Indipendenza della Catalogna: il caso Puidgemont e il mandato d’arresto europeo

Di Alessandra Fazio – Il 28 ottobre 2017 è ufficialmente cessato il mandato di Carles Puigdemont i Casamajò, presidente del Palau de la Generalitat de Catalunya, insediatosi il 12 gennaio del 2016.

Questa è, indubbiamente, una delle vicende che ha destato maggiore attenzione nel contesto politico internazionale, soprattutto in relazione ad uno dei più importanti provvedimenti giudiziari emessi nell’ambito dell’Ue, ovvero il mandato d’arresto europeo, di cui Puigdemont è stato “vittima”.  Tale provvedimento, attuato in Italia con L. 69/2005, viene emesso da uno stato membro dell’Ue «per consentire l’arresto e la consegna da parte di un altro stato membro di un soggetto ricercato ai fini di poter esercitare l’azione penale o per l’esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza».

Presupposto fondamentale per l’emissione di tale atto è che il soggetto abbia commesso un reato all’interno dello Stato membro di esecuzione. Nel caso in questione è, piuttosto, chiaro che il Presidente Puigdemont sia colpevole per la sua totale disobbedienza allo Stato, reato punibile, secondo quanto disposto dal codice penale spagnolo, con pene piuttosto severe.

Accanito portavoce dell’indipendenza della Catalogna dalla Spagna; fortemente convinto nel sostenere l’ideale di rinascita della Nazione; sostenitore di una politica estremamente indipendentista al punto tale da disobbedire al governo spagnolo e giungere unilateralmente all’approvazione di una Dichiarazione d’Indipendenza della Catalogna, considerata illegale oltretutto dal Primo Ministro spagnolo Mariano Rajoy,  Puidgemont è stato destituito, subito dopo il referendum e la proclamazione dell’ Indipendenza, ed è espatriato in Belgio per evitare l’arresto in seguito alle denunce riportate che vanno dalla ribellione e la sedizione al malversamento del denaro pubblico.

La scelta del Presidente di dirigersi in Belgio per “sfuggire” alle condanne imposte dalla Spagna è apparsa piuttosto controversa. Alcuni hanno ritenuto si trattasse di una sorta di un’accanita resistenza ad un governo intollerante e alle sue “imposizioni”; altri lo hanno visto e descritto come un atto vile, poco ammirevole.

Il Primo Ministro spagnolo, ritenendo Puidgemont incapace di governare, data la sua impulsività nel compiere scelte avventate che coinvolgono l’intero popolo, aveva chiesto che venisse disposto un mandato d’arresto europeo nei confronti dello stesso, così da metterlo alle strette e far sì che rinunciasse alla sua ricandidatura.

Situazione inaccettabile e poco realizzabile dal momento che il Tribunale Supremo spagnolo che ha emesso il mandato d’arresto non ha inteso riconfermarlo, consentendo a Puidgemont di essere recentemente nominato come unico candidato tra l’altro (data la maggioranza ottenuta) alla Presidenza della Catalogna. Infatti, il giudice Pablo Llarena ha ritenuto necessaria la revoca poiché, consentendo al Belgio di concedere l’estradizione, gli si attribuisce automaticamente il potere di diminuire l’entità dei reati commessi.

Ciò non toglie, però, che la posizione di Puidgemont sia piuttosto scomoda dal momento che il suo rientro in Spagna comporterebbe, inevitabilmente, il suo arresto nonché la sua futura impossibilità di governare la Catalogna.

Il presidente ha, comunque, mostrato la sua intenzione di rientrare in Catalogna in attesa dell’investitura, ragion per cui il Primo Ministro Rajoy ha, intenzionalmente, prorogato il termine di investitura in attesa di trovare un secondo candidato. Ci si chiede, quindi, cosa accadrà, ovvero, se la situazione di stallo nella quale versa attualmente la Catalogna riesca a sbloccarsi attraverso la rinuncia alla candidatura di Puidgemont o se questa venga sostenuta fino alla fine, provocando un’empasse di governo e della politica spagnola. Cosa accadrà nel caso in cui Puidgemont continui ad essere l’unico candidato possibile? Rajoy farà un passo indietro? La Spagna riconoscerà Puidgemont come Presidente catalano?


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