Premio Unesco: accoglienza e solidarietà vincono su tutto

Il 19 aprile, Giusi Nicolini e l’associazione francese non governativa Sos Méditerranée, ottengono un riconoscimento internazionale targato Unesco.

La giuria del Premio per la Pace Félix Houphouët-Boigny, motiva la scelta partendo proprio dall’elemento che accomuna le due realtà, il soccorso a rifugiati e migranti. Il premio Unesco, istituito nel 1989, prende il nome da Félix Houphouët-Boigny, definito il “Saggio dell’Africa”, simbolo di pace e umanità in tutto il mondo. Da allora, ogni anno, individui, associazioni e istituzioni, lodevoli per aver contribuito alla promozione e al mantenimento della Pace, vengono insignite di questo Premio, volto proprio ad onorare e riconoscere il lavoro svolto.

«Da quando è stata eletta sindaco nel 2012, la Nicolini si è distinta per la sua grande umanità e il suo impegno costante nella gestione della crisi dei rifugiati e della loro integrazione». Con queste parole la giuria, motiva la scelta del Premio alla Nicolini, che, sindaco delle isole Pelagie dal 2012, è diventata simbolo della lotta politica e civile in favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. «Questo premio è un grande onore per me, per Lampedusa e per i lampedusani – ha commentato la sindaca a Radio Rai 1 – In un momento in cui c’è chi chiude le frontiere e alza muri parlando di una invasione che non c’è essere premiati con questa motivazione ci fa sperare in una Europa solidale, dove l’umanità non è sparita». L’isola era stata candidata al premio Nobel per la Pace 2014, proprio perché da decenni funge da supporto e porto nell’ambito dei flussi migratori. Per la ricorrenza, il sindaco aveva dichiarato: «Ci sono candidature che forse lo meritano più di noi, ma questo risultato è già un traguardo enorme. È come dire a tutto il mondo che questi morti sono l’Olocausto di oggi. È un premio all’accoglienza solidale, quella dal basso, dei cittadini, l’unica che non fa affondare il nostro Continente». Lampedusa, ubicata tra le acque del Mediterraneo, è stata spesso lasciata sola nel ruolo di frontiera d’Italia e d’Europa che implicitamente ricopre. Nel novembre 2012, il sindaco lanciò un appello, nel quale scriveva: «Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore».

Lampedusa è piccola dentro e grande fuori: con appena 6.300 abitanti, l’isola è sempre stata consapevole che tutte le traversate nel Mediterraneo sono di per sé la dimostrazione palese della causa che spinge chi ne è protagonista a intraprenderle.

Quest’anno l’Unesco pare abbia voluto dare un messaggio forte alla comunità internazionale. Premiando due degli attori di spicco nel panorama internazionale dediti all’accoglienza e al soccorso delle vite umane in mare. Hanno voluto premiare la perseveranza, la lotta e la speranza ed insieme hanno inteso omaggiare chi in questa battaglia è stato abbandonato, scalfito e umiliato.

In questo contesto si inserisce Sos Méditerranée, l’organizzazione europea, impegnata già dal 2015 nella messa in sicurezza di migranti che affrontano il Mediterraneo. In un periodo in cui le organizzazioni umanitarie vengono tacciate di collusione con gruppi criminali, ricevere un tale riconoscimento è sicuramente gratificante. «La gioia e l’onore di essere insigniti di questa onorificenza da parte della Agenzia delle Nazioni Unite – si legge nel comunicato stampa dell’Associazione –  sono tuttavia oscurati dagli eventi drammatici nel Mar Mediterraneo durante il fine settimana di Pasqua appena passato, nel corso del quale più di 8.000 esseri umani sono stati salvati e almeno dodici sono morti nel tentativo di attraversare il mare». Attraverso donazioni di privati, l’Associazione ha messo in atto un sistema di salvataggio dei migranti in mare attraverso un’imbarcazione, l’Aquarius, fiancheggiando la capitaneria di porto e lavorando quindi a stretto contatto con la Guardia Costiera.

Il premio va quindi a tutte le persone, associazioni e istituzioni che, ogni giorno, lavorano e lottano al fine di mettere in sicurezza quante più persone possibili, garantendo loro un’accoglienza dignitosa.

Nella battaglia tra la vita e la morte, quest’ultima ha prevalso troppe volte, e allora, questo Premio vuole di certo essere un modo per onorare «tutti coloro che il mare non sono riusciti ad attraversarlo perché ci sono rimasti dentro e – conclude la Nicolini –  in questo momento mi sento proprio di dedicarlo a Gabriele Del Grande».

Un riconoscimento che è insieme un appello rivolto alla comunità internazionale: credere, sperare e lottare per un’Europa solidale, affinché il Mediterraneo possa tornare ad essere un luogo di vita, solidarietà e dialogo.

Martina Costa