Brexit, Londra chiama. L’Unione europea prova a rispondere “presente”

La consegna, una decina di giorni fa, della lettera di notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, firmata da Theresa May, ha dato inizio all’iter formale della fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Ue. «Un momento storico, non si torna indietro», aveva annunciato la premier britannica. «Una scelta che rimpiangeranno», aveva risposto con fermezza nelle stesse ore il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker. Alle parole, il  5 aprile sono seguiti i fatti. E con 516 voti a favore, 50 astenuti e 133 contrari, Strasburgo ha approvato la risoluzione che fissa i paletti del negoziato per la Brexit. Numeri che raccontano di una larghissima maggioranza e, nel complesso di un’unità di intenti, finora mai pienamente emersa.

«Un messaggio chiaro», per Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, il quale ha voluto rimarcare come prima priorità «l’interesse dei cittadini». E non solo, naturalmente, visto che tra gli obiettivi fissati dal testo approvato a larga maggioranza, ci sono anche tutela dell’accordo di pace in Nord Irlanda e, fatto da non sottovalutare, il rispetto degli impegni finanziari presi dalla Gran Bretagna in ambito comunitario.

Nessuna ostilità, però, ha tenuto a sottolineare Jean Claude Juncker. Così come lo stesso Michel Barnier, colui che assume il delicato compito di capo negoziatore della Commissione Europea per la Brexit. «Dobbiamo puntare ad avere un accordo non contro ma con il Regno Unito», ha detto, rimarcando come quanto non si debba parlare di punizione, piuttosto il rispetto di impegni che la Gb ha preso a suo tempo. «Si tratta solo di pagare il conto, né più o meno», insomma. Più incisivo, invece, il leader liberale e attuale coordinatore del Parlamento europeo sulla Brexit,GuyVerhofstadt. «Saremo fermi con le autorità britanniche ma allo stesso tempo siamo anche molto generosi con i cittadini britannici».

L’Unione Europea, almeno nelle dichiarazioni e al netto delle loro sfumature, sembra presentare una posizione in qualche modo univoca di fronte all’hard Brexit voluta dalla premier britannica May. E coerentemente, da tutti, è emersa l’intenzione di tutelare uno dei principi cardine della struttura comunitaria: la libera circolazione delle persone. Senza dimenticare, ovviamente, il rispetto di impegni finanziari, su cui la Gb sembrerebbe, però avere possibilità di spuntarla. Per differenti ragioni. Tra queste, sicuramente, potrebbe pesare la diversità di vedute sul tema in generale tra le nazioni europee. Una falla in questi mesi diventata voragine, e su cui la Gb potrebbe facilmente inserirsi, specialmente nella cosiddetta corsa all’attrazione degli investimenti e delle imprese.

Mario Montalbano


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