Legislative francesi: vola Macron e sprofonda il Front National

A quasi un mese dall’elezione del presidente francese Emmanuel Macron il suo partito La République En Marche (REM) è il favorito per ottenere tra il primo e il secondo turno il maggior numero di seggi alle elezioni legislative nazionali che si terranno tra pochi giorni. Tra difficoltà fisiologiche post-sconfitta nel duello al ballottaggio con REM, il Front National di Marine Le Pen riesce a farsi sorpassare anche dal martoriato centrodestra dei Republicains. Si tratta di un periodo che sta vedendo brillare la stella del leader centrista, il giovane politico proveniente dal mondo delle banche che del convinto europeismo ha fatto il suo urlo di battaglia elettorale.

Ci stiamo avvicinando alle legislative francesi dell’11 giugno, e i dati parlano chiaro su come En Marche stia consolidando il proprio bottino elettorale. Sono tre gli schieramenti principali che si giocano numeri di rilievo al parlamento francese: secondo un sondaggio Ipsos, infatti, la formazione del presidente francese raccoglierebbe circa il 30% dei voti. Al secondo posto, si attesterebbero i Republicains conquistando il 23%. Divisioni interne e indecisioni su come condurre l’opposizione e il programma elettorale, fanno sì che il Front National perda terreno arrivando a toccare la soglia del 17% , bassissima considerata la cavalcata presidenziale di maggio scorso.

A pagare le conseguenze più pesanti della condotta pre e, soprattutto, post ballottaggio è proprio la gauche. France Insoumise (FI) di Jean-Luc Melenchon – che ha condotto una buona campagna elettorale, capace di acchiappare voti importanti dal populismo lepenista – crolla inesorabilmente al 12%. Significativo in questo caso è stato l’atteggiamento tenuto dal leader della sinistra radicale all’indomani del primo turno delle presidenziali (astensionismo o scheda bianca scelte quasi “imposte” ai propri elettori). Il momento è decisivo per la politica di Macron, certamente perché un altro risultato schiacciante di maggioranza all’Assemblea nazionale sancirebbe una sicura migliore governabilità, ma soprattutto perché ogni presidente che si rispetti in Francia non può muoversi senza una solida camera legislativa a sostegno del proprio programma politico.

Per riassumere tutto il tecnicismo a proposito del sistema elettorale. A sfidarsi per i seggi parlamentari ci saranno quasi 8 mila candidati in tutta la Francia. Le circoscrizioni, 577 in tutto (11 all’estero) esprimono il medesimo numero di deputati della camera. Ogni elettore si riferisce col proprio voto ad una determinata circoscrizione di appartenenza, all’interno della quale si affrontano i candidati di tutte le formazioni politiche che sono riuscite a presentarne uno. Il doppio turno di “scrematura”, in questo senso, può costituire un’autentica mazzata per il relitto del Front National.

L’obiettivo dei partiti è di vincere in 289 circoscrizioni per aver la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale e avere la possibilità di mandare avanti il programma senza dover negoziare con altri partiti i contenuti di proposte e riforme. Al fine di garantire l’equilibrio tra presidenza e colore politico dei deputati, dal 2002 l’elezione dei componenti dell’Assemblea nazionale si tiene subito dopo le presidenziali, processo che garantisce con tutta probabilità una maggioranza assoluta al neoeletto presidente. Le legislative, inoltre, saranno determinanti per sapere quale formazione politica governerà il paese nei prossimi cinque anni, considerata la squadra di governo necessariamente di un altro colore politico (o appena scostato) rispetto alla presidenza francese. Un sistema di checks and balances mirato a non lasciare che le cariche politiche principali vengano monopolizzate da un’unica formazione politica, nonostante la possibilità concreta di “coabitazioni forzose”.

Daniele Monteleone