Quarto potere

Il clamore suscitato dal terremoto avvenuto nei giorni scorsi ad Ischia, ha rispolverato alcune vecchie questioni relative all’oggettività dei media. In effetti, sembra proprio che la priorità di quest’ultimi non sia quella di raccontare la “verità”, bensì trovare lo scoop, la notizia in grado di generare “effetto visivo” (Giovanni Sartori, “Ingegneria costituzionale comparata”, il MULINO, Bologna, 1995, p. 163).

Così come un commerciante fa i suoi conti a fine giornata, anche i media (giornali, televisioni, radio, etc.) hanno la necessità di ottenere lucro dalla loro attività. È evidente che questo sistema è fuorviante, deleterio e, soprattutto, controproducente per una società alla ricerca di un’informazione sempre più smart.

Probabilmente aveva ragione Giovanni Sartori nel sostenere che, per forza di cose, il medium deve essere frivolo, irresponsabile e populistico. Tuttavia, sarebbe possibile immaginare un’informazione d’élite, ma quest’ultima soccomberebbe di fronte ad un’informazione riferita all’intera massa. D’altronde, se confrontiamo lo share del “Grande Fratello” con quello di “Super Quark”, quale programma è più seguito ? I media assumono una notevole importanza anche e, soprattutto, per la propria capacità di orientare l’opinione pubblica (ricordate il ‘Quarto Potere di Orson Welles ?).

Questo potente mezzo deve, per forza di cose, veicolare messaggi che non intacchino il sistema socio/politico precedente. Nel caso in cui, alcuni di questi, minassero il ‘sistema’ verrebbero immediatamente etichettati come antisistema, inetti, inadatti, incapaci e da eliminare. Di conseguenza, la qualità dell’informazione si abbassa ed il pubblico perde la propria capacità critica. Spesso, i più percepiscono le vicende televisive come distanti, irreali: questa distanza determina inattività, incapacità di decidere, incapacità di opporsi e incapacità di essere. La farsa giunge poi alla sua conclamazione grazia alla diffusione dei sondaggi d’opinione. La disinformazione dilagante impone una seria messa in discussione di questo tipo di interazione con il pubblico.

 Il pubblico va informato, non coinvolto. Mi spiego meglio: il pubblico può essere coinvolto ma solo se cosciente e consapevole. Insomma, se capace, realmente, di giudicare.

Ivan Ciro Sergio