The Great wall: anche Calais si fa muro

Non troppo tempo fa parlammo di Calais e del suo disumano campo di accoglienza per migranti. Oggi torniamo sull’argomento proprio perché il famigerato muro di cui accennammo mesi fa, è stato realizzato. Per questo nuovo appuntamento di Muri d’Europa, sposteremo la nostra analisi verso quei territori che per decenni hanno rappresentato il cuore pulsante dell’Europa Unita. Da quei Paesi, Francia e Inghilterra, assistiamo ad una delle più recenti costruzioni anti migranti.

Il progetto per l’edificazione del muro, prende le mosse dall’intenzione del governo inglese di diminuire i tentativi di intrusione dei migranti diretti verso le sue coste. Calais infatti è sempre stata sede di uno dei più grandi e mal gestiti centri di congestione di migranti, col tempo denominata “Giungla”. Inoltre data la sua strategica ubicazione geografica, che la vede posizionata nel tratto più stretto del Canale della Manica, è sede di uno dei più trafficati punti di collegamento con l’Inghilterra.

Questa città francese rappresenta un porto sicuro per i migranti già dagli anni ’90. Lo spazio Schengen ha permesso loro di muoversi nella maggior parte dei Paesi membri, ma l’esclusione dell’Inghilterra dal Trattato ed essendo quest’ultima una meta molto ambita, ha portato a una congestione dei migranti a Calais e Sangatte. Sebbene l’Inghilterra non abbia mai fatto parte dello “spazio Schengen”, da più di un decennio è legata con degli accordi alla Francia per una maggiore collaborazione nei servizi di frontiera alle due sponde dei territori, al fine di mitigare il fenomeno della migrazione clandestina (Trattato di Touquet – 2003).

Nonostante le politiche di deterrenza messe in atto dai due Paesi ed i continui sgomberi del centro, non sono stati ottenuti gli effetti auspicati. Cosicché nel 2015 è stato previsto un piano per impedire ai migranti il loro accesso nel porto di Calais, attraverso la costruzione di una protezione di ferro e filo spinato. Data la portata del fenomeno, il 7 settembre del 2016 il ministro dell’Immigrazione del Regno Unito, Robert Goodwill, ha annunciato la volontà di erigere un muro a Calais.

Il muro anti-intrusion, alto quattro metri e lungo un chilometro, costeggia i due lati della Route Nazionale Francaise 216 e si estende dal campo migranti sino al porto di Calais. L’obiettivo è quello di impedire i diversi tentativi dei migranti, che tentano di salire a bordo dei camion diretti verso l’Inghilterra, oltre che di ridurre i fenomeni di migrazione clandestina

Cominciato appena il 20 settembre 2016, i lavori si sono conclusi in tempi record. Poco meno di tre mesi e 2,4 milioni di sterline, interamente stanziati dal Regno Unito, sono bastati per la costruzione di un nuovo muro anti migranti. La recinzione sorge proprio a ridosso del campo migranti di Calais, che il governo francese si era preoccupato di smantellare appena a ottobre. Il che ha portato a diverse titubanze da parte del sindaco di Calais, Natacha Bouchart, che ad ottobre aveva cercato di interrompere i lavori. A detta sua la costruzione del muro non aveva «plus lieu d’être», soprattutto in seguito alla decisione di smantellare il campo.

A differenza dei muri appena analizzati, questo ha chiaramente una forte valenza simbolica, poiché divide due territori, Francia ed Inghilterra, di uno stesso Occidente. È così che i confini dell’Inghilterra, sempre statici e determinati a non essere sotto influenza alcuna, si allontano enormemente dalle coste britanniche sino ad arrivare in Francia. Come scrive Stefano Montefiori, giornalista del Corriere della Sera: Quello di Calais è l’unico muro all’interno dell’Unione europea, pensato per proteggere la Gran Bretagna dai flussi migratori in arrivo dal resto dell’Ue. L’Inghilterra quindi ha spostato in avanti il suo confine, il più lontano possibile da Londra. Addirittura in Francia.

Questa strana politica di collaborazione con la Francia, si inserisce in un anno emblematico per l’Inghilterra e per la stessa Europa. La Brexit, votata a giugno del 2016, segna una svolta, non tanto nelle politiche, quanto nelle intenzioni del governo inglese, proteso, evidentemente, a mitigare le occasioni di collaborazione con i Paesi membri. Non è strano immaginare, comunque, che in questo caso, nel caso cioè di politiche di controllo delle frontiere nel quadro della migrazione clandestina, l’interesse a collaborare superi di gran lunga qualsiasi ripudio collaborativo.

Chiaramente gli attentati terroristici, che ultimamente hanno duramente colpito l’Inghilterra, non fanno che inasprire le politiche di accoglienza del Paese, proteso addirittura a un cambiamento dei diritti umani nella lotta al terrorismo (BBC).

Ancora una volta capiamo che questo muro rappresenta una scelta precaria, che mira a spostare il problema in un’altra zona, senza un’effettiva soluzione. I migranti infatti continuano ad arrivare, nonostante il campo di Calais sia stato definitivamente smantellato. Il che li porta a sostare in accampamenti di fortuna, al gelo e senza alcuna assistenza. Secondo Christian Salomé, dell’Ong Auberge des Migrant, il numero dei migranti a Calais dipende dai conflitti nel mondo.  Più ci sono conflitti, più ci sono rifugiati. Come per gli altri Paesi, costruire muri anti migranti, non risolve il problema che è alla base stessa della costruzione e poiché non si può circoscrivere il pianeta di muri divisori, forse occorrerebbe spendersi un po’ di più sulle politiche che ne sono alla base.

Martina Costa


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