England’s rose: vent’anni dopo, cosa resta di Lady D?

“Goodbye, England’s Rose; may you ever grow in our hearts.

You were the grace that placed itself, where lives were torn apart.

You called out to our country, and you whispered to those in pain.

Now you belong to Heaven, and the stars spell out your name”.

Cantava cosi Elton John. Era il 31 agosto del 1997, quando terminava drammaticamente la storia di Diana Spencer, meglio conosciuta come “Lady D”, la principessa del Galles, nel tunnel del Pont de l’Alma a Parigi, insieme al suo compagno Dodi al-Fayed, figlio di Mohammed al-Fayed, proprietario dei magazzini Harrod’s. Si interrompeva così la vita di una donna bellissima, affascinante, molto discussa sia fuori che dentro Buckingham Palace. La principessa aveva divorziato da suo marito Carlo, erede al trono d’Inghilterra e questo evento aveva causato uno scandalo presso la casa Reale.

I tempi della principessa Margareth e del capitano Peter Townsend sembravano essersi allontanati: quel periodo per la giovane Elisabetta II fu caratterizzato da un’eterna lotta con gli esponenti di coorte per evitare un fidanzamento impossibile. La principessa infatti aveva chiesto di sposarsi con un divorziato e ciò era impossibile in base ai dettami della legge Reale: la principessa dovette quindi lasciare il capitano Townsend, per evitare di rinunciare ai diritti ereditari di casa Winsdor.

Il divorzio tra Lady Diana e il principe Carlo, avvenuto nel 1995, fece riesplodere le polemiche attorno alla casa Reale. L’erede al trono d’Inghilterra portava avanti una relazione segreta ancor prima del matrimonio con Camilla Parker-Bawles. Tale relazione aveva parecchio esacerbato i rapporti tra i sudditi (che vedevano con ammirazione Diana) e la casa Reale (accusata di voler mettere in ombra il fascino fisico e intellettuale della principessa). La situazione precipitò quando la principessa, ormai completamente estromessa dagli affari della casa Reale, iniziò a rilasciare numerose interviste nelle quali sottolineava il trattamento pessimo del palazzo nei suoi confronti e quando la relazione con Al-Fayed aveva ormai oscurato il gossip a casa Winsdor.

Il 31 agosto del 1997 la principessa si trovava a Parigi con il suo compagno, accerchiata ossessivamente dai fotografi che documentavano ogni loro spostamento. Usciti dall’hotel Ritz di Place Vendôme si avviavano verso la torre Eiffel quando, all’imbocco del tunnel De l’Alma, la Mercedes S280 su cui erano a bordo si schiantò contro un pilone centrale del tunnel, uccidendo l’autista Henri Paul, Dodi al-Fayed e la stessa Diana, che morirà per le numerose fratture interne all’arrivo all’ ospedale di Pitié-Salpêtrière.

Le ripercussioni nei confronti della casa Reale furono impressionanti. Dopo aver trascorso una settimana di silenzio assordante nella residenza di Balmoral, la regina Elisabetta tornò il venerdì successivo a Buckingham Palace e rilasciò un messaggio di elogio funebre, pressata soprattutto dal primo ministro Tony Blair che l’aveva invitata ad issare la bandiera di San James a mezz’asta e a ritornare a Londra. I funerali, trasmessi in mondo visione, rappresentarono un’ulteriore testimonianza di quanto la principessa Diana fosse amata e stimata in tutto il mondo; furono anche l’occasione per il fratello di Diana, il conte Charles Spencer, di lanciare un duro attacco alla casa Reale.

A distanza di venti anni rimane il fascino di questa magnifica principessa che tanto si era spesa nel sociale e tanto fascino aveva donato ad una casa Reale ormai poco brillante. Goodbye England’s Rose.

Giuseppe Sollami


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