I dieci grandi giornalisti italiani

La presente rassegna non rappresenta una classifica né di merito né di stile, ma una semplice selezione di dieci personalità di spicco del Giornalismo italiano.

Indro Montanelli (Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001). Reporter nei luoghi nevralgici dello scacchiere europeo prima e durante la seconda guerra mondiale, scrive per il “Corriere della Sera” fino al 1972. In dissenso con la direzione di Piero Ottone, fonda una nuova testata, “Il Giornale Nuovo”, dove può esprimere la sua linea di pensiero di anticomunista ed anarco-conservatore.

Nel 1977 rimane ferito a causa di un agguato brigatista. Nel 1994, con la “discesa in campo” di Berlusconi, lascia la direzione de “Il Giornale” e fonda “la Voce”, la cui storia è intensa ma breve. Negli ultimi anni torna al “Corriere” dove cura una pagina di colloquio coi lettori, la famosa “Stanza di Montanelli” . “Chi di voi vorrà fare il giornalista si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore”.

Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006). Scrittrice, giornalista e corrispondente di guerra. Per il “Corriere” e per “L’Europeo” ha intervistato i grandi personaggi della politica da Andreotti ad Arafat, dall’ayatollah Khomeini a Gandhi, da Deng Xiaoping a Kissinger. “Quale altro mestiere ti permette di scriver la storia nell’attimo stesso del suo divenire e di esserne il testimone diretto? Il giornalismo è un privilegio straordinario e terribile. Non a caso, se ne sei consapevole, ti consuma in cento complessi di inadeguatezza. Io amo il giornalismo per questo. Temo il giornalismo per questo”.

Enzo Biagi (Pianaccio di Lizzano in Belevedere, 9 agosto 1920 – Milano, 6 novembre 2007). “Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un ‘vendicatore’ capace di riparare torti ed ingiustizie”. Scrittore, autore e conduttore di numerose trasmissioni televisive. Professionista già a 21 anni, è inviato del “Resto del Carlino” e direttore del settimanale “Epoca”. Nel 1961 diventa direttore del “Telegiornale” RAI. Lavorerà nella televisione pubblica fino al 31 dicembre 2002 per poi continuare a scrivere per il “Corriere della Sera” e per “L’Espresso”. “Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata”.

Tiziano Terzani (Firenze, 14 settembre 1938 – Orsigna, 28 luglio 2004). Cronista, giornalista e scrittore, ha portato avanti la sua professione con passione e zelo. Dai primissimi resoconti sportivi ai diari di guerra, dalle corrispondenze ai libri, ha sempre dimostrato un trasporto quasi mistico per la scrittura. È stato a lungo collaboratore de “L’Espresso” e de “la Repubblica”, nonché un viaggiatore appassionato (Australia, Thailandia, Cambogia, Cina, Sudafrica).

Il giornalismo non è un semplice mestiere, né un modo per guadagnarsi da vivere, ma qualcosa di più, non é una cosa che fai andando a lavorare alle 9 del mattino e uscendone alle 5 del pomeriggio; è un atteggiamento verso la vita che muove dalla curiosità e finisce col diventare servizio pubblico: è missione”.

Giorgio Bocca (Cuneo, 28 agosto 1920 – Milano, 25 dicembre 2011). Dopo aver scritto, da adolescente, su periodici a diffusione locale, scrive per il giornale di Giustizia e Libertà finché viene chiamato a lavorare per la “Gazzetta del Popolo” di Torino, quindi per “L’Europeo”. Negli anni sessanta comincia a lavorare al “Giorno” di Milano, dove si afferma definitivamente come inviato speciale, in Italia ed all’estero. Nel 1976, insieme con Eugenio Scalfari, è tra i fondatori del quotidiano “la Repubblica”, con cui da allora collaborò ininterrottamente.

Tenne sul settimanale “L’Espresso” la rubrica “L’antitaliano” che sospese solo un mese prima di morire a seguito del peggioramento della malattia che lo affliggeva. Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta fu anche giornalista televisivo, ideando e conducendo una serie di trasmissioni per le reti Fininvest: Prima pagina, Protagonisti, 2000 e dintorni, Il cittadino ed il potere.

