Sull’affare Fincantieri a Saint-Nazaire l’europeismo non c’entra

Il battibecco sulla gestione dei cantieri navali di Saint-Nazaire tra il governo francese e quello italiano non ha ancora raggiunto un lieto fine. La questione è alimentata dai toni accesi degli stessi protagonisti e soprattutto dai titoli intrisi di indignazione delle grandi testate italiane che urlano allo ‘spirito europeo’ e a valori assoluti di collaborazione e giustizia, traditi – a detta di molti giornali – dall’(allora) acclamato presidente francese Emmanuel Macron. Dopo che il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire ha annunciato la volontà di nazionalizzare la STX France, si è scatenato il putiferio. Dure le reazioni pervenute da Roma che non ci sta a questo cambio di programma a svantaggio di Fincantieri, d’accordo per acquistare la maggioranza delle azioni di STX.

 

Di che si tratta? Il ministro francese Le Maire ha dichiarato di voler esercitare la clausola di prelazione – per la posizione di interesse nazionale – che permetterebbe anche l’acquisto dell’intero blocco azioni della STX France, la società che gestisce i cantieri del porto francese, di cui attualmente il governo controlla solo il 33,3 per cento. Una decisione affatto cascata dalle nuvole e non priva di motivazioni: la nuova proposta avanzata dai francesi a Fincantieri sarebbe la gestione al 50 per cento nazionale e 50 per cento del colosso italiano. L’affare costerebbe circa 80 milioni di euro alla Francia. La gestione di Saint-Nazaire risulterebbe senza dubbio più condivisa e chiaramente meno concentrata in mani italiane.

 

Il porto di cui stiamo parlando è lo stesso che nel 2014 riuscì a strappare a Genova un affare da 1,5 miliardi di euro per l’ampliamento della flotta di Msc, anche – e soprattutto – grazie alla presenza nello squadrone di governo durante la presidenza Hollande dell’ex direttore finanziario di Msc, Alexis Kohler, incaricato quell’anno di mandare avanti le trattative l’accordo. Lo stesso Kohler che oggi è il segretario generale dell’Eliseo di Macron – ruolo che consente un ampio spazio d’azione sulla politica interna – ed è anche uno degli uomini più potenti della Francia al centro di questa diatriba per i cantieri francesi. Nelle segrete stanze della direzione di Fincantieri potrebbero aver detto amaramente “chi si rivede”.

 

Quali erano i patti? La società italiana Fincantieri, controllata dal ministero dell’Economia, aveva concluso lo scorso gennaio un accordo per acquistare il 66,6 per cento delle azioni della società che proprio sabato scorso sarebbe dovuto entrare in vigore, ma il fulmine a ciel sereno del governo francese ha fatto andare a monte l’operazione. La STX in gioco in questo affare è una multinazionale coreana che si occupa anche di costruzioni navali. La divisione francese dell’azienda aveva dichiarato bancarotta nel maggio 2016 e Fincantieri non ha atteso un attimo per accaparrarsi la gestione (quel 66,6 per cento) di Saint-Nazaire, rivale storico. STX France sembrava essere destinata all’acquisto da parte di Fincantieri dopo l’apertura delle pratiche con il tribunale fallimentare di Seul. La mossa italiana sarebbe stata quella di conquistare un porto importantissimo e soprattutto di eliminare allo stesso tempo un cantiere concorrente, considerato che Fincantieri è quasi da sempre fornitore di Costa, diretto avversario di Msc che ha scelto invece il cantiere francese. Due piccioni con una fava si potrebbe dire, due piccioni da miliardi di euro.

 

Dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e da quello dello Sviluppo economico Carlo Calenda sono arrivate le reazioni indignate che hanno acceso il superorgoglio italiano tutto d’un tratto: “Riteniamo grave e incomprensibile la decisione del Governo francese di non dare seguito ad accordi già conclusi”. I ministri hanno rincarato la dose con un po’ di sana retorica politica dichiarando che “nazionalismo e protezionismo non sono basi accettabili su cui regolare i rapporti tra due grandi paesi europei. Per realizzare progetti condivisi servono fiducia e rispetto reciproco”.

 

Era stato chiaro il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire sul fatto di non voler cedere allo spendaccione italiano: “Per garantire il futuro di STX noi pensiamo che sia meglio una divisione paritaria: 50 per Fincantieri e 50 per i detentori francesi di capitale”. Un riassunto diplomatico aveva seguito la comunicazione della decisione francese: Questo significa due cose e cioè che i nostri amici italiani sono i benvenuti ma che noi desideriamo rimanere nel capitale di STX con una partecipazione paritaria”. Le Maire ha anche spiegato che la sua decisione dipende in primis dalla volontà di proteggere un’azienda strategica per la Francia e di tutelarne l’occupazione, poiché uno dei timori dei francesi era che Fincantieri operasse licenziamenti. Una posizione forte e sicura a partire da quel diritto di prelazione innegabile e uscito alla ribalta sostanzialmente per rovinare la festa all’Italia.

 

Quale europeismo? Si sprecano i dibattiti sulla cattiva condotta di Macron nei confronti di un paese europeo, amico sulla carta. Tutti gli innamorati della prima ora del giovane presidente francese stanno retrocedendo nell’antro oscuro dei sedotti e abbandonati perché quell’eroe che portava alta la bandiera stellata europea ha rivelato la sua vera natura sovranista ed egoista. La verità è che la collaborazione e l’europeismo è bello, ma solo se agli italiani non viene toccato nulla, soprattutto quando il boccone sta per essere addentato, boccone che – per la verità – si vuol dividere in egual modo.

 

Daniele Monteleone


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