Il selfie “rinascimentale”

Di Valentino Billeci – Viviamo nell’era dei social, nell’era dell’informazioni e della condivisione dei dati. La nostra immagine è costantemente pubblicizzata ormai anche nella nostra vita virtuale. Sembra che l’esigenza di rappresentare il quotidiano sia diventata quasi un’ossessione e una necessità per l’uomo. In realtà, sin dalle pitture rupestri, gli esseri umani hanno sempre voluto lasciare la loro impronta ed esistenza nella storia.

Raffaello,_autoritratto_con_un_amico_01Nei secoli la pittura ha subito numerose influenze e le rappresentazioni di soggetti, dagli animali alle scene religiose, sono sempre mutate. Nelle opere rinascimentali la centralità dell’uomo ritornò fondamentale, mostrandoci anche scene di vita quotidiane molto simili ai nostri tempi. Questo è il caso del celebre dipinto,olio su tela, di Raffaello Sanzio, “Autoritratto con amico” (1518-1519) esposto al Museo del Louvre. Osservando l’opera, è assolutamente incredibile quanto questo quadro possa esserci vicino a causa della sua moderna rappresentazione dei soggetti. Siamo di fronte ad un vero e proprio “selfie del rinascimento”. Certo, ovviamente bisogna intenderlo nella sua complessità, Raffaello non aveva un bastone o un telefono come nei nostri giorni. Ma è possibile notare immediatamente numerosi elementi che rendono questo lavoro del pittore di Urbino assolutamente pionieristico.

Dopo le splendide rappresentazioni sacrali e religiose, Raffaello ci dona una scena di semplice quotidianità avendo come tema principale l’amicizia. Non c’è Gesù, non ci sono santi ma semplicemente due uomini che mostrano felici il loro legame umano.

I due soggetti ci vengono mostrati su uno sfondo scuro, con una debole luce nell’angolo in alto a sinistra che serve a staccare dal sfondo le figure. Raffaello, in secondo piano, ci guarda posando con  una persona non ancora identificata, probabilmente un maestro d’armi a giudicare dalla spada. Il pittore poggia una mano sulla spalla sinistra del’amico e con un gesto affettuoso e confortante lo invita a rivolgersi verso lo spettatore. Il suo amico, sorpreso, cerca il contatto con gli occhi di Raffaello indicando anche egli con la mano,appositamente illuminata dai colori, la presenza di un’osservatore. Entrambi sembrano in posa, come in una fotografia scattata dal cellulare. Ciò è ancor di più enfatizzato dalle movenze del corpo dell’amico che donano dinamicità e allo stesso tempo armonia alla scena.

I due soggetti vestono con abiti scuri, e portano le barbe come era di moda all’epoca ed anche oggi. Le somiglianze con le nostre fotografie sono incredibili, dimostrando come la rappresentazione del quotidiano sia cambiata poco nella mente dell’uomo. La cura dei dettagli, la luce, i colori, gli sguardi e i gesti rendono questo splendido quadro (poco conosciuto) uno dei capolavori più originali del grande Raffaello.

La sacralità è sempre presente ma questa volta è rappresentata dall’amicizia, un legame umano forte e sincero. Questo elemento oltre a rendere l’opera moderna e immortale, risalta ancora una volta la necessità dell’uomo di rappresentare la realtà delle nostre vite. «Di tutte le cose che la saggezza ci procura per ottenere un’ esistenza felice, la più grande è l’amicizia». (Epicuro)