“VacciNO”: sfiducia diffusa?

Si è a lungo discusso circa l’obbligo di vaccinazione dei bambini in Italia, inteso come requisito necessario per accedere alla scuola pubblica ovvero in asili nido, scuole materne, medie e superiori a decorrere dal prossimo anno scolastico. Questo in seguito all’entrata in vigore del decreto legge 7 giugno 2017, n. 73 recante “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”, avvenuta in data 8 giugno 2017.

Le famiglie che non provvederanno a quanto contenuto all’interno del decreto andranno incontro a una multa da 500 a 7.500 euro, e nei casi accertati il Tribunale per i minorenni provvederà alla sospensione della potestà genitoriale.

Il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha cercato di sensibilizzare le famiglie, affinché queste capiscano l’importanza e le motivazioni sottostanti le vaccinazioni. A tal proposito si è espressa a favore delle misure italiane l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Campagna pro vaccinazione è portata avanti anche dall’Unicef, al fine di vaccinare anche i bambini delle zone più povere del mondo. Essa, infatti, afferma che “ogni 20 secondi, nel mondo, un bambino muore perché privo della corretta protezione vaccinale”.

Chi ha sostenuto la non utilità dei vaccini, portando avanti una campagna anti vaccinazione, è stato radiato dall’albo dei medici. Non poche sono state le manifestazioni contro l’introduzione dell’obbligo di vaccinazione, in quanto si ritiene questa sia una facoltà di cui dispongono le famiglie e che sia eccessivo portare a 12 il numero delle vaccinazioni richieste.

Bisogna ricordare le vaccinazioni prima obbligatorie erano 4 ovvero anti-difterica, anti-tetanica, anti-poliomielitica e anti-epatite b. A queste, in seguito all’entrata in vigore del decreto, verranno aggiunti quelli anti-pertosse, anti-meningococcica b e c, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella nonché quello contro l’Haemophilus influenzae di tipo b. Le vaccinazioni sono gratuite e verranno calendarizzate in funzione dell’età.

Ma chi manifesta non lamenta soltanto il numero di vaccini richiesti, ma chiede che vi sia corretta informazione allo scopo di spiegare la composizione dei vaccini e quali rischi si corrono in seguito alla loro somministrazione.

Questa esigenza nasce per proteggere la popolazione, soprattutto in seguito alle ondate migratorie. Con questo non si vuole assumere un punto di vista razzista ma evidenziare come chi proviene da paesi che versano in stato di guerra, nel totale abbandono, non abbia vaccinazioni sufficienti e quindi entrando nel nostro paese resta alto il rischio di contagio. Rileva, più precisamente, tutelare la salute pubblica ovvero l’intera popolazione.

Bisognerebbe, a mio avviso, non solo informarsi sul tipo di vaccino ma farne quanti più possibili in modo da ridurre gli effetti nel caso si manifestino determinate malattie, sfruttando le scoperte della scienza. Questa fortuna non esiste per esempio per il virus zika, per il quale non esiste alcun vaccino. Esso viene trasmesso da zanzare nelle zone lungo l’emisfero settentrionale e se contratto da una donna in gravidanza può causare nel bambino microcefalia, alla quale non vi è rimedio.

Tra la popolazione vi è una sfiducia diffusa, soprattutto per le perplessità verso il nostro sistema sanitario. Le famiglie riescono con difficoltà a capire quali sono i rischi derivanti dalla vaccinazione nonché ad avere una visione chiara relativa al rapporto costi-benefici. Non è sufficiente colmare il deficit di informazione, ma è necessario che lo Stato crei un dialogo più diretto e immediato con i cittadini. È quest’ultimo il consiglio dato dall’ECDC, acronimo di European Centre for Disease Prevention and Control in merito alla sua campagna di sensibilizzazione per il vaccino contro il morbillo. In Svezia, dove ha sede l’ECDC, non esiste l’obbligatorietà della vaccinazione così come in Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Spagna e Regno Unito.

Vi è una mentalità diffusa secondo la quale una volta superata la malattia, questo sia sufficiente a proteggere tutta la vita ma ciò va superato. Occorre promuovere maggiormente gli aspetti positivi della vaccinazione, la quale è imprescindibile.

Giuseppa Granà


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