Una finanziaria impalpabile: l’Italia “a breve termine”

Di Francesco Paolo Marco Leti – La recente finanziaria non passerà alla storia per i suoi contenuti rivoluzionari. Molte delle risorse racimolate sono state impegnate nella sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, che pesano 16 mld sui 28 complessivi della manovra. Il poco che ne è rimasto è stato disperso in parte in “rivoli e rivoletti”, in parte per spese necessarie ed in parte per manovre elettorali. Anche se questa sterilizzazione degli aumenti dell’IVA resta comunque un’opera meritoria, visto il probabile impatto depressivo che avrebbe comportato sui consumi e sulla crescita del PIL complessivo, non va dimenticato come la manovra inizialmente prevedesse una cifra di circa 20 mld di euro, lievitata di 8 mld nei vari passaggi fra Camera e Senato.

Fra queste misure una tra le più incisive è costituita dagli adeguamenti contrattuali del pubblico impiego, bloccati da oltre otto anni, per circa 2,8 mld. Un’altra parte importante ma criticata da più parti – molti economisti la considerano una sorta di spreco di risorse – è il ritorno agli sgravi per i neoassunti con contratto a tutele crescenti sotto i 35 anni. Gli sgravi saranno del 50% nel Nord e Centro Italia e del 100% al Sud. Al Sud la misura riguarderà oltre i giovani sotto i 35 anni anche tutti i disoccupati da oltre 6 mesi.

Altre misure riguardano: il reddito d’inclusione (REI), il cui finanziamento andrà in crescendo fra quest’anno e il 2020 (la dotazione finale sarà di 900 milioni); il bonus bebè; il bonus per i neo-diciottenni; il bonus casa, incentrato soprattutto sui vecchi ecobonus con l’aggiunta di nuove misure per il rafforzamento antisismico; gli investimenti per la cosiddetta industria 4.0 con i super ammortamenti; la formazione “digitale” del personale e gli investimenti sui macchinari delle PMI.

Sono anche misure interessanti quelle che riguardano i super-ticket e i cosiddetti caregivers anche se hanno dotazioni molto basse (60 mln). Per quanto riguarda la Scuola, sono presenti risorse per la stabilizzazione di personale docente e amministrativo mentre per l’università vengono sbloccati i contratti dei docenti. Sono poi presenti una serie di norme relative ai micro-stanziamenti che hanno un “sapore” molto elettorale e che hanno ricevuto forti critiche da parte delle opposizioni durante i lavori alle Camere.

Quello che risulta evidente è come manchi una progettualità di lungo termine. In questa finanziaria, infatti, si tratta, per lo più, di misure settoriali (a voler essere ottimisti) con scarso respiro sulla crescita del paese. È vero però che bisogna sottolineare come le risorse fossero state ridotte dalla sterilizzazione delle clausole ma, nonostante questo, sarebbe stato preferibile concentrare le stesse in un unico progetto di sviluppo piuttosto che in decine di “rivoli”.

Quella sugli sgravi dei giovani neoassunti è, a parere di chi scrive, una politica miope. Se l’obiettivo fosse favorire i contratti a tempo indeterminato forse sarebbe meglio agire inasprendo il costo del lavoro dei contratti a tempo determinato, rendendo economicamente vantaggioso assumere con contratti a tempo indeterminato e calcando “penalmente” la mano sul lavoro nero. Quella degli sgravi è una misura poco stabile i cui effetti sono limitati nel tempo e che crea un buco nei conti dello Stato.

Infine, bisognerà trovare una soluzione definitiva per le clausole di salvaguardia: si sterilizzino una volta e per tutte o, se questo non fosse possibile, si attuino a condizione che le risorse aggiuntive vengano impiegate in modo proficuo, ad esempio diminuendo il peso fiscale sul lavoro in modo realmente incisivo.

La finanziaria, comunque, è stata ormai varata e le sue correzioni potranno essere effettuate solo dal nuovo governo che si formerà dalle prossime elezioni.


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