Europa 2017, Da Van der Bellen a Kurz. La virata a destra dell’Austria

Gli exit poll della serata di ieri confermano le previsioni della vigilia: il partito popolare, l’ÖVP, di Sebastian Kurz sembrerebbe aver vinto le elezioni austriache con oltre il 31% dei consensi. Condizionale d’obbligo in attesa dei dati ufficiali di giovedì con l’arrivo dei voti per corrispondenza, ma la vittoria dei popolari non appare in discussione. Diverso è il discorso tra chi si contende la seconda piazza, ossia i socialdemocratici, l’Spö, del cancelliere uscente Christian Kern e i liberalnazionalisti, l’Fpöe, di Heinz Christian Strache, la cui distanza, risicata in favore dei primi, 27% contro il 26%, potrebbe facilmente essere ribaltata o magari venir confermata.

L’unico dato certo, come detto, sembra esser, però, l’affermazione dei popolari e del suo giovane leader, quel Sebastian Kurz, che da quando ha preso, con forza, le redini del partito ne ha inferto un nuovo corso. A partire dal nome, che riprende appunto il suo, “Lista-Sebastian Kurz”. Sui contenuti, invece, il candidato popolare si è espresso nei toni di un vero e proprio “rottamatore” del sistema a più livelli. E anche per questo, ha forse deciso di rincorrere più l’alter ego dell’ultradestra, Strache, che quello dell’ex alleato di coalizione socialdemocratico, Kern. In particolare sull’annoso tema dei migranti, su cui ha rivendicato quanto fatto nelle vesti di ministro degli esteri uscente, ossia il blocco dei confini austro-balcanico causa della tragedia di Idomeni alla frontiera greca.

Una convergenza netta verso destra, che rende inevitabile pensare a un’alleanza appunto con l’estrema destra nella formazione della prossima squadra di governo. D’altronde, tra le ragioni del nuovo corso deciso da Kurz per l’ÖVP, sembra esserci anche una sorta di negazione del recente passato che ha visto i popolari alleati di governo dei socialdemocratici. Anche qui, il condizionale resta d’obbligo, considerato che i numeri lascerebbero ancora spazio a una riproposizione dell’alleanza con l’Spö di Kern. Ma, la strada tracciata sembra un’altra e va dritta verso il ritorno al governo a oltre quindici anni dall’era Haider, dell’ultradestra rappresentata dall’Fpöe.

A distanza solo di qualche mese, dicembre 2016, quindi, dalla vittoria per la presidenza della Repubblica del verde indipendente Van der Bellen nei confronti del nazionalista Höfer, che aveva fatto tirare più di un sollievo agli europeisti, l’Austria torna al centro del dibattito comunitario. E questa volta per la ragione opposta: essere la prima nazione europea a riaprire le porte del proprio governo a un partito di estrema destra, fortemente islamofobo ed euroscettico.

Con tutte le conseguenze del caso, che vedrebbero Vienna, come nelle dichiarazioni dello stesso Heinz Christian Strache, poter chiudere definitivamente con Bruxelles, volgendo lo sguardo al quartetto Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) dei paesi dell’Est, notoriamente contrario alle politiche migratorie comuni. E che, dal punto di vista dell’Ue, vorrebbe dire ripiombare concretamente nell’incubo del nazionalismo di destra. Quello che il flop della Le Pen in Francia o di Wilders in Olanda aveva temporaneamente allontanato, e che a breve distanza di qualche settimana, prima le elezioni in Germania con l’exploit dell’Afd e adesso il voto austriaco hanno fatto ritornare più forte che mai.

Mario Montalbano


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