#AdessoBasta: la Boldrini, lo slut-shaming e il disonore di essere una donna di successo

Laura Boldrini, il 14 agosto, ha scelto di dire ‘basta’ allo slut-shaming e alla volgarità gratuita nei suoi confronti. La Presidente della Camera ha annunciato sul suo profilo Facebook l’intenzione, forte anche se sofferta, di far valere i propri diritti nelle sedi opportune.

«Ho deciso che d’ora in avanti farò valere i miei diritti nelle sedi opportune. Ho riflettuto a lungo se procedere o meno in questo senso, ma dopo quattro anni e mezzo di quotidiane sconcezze, minacce e messaggi violenti ho pensato che avevo il dovere di prendere questa decisione come donna, come madre e come rappresentante delle istituzioni» ha postato sul suo account Facebook alle 9.00 del 14 agosto. «È ormai evidente che lasciar correre significa autorizzare i vigliacchi a continuare con i loro metodi e non opporre alcuna resistenza alla deriva di volgarità e violenza» ha scritto la Boldrini. A guidare la decisione della Presidente non è stato solo il buon senso o il codice penale: «lo farò anche per incoraggiare tutti coloro – specialmente le nostre ragazze e i nostri ragazzi – che subiscono insulti e aggressioni verbali a uscire dal silenzio e denunciare chi usa internet come strumento di prevaricazione».

Non solo, dunque, l’esercizio di un diritto ma, soprattutto, un dovere per Laura.

Il dovere di dare l’esempio. Un esempio, ai più giovani, che ha regalato semplicemente vivendo ed essendo sé stessa.

A venti anni va a lavorare per tre mesi in Venezuela, in una piantagione di riso. Intraprende, sola, un viaggio per l’America Centrale passando per Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico e Stati Uniti fino a New York. Lì prende una decisione: dividere gli anni universitari in due, sei mesi studio, sei viaggio. E, via, in Sud-est Asiatico, Africa, India, Tibet. A 24 anni si laurea in Giurisprudenza: già lavorava da due anni per l’Agenzia Italiana Stampa e Emigrazione. A 26 anni entra in RAI con contratti a tempo determinato nella produzione radiofonica. A 27 anni vince un concorso come Junior Professional Officer: inizia la sua avventura all’Onu. Sarà addetta stampa della FAO per quattro anni. Dai 32 ai 37 anni lavora presso il Programma alimentare mondiale (WFP) come portavoce e addetta stampa per l’Italia: ex Jugoslavia, Caucaso, Afghanistan, Tagikistan, Mozambico e Iraq saranno luoghi di missione dove lascerà pezzi di cuore. Dai 37 ai 51 anni è portavoce della Rappresentanza per il Sud Europa dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (UNHCR). Questo in breve, il curriculum vitae di Laura Boldrini. Tra il suo girovagare per il mondo, lavorare per i diritti dei rifugiati, combattere la disinformazione ha trovato anche il tempo di diventare madre ed è giunta a ricoprire la terza carica dello Stato.

Gli attacchi ignominiosi alla Boldrini sono visibili a tutti da molto tempo. I soliti leoni da tastiera non si vergognano né nascondono, anzi. Gli autori di quei commenti sono così certi dell’impunità che non ricorrono all’anonimato o a uno pseudonimo. Si firmano con nome, cognome e fotografia. Il signor Alessio Sacchetti di Frascati, il 9 agosto, propone che Laura Boldrini venga sodomizzata in gruppo e poi buttata nell’acido. Intanto, posta foto di amene strade campagnole, cagnolini affettuosi. Sabrina Garau ha condiviso un fotomontaggio in cui la presidente della Camera viene presa alle spalle e violentata da un colosso dalla pelle nera: «Magari glielo facessero veramente a quella schifosa troia della Boldrini…» era il commento della Garau.

«Credo che educare le nuove generazioni a un uso responsabile e consapevole della rete sia una necessità impellente e su questo continuerò a impegnarmi. Nel frattempo, però, non possiamo stare a guardare. Soprassedere rischia di inviare un messaggio di sfiducia verso le istituzioni preposte a far rispettare le leggi e a garantire la sicurezza dei cittadini. Come posso chiedere ai nostri giovani di non soccombere e di denunciare i bulli del web se poi io stessa non lo faccio? Ai nostri figli dobbiamo dimostrare che in uno Stato di diritto chiunque venga aggredito può difendersi attraverso le leggi. E senza aggiungere odio all’odio, ne abbiamo già abbastanza. #AdessoBasta» ha chiosato la Presidente Boldrini.

Ora la palla avvelenata passa alla polizia postale e, soprattutto, alla magistratura.

La problematica però concerne prima di tutto il Parlamento: le norme attuali non consentono d’intervenire rapidamente e tutti ricordiamo ancora il triste suicidio della Cantone. Ormai, si vive su internet. Internet sembra un Giano Bifronte. Si inneggia alle donne indipendenti ma in realtà le si vorrebbe sottomesse: forse, non solo nel fantasmagorico mondo dei webeti ma anche nella vita reale della nostra Italia, è ancora così.

Laura Boldrini è un personaggio di spicco della politica italiana, una donna dalle idee chiare che sa far valere e argomentare in modo appropriato, è coerente e dall’onestà intellettuale comprovata. Quali saranno, dunque, le sue colpe? Da cosa è scaturito questo linciaggio mediatico nei suoi confronti?

E’ triste pensare che sia semplicemente perché è una donna. Una di quelle ‘con le palle’ come si suol machisticamente dire. Donne come Laura Boldrini sono sempre state tacciate dell’epiteto più spregevole e triste: puttana. E’ semplice cercare di sminuire una donna con idee, valori, ideali e un cv importante, riducendola a una mera bambola gonfiabile, un oggetto sessuale su cui sfogare le proprie frustrazioni e il proprio maschilismo.

La realtà dello slut-shaming è, però, più complessa e insidiosa. Come in ‘All About Eve’ il nemico peggiore di una donna sono le altre donne. Tra i tanti commenti al vetriolo diretti alla Boldrini i più violenti e spregevoli sono proprio quelli di ‘femmine’ come lei. Se non si dimostra una sorta di solidarietà di categoria dinanzi a queste infamie come possiamo pretendere che gli uomini ci considerino finalmente loro pari? Vi sarebbe bisogno di un cordone fatto di politici e gente comune che si unisca al fianco di Laura Boldrini nella sua campagna contro l’odio virtuale che può ferire come lame reali e subdole dietro la schiena. La rivoluzione deve partire prima di tutto da noi. Forse, come Laura, dovremmo tutte pretendere di più, per noi e per quelle che verranno dopo di noi, unite agli uomini veri, quelli che ci rispettano. Dovremmo urlare in coro, tutti, #AdessoBasta. Se non si riuscirà ad impedire quest’uso perverso dei social iniziamo a preoccuparci: ci aspettano tempi bui. Il sonno della ragione e le tastiere generano mostri. 

Annarita Caramico


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