Gianni Brera (San Zenone al Po, 8 settembre 1919 – Codogno, 19 dicembre 1992). Dopo la seconda guerra mondiale inizia a scrivere per “La Gazzetta dello Sport”. Nel 1954 passa a “Il Giorno” dove mette a punto il suo stile, fatto di neologismi coniati per situazioni di gioco o per personaggi sportivi, molti dei quali resteranno nel vocabolario del giornalismo calcistico. Segue il Giro d’Italia ed il Tour de France, prima di dedicarsi unicamente al calcio. Sul “Guerin Sportivo” scrive anche di storia, letteratura ed arte. Nel 1979 passa al “Giornale” di Montanelli.

Walter Tobagi (Spoleto, 18 marzo 1947 – Milano, 28 maggio 1980). Entrato subito dopo il liceo nella redazione dell’ “Avanti!”, vi rimase pochi mesi per poi passare al quotidiano cattolico “Avvenire”. Nel 1972, dopo un lungo praticantato di cronista, l’approdo al “Corriere della Sera”, dove poté esprimere pienamente le sue potenzialità di inviato sul fronte del terrorismo e di cronista politico e sindacale. La mattina del 28 maggio 1980 venne assassinato a Milano, in un attentato terroristico perpetrato dalla Brigata XXVIII marzo, gruppo terroristico di estrema sinistra.

Eugenio Scalfari (Civitavecchia, 6 aprile 1924). Giornalista, scrittore e politico italiano. Contribuì, con altri, a fondare il settimanale “l’Espresso” ed è fondatore del quotidiano “la Repubblica”. La fondazione del quotidiano romano aprì una nuova pagina del giornalismo italiano. Sotto la sua direzione, esso riuscì a diventare in pochissimi anni il principale giornale italiano per tiratura.

A livello giornalistico ha vinto nel 1988 il Premio Internazionale Trento per “Una vita dedicata al giornalismo”, nel 1996 il “Premio Ischia” alla carriera, nel 1998 il Premio Guidarello al giornalismo d’autore e nel 2003 il Premio Saint-Vincent. I suoi campi principali d’analisi sono la politica, la laicità e la questione morale. La sua ispirazione politica è liberale di matrice sociale. “Il giornalismo non è un mestiere che consenta un tempo libero autonomo rispetto alla professione. Richiede una vocazione. Se quella vocazione non c’è, è inutile provarci”.

Gianni Minà (Torino, 17 maggio 1938). Giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. Nato a Torino, iniziò la carriera giornalistica nel 1959 a “Tuttosport”, di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 ha esordito alla RAI come collaboratore dei servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato.

Ha collaborato con quotidiani e settimanali italiani e stranieri, ha realizzato centinaia di reportage per la RAI, ha ideato e presentato programmi televisivi, girato film documentari su Che Guevara, Muhammad Alì, Fidel Castro, Rigoberta Menchú, Silvia Baraldini, il subcomandante Marcos, Diego Armando Maradona. Ha pubblicato numerosi libri sull’America Latina.

Ilaria Alpi (Roma, 24 maggio 1961 – Mogadiscio, 20 marzo 1994). Giornalista e fotoreporter italiana del TG3, è stata assassinata a Mogadiscio insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin. Le sue inchieste in Somalia riguardavano un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbe visto la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane. Alla sua memoria è stato istituito il “Premio Ilaria Alpi”, dedicato al giornalismo televisivo ed assegnato a Riccione dal 1995 al 2014.

Il premio, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, dal Comune di Riccione e dalla Provincia di Rimini con la collaborazione della RAI, dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna e della Federazione Nazionale Stampa Italiana con l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, era finalizzato a premiare coloro che nel campo del reportage e dell’inchiesta televisiva dimostrino impegno riguardo ai temi sociali. A partire dal 2015 è stato sostituito dai DIG Awards, nuovo premio dedicato al giornalismo video d’inchiesta.