La solita vecchia Unione europea

L’Unione europea volge le spalle, ancora una volta, all’Italia sul tema dei migranti. Non una sorpresa, di certo, ma al vertice di Tallinn la delegazione italiana sperava quantomeno di registrare un’apertura di metodo nell’approccio a un problema ormai diventato endemico e ingestibile. E, invece, nulla di fatto. 

L’Italia incassa da una parte, sempre a parole, il supporto comunitario, come si evince dalla nota rilasciata al termine del Consiglio europeo, in merito alla necessità di ridurre la pressione migratoria sulle sue coste. Ma, tra le soluzioni avanzate, quella italiana di ripartire gli oneri tra gli stati membri delle operazioni di salvataggio è stata prontamente respinta. Ok ad aumentare l’impegno sul fronte Libia, così come sui rimpatri e sul rivedere e coordinare il codice di condotta sulle Ong dopo le polemiche delle settimane precedenti. Ma, di fronte alla possibilità di aiutare concretamente il governo italiano sul punto nevralgico del recupero in mare e sull’accoglienza dei migranti, ecco riemergere il solito atteggiamento di chiusura.

Il ministro degli Interni, Marco Minniti, aveva nei giorni precedenti cercato sponde qua e là nel continente per supportare la proposta italiana di “regionalizzare” le operazioni di salvataggio dei migranti in mare. Un modo sì per ripartire gli oneri, ma soprattutto per allentare la pressione sulle coste italiane dai continui sbarchi provenienti dalla Libia e non solo. Ma, anche qui come nel passato, l’Italia è finita per sbattere contro un muro di granito, un intero fronte di paesi che ha confermato la propria ritrosia ad una collaborazione del genere. La Germania come capofila, e poi la Spagna, la Francia, il Belgio, tutti contrari alla possibilità di aprire i propri porti alle navi che recuperano i migranti nel Mediterraneo.

Delusione tra i banchi del governo italiano, come espresso dal premier Gentiloni e dal ministro degli Esteri Alfano, ma sarebbe errato pensare che la risposta non fosse attesa. “L’Italia non può restare sola”, il concetto ribadito da Roma, un modo per sottolineare nuovamente come quanto fatto e proposto finora non basti. E che nel futuro le decisioni da prendere dovrebbero essere ben altre, pena il blocco dei fondi, ha “minacciato” Matteo Renzi, il segretario del Partito democratico. Parole di rabbia, anche qui però non nuove e che fanno trasparire una sorta di impotenza del governo italiano. Da troppo tempo, in fondo, si registra questa sorta di batti e ribatti senza alcuna soluzione concreta sul tema.

Nei mesi scorsi, di fronte al rischio di vedere “cadere” alle urne Olanda, Francia e non solo, tra i leader europei sembrava emergere un atteggiamento propositivo, di maggiore collaborazione. Ma, passata la paura degli appuntamenti elettorali, l’Unione continua a mostrar di sé la solita immagine di divisione, in cui a prevalere sono gli interessi nazionali. Come nel passato, lo stesso messo sotto accusa più volte nella lotta all’euroscetticismo.

Mario Montalbano