusa categoricamente una possibile alleanza con il M5s senza il coinvolgimento dell’intera coalizione. Ma, questo è un passaggio a margine di una vicenda, che vede comunque Forza Italia «farsi imporre la linea da Salvini», come ha, neanche tanto velatamente, accusato lo stesso Paolo Romani nella mattinata del voto alle Camere. Dimostrando quanto il leader della Lega tenga in pugno l’intera coalizione del centrodestra, che rappresenterà da candidato premier alle prossime consultazioni. Qui, Salvini come ha detto più volte, presenterà al capo dello Stato un programma con dieci punti. E spera che su questo ci sia convergenza di intenti con le altre forze politiche. In particolare il M5s, con cui il dialogo sembra essere continuo. E proficuo, visto che vanno registrati, persino, degli ammiccamenti anche sui singoli temi, per ultimo l’apertura di Salvini verso il tanto decantato reddito di cittadinanza, adesso diventato «utile se serve a far ripartire il lavoro».

Parlare di accordi, forse, ad oggi è esagerato. Anzi lo è certamente visto che Lega e M5s sembrano muoversi con cautela. Di certo, è una traccia per una possibile maggioranza parlamentare. L’unica finora davvero concreta. 


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