Alcune novità da Amnesty International

Difensori dei diritti umani. In Thailandia, il 1° novembre 2017 il presidente di Amnesty International, Pornpen Khongkachonkiet, è stato prosciolto insieme ad altri due difensori dei diritti umani, Somchai Homla-or e Anchana Heemmina, dall’accusa di diffamazione nei confronti delle forze armate. La denuncia per diffamazione era stata presentata nel maggio 2016 dal Quarto comando regionale, l’organo militare responsabile per la sicurezza nel sud della Thailandia. Oggetto della denuncia, un rapporto curato dai tre difensori dei diritti umani e pubblicato tre mesi prima, in cui venivano denunciati 54 casi di tortura ad opera della polizia e dell’esercito.

Pena di morte in Taiwan. Il 1° novembre 2017, dopo aver trascorso 15 anni nel braccio della morte, Cheng Hsing-tse è stato riconosciuto innocente ed è tornato in libertà. Nel 2002, l’uomo era stato giudicato colpevole dell’uccisione di un poliziotto durante una sparatoria e condannato a morte. Nel giro di quattro anni, tutti gli appelli a disposizione contro la condanna erano stati respinti. Nel 2016 l’Alta corte aveva disposto la revisione del processo, sulla base di nuove prove emerse successivamente alla condanna, che hanno finito per indicare un altro uomo come responsabile dell’uccisione del poliziotto.

Pena di morte negli Emirati arabi uniti. Il 25 ottobre 2017 un tribunale dell’emirato di Sharjah ha commutato in tre anni di carcere le condanne a morte inflitte nel 2011 a cinque cittadini dell’India giudicati colpevoli di omicidio.

Caso Budrioni. Commentando la decisione della Corte d’appello di Roma che, l’8 novembre, ha deciso di riaprire l’istruttoria sulla morte di Dino Budroni, avvenuta a Roma il 31 luglio 2011 al termine di un inseguimento della polizia, Amnesty International Italia ha dichiarato che “considerati i dubbi circa la ricostruzione dei fatti alla base della sentenza di primo grado – che aveva visto assolto, per uso legittimo delle armi da fuoco, l’agente che aveva sparato a Budroni – la notizia di un ulteriore approfondimento è sicuramente uno sviluppo positivo che potrà favorire l’accertamento di quanto realmente avvenuto“.

Libertà per Ibrahim. Dopo quattro anni e un mese di carcere, Ibrahim Halawa, cittadino irlandese nato il 17 dicembre 1995, è stato assolto da ogni reato. Ed erano molti: omicidio, tentato omicidio, disturbo all’ordine pubblico, intralcio alle attività delle istituzioni nazionali, protesta senza autorizzazione, distruzione di beni pubblici, impedimento ai fedeli di pregare nella moschea Al Fath, possesso di armi, attacco alle forze di sicurezza. Amnesty International lo ha sempre considerato un prigioniero di coscienza.

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