Come formiche in una notte d’Aprile
Restan lì, sofferenti, abusati, torturati e massacrati
chiedendosi perché son stati abbandonati.
Restan lì, in subbuglio e a dimenarsi
speranzosi che qualcuno possa almeno salvarsi.
Restan lì, intontiti, agghiacciati, perplessi e affamati
nella folla che schiamazza, qualcuno è già con la testa bassa.
Restan lì, in un vortice di dolore
in quel mare cosi crudele, capace di provocare infinite lamentele.
Restan lì, a galleggiare
e a chiedersi come può la speranza far così male.
E poi ci son io, ignara spettatrice,
che son qui, a girarmi le dita e a contare:
dieci, venti, mille vite spente… solo numeri nella mia mente.
Son qui, che ringrazio il fato
per avermi fatto nascere nel lato di mondo agevolato.
Son qui, ignara, ignorante e ignorando
ciò che di più crudele è in grado di fare questo mondo.
Son qui, e qui voglio stare, a guardare e commentare
E delle volte mi ci accanisco
come i bambini per gioco con le formiche in una notte d’aprile.
Martina Costa