Amministrative: Cinque Stelle crollano, ma sono “solo” comunali

È finito il primo tempo della partita delle elezioni amministrative italiane. All’intervallo ritroviamo sfinito il Movimento 5 Stelle che non ha ottenuto nessuno dei Capoluoghi di regione che in questa estate stanno rinnovando la poltrona del primo cittadino. Il centro-destra, quello che era stato spesso lo spettatore inerme alle scorso amministrative, perdente nella maggior parte dei confronti cittadini, sembra rinascere sulla spinta del traino leghista. Il centro-sinistra tira un sospiro di sollievo ma sono due, adesso, i fuochi pericolosi da domare in vista di una sfida – tornata lontana dopo i fallimenti sulla legge elettorale – a livello nazionale per il governo.                                         

I Cinque Stelle sono rimasti fuori dai ballottaggi nelle città più importanti di queste amministrative – tra gli oltre mille comuni andati alle elezioni – e le sfide sono state consegnate a duelli più “classici” tra destra e sinistra, per la domenica che è stata celebrata, forse in maniera troppo affrettata, come il ritorno al bipolarismoGenova e Palermo le piazze perse su cui la scommessa grillina era alta. Certo è che il proliferare delle liste civiche ha contribuito fortemente alla valanga che ha colpito il Movimento, sempre a galla come lista unica votata in grandi numeri (ed è anche scontato che sia così vista l’assenza di alleanze e coalizioni che contraddistingue il partito pigliatutti di Grillo).

Altra storia sarebbe la questione nazionale – come anche rimprovera Beppe Grillo sul suo blog – dove liste e listine “a grappolo” non risulterebbero determinanti, e dove i partiti big si giocano la competizione elettorale con nome e cognome a chiare lettere. “Il Pd si è nascosto dietro le liste altrimenti non sarebbe riuscito a piazzare neanche un consigliere comunale” accusa il leader pentastellato, ma la botta al partito è stata avvertita, e anche forte. Non serve parlare di Roma e Torino per descrivere il disastro grillino – perché, a onor del vero, chi caspita vota paragonando la propria città ad altre amministrazioni di cui non conosce assolutamente l’operato dei sindaci? – ma basta guardare i dati: il Movimento conquista direttamente al primo turno una sola località, Parzanica (400 abitanti circa), nel bergamasco, e 8 ballottaggi sui 140 previsti tra due settimane.

La tensione verso il bipolarismo registrata quasi ovunque mette gli altri partiti davanti una realtà: le coalizioni costruiscono davvero la forza vincente. Il Partito Democratico, da Amatrice, dove al posto di proclami e analisi il segretario Matteo Renzi ha deciso di trascorrere il post-amministrative in visita alle popolazioni terremotate, comunica serenità ma non si illude. Il proprio simbolo, sottointeso spesso e volentieri, a volte respinto con disgusto – vedi il caso di Leoluca Orlando a Palermo che, per aver sentito dal direttore del TgLa7 Enrico Mentana che gli elettori del Pd “gli hanno dato una bella mano”, ha rifiutato di essere intervistato da La7 – resta alto nei risultati di queste elezioni comunali, ma si ritrova inaspettatamente affiancato dal centro-destra. Sulla settima rete ha parlato invece Pierluigi Bersani, che ha sentenziato: “Renzi causerà la risalita e la vittoria della destra”.

Forza Italia e Lega Nord, dove possono, si riappacificano per fare strage di cuori, ma in Parlamento restano lontani con Berlusconi a difendere il proporzionale e Salvini a chiedere merito. Il leader della Lega fa un appello a Berlusconi perché salvi il maggioritario, e ritorni quindi sui suoi (storici) passi. “Se Berlusconi vuole l’unità del centrodestra, dovrebbe scegliere il maggioritario” dice Salvini e attacca “Se c’è uno sconfitto è Renzi che ha dovuto mascherarsi dietro le liste civiche. Noi e i Cinque Stelle ci mettiamo la faccia.

Daniele Monteleone


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