Dittatori di ieri e di oggi

Osservando negli ultimi anni come alcuni Stati stiano tentando di limitare il pluralismo partitico, i diritti civili, la libertà di stampa e l’accesso al proprio territorio, proponiamo una lista di dittatori e autocrati dal XX secolo sino ai giorni nostri. Il criterio di selezione è basato sul contesto storico-geografico. Elencare i numerosi dittatori sud americani ed africani sarebbe risultato estremamente dispersivo. La seguente lista non intende numerare in ordine di crudeltà i dittatori posti in successione.

Recep Tayyip Erdoğan

Il tentato colpo di Stato il 15 luglio 2016 ha rafforzato la posizione del sultano turco. Presente da decenni sulla scena politica, Erdoğan ha modificato la costituzione per ampliare i suoi poteri presidenziali, allontanando la Turchia dal percorso di riforme laiche risalenti a Mustafà Kemal. La libertà di stampa è stata fortemente ristretta negli ultimi anni, così come qualsiasi forma di opposizione.

Vladimir Vladimirovič Putin

Ex tenente colonnello del KGB e capo del FSB, Putin ha conservato il potere dal 1999 sino ad oggi, alternandosi col suo delfino Medvedev. Il suo potere in Russia sembra essere incontrastato. Giornalisti e partiti politici d’opposizione sono stati messi in secondo piano, senza alcuna reale possibilità di contestazione.

Aleksandr Lukašenko

Primo alleato in Europa dell’est di Putin, il presidente della Bielorussia non è certo un sostenitore dei diritti civili. Lukašenko è stato definito dal governo statunitense come “l’ultimo dittatore e tiranno in Europa”.

Slobodan Milošević (1941-2006)

Milošević è stato l’autore di una delle più atroci pulizie etniche a danno dei musulmani in Bosnia-Erzegovina e Kosovo tra il 1996 e 1999. Consegnato al Tribunale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, morì l’11 marzo 2006 prima che venisse emessa la sentenza.

Josip Broz “Tito” (1892-1980)

Eroe della resistenza Jugoslava durante la seconda guerra mondiale, Tito lottò contro gli italiani e i tedeschi in Croazia e Slovenia. Pur non essendo direttamente coinvolto, sotto il suo regime i partigiani jugoslavi uccisero, durante la guerra, numerosi civili ungheresi, tedeschi e italiani, gettando i cadaveri nelle foibe carsiche.

Nicolae Ceaușescu (1918-1989)

Salito al potere nel 1974 come presidente, Il dittatore rumeno venne accusato di aver affamato la popolazione durante la fine degli anni ’80. La grave crisi economica – conseguente anche dello sfaldamento dell’URSS – e la repressione perpetuata dalla polizia portarono a grandi proteste di piazza che vennero duramente represse. Catturato dall’esercito in seguito al colpo di Stato, venne condannato a morte per fucilazione assieme alla moglie il 25 dicembre 1989.

Zine El-Abidine Ben Alì (1936-2019)

Ben Alì è stato il primo presidente che dovette lasciare la sua carica in seguito alle rivolte popolari del mondo arabo tra la fine del 2010 e il 2011. Il rincaro dei prezzi alimentari, la censura dei media, la fortissima disoccupazione e l’oppressivo regime poliziesco portò la popolazione a numerose proteste nelle piazze di Tunisi. Inizialmente favorevole a delle aperture, Ben Alì cambiò idea imponendo il coprifuoco e lo stato d’emergenza. Le sue milizie provocarono 78 morti e 94 feriti tra civili e militari. Ben Alì è stato condannato all’ergastolo in contumacia.

Mu’ammar Gheddafi (1942-2011)

Per quarantadue anni è stato la massima autorità della Libia, fino alla sua deposizione da parte del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) durante la guerra civile libica del 2011. Ispirandosi a Nasser, Gheddafi volle dare alla Libia un’immagine di Stato semi-confessionale con la pubblicazione del suo “libro verde”, ma senza chiudere le porte ad alcuni paesi occidentali in ambito commerciale. Pacificando tutte le tribù e creando un culto della personalità, represse ogni forma di contestazione nei suoi confronti sino al 2011, quando in seguito ai moti popolari venne catturato ed ucciso dai miliziani ribelli. Le dinamiche esatte della sua morte sono ancor oggi avvolte nel mistero.

Hosni Mubarak (1928-2020)

In seguito alla morte di Sadat che pose fine al suo regime, Mubarak divenne presidente d’Egitto nel 1981 mantenendo il potere per 30 anni sino alle rivolte del 2011, quando dovette dimettersi. Ordinò all’esercito di sparare sui manifestanti provocando la morte di centinaia di persone. Costretto a lasciare la sua carica, il 3 marzo 2017, tuttavia, è stato assolto in via definitiva dalla Corte di Cassazione egiziana nell’ambito del processo a suo carico per l’uccisione dei manifestanti durante la rivoluzione del gennaio 2011. Rimane la condanna con detenzione a 3 anni di carcere per sottrazione di fondi pubblici destinati ai restauri del palazzo presidenziale.

Abu Bakr al-Baghdadi (1971-2019)

Dopo aver dato vita al DAESH con una visione integralista e cruenta nei confronti degli oppositori, le sue milizie hanno combattuto anni contro gli eserciti regolari in Iraq e Siria. Le barbarie, le uccisioni di numerose persone appartenenti a varie etnie minori e l’imposizione della legge islamica hanno posto Baghdadi in cima alla lista dei criminali più ricercati del mondo.

Jean-Bedel Bokassa (1921-1996)

Sostenuto dalla Francia durante una parte del suo regno, Bokassa salì al potere in seguito ad un colpo di Stato, dapprima come presidente e successivamente proclamandosi imperatore il 4 dicembre 1977. Represse ogni forma di contestazione (soprattutto quelle degli studenti) e fece largo uso della tortura nei confronti degli oppositori. La sua folle visione imperiale venne fermata dai francesi stessi che nel 1979 organizzarono un colpo di Stato insieme all’ex presidente Dacko mentre Bokassa si trovava in Libia. Venne catturato quando provò a ritornare nel 1986 nella Repubblica centrafricana. Condannato a 20 anni di carcere, morì d’infarto il 3 novembre 1996.

Mobutu Sese Seko (1930-1997)

Durante il suo regime, fortemente appoggiato da Belgio e Usa in funzione anti-comunista, Mobutu creò un sistema statale fortemente centralizzato e accumulò ingenti fortune attraverso lo sfruttamento dell’economia e la corruzione, tanto che il suo sistema fu definito una “cleptocrazia”. La nazione soffrì una inflazione incontrollata, un gigantesco debito pubblico e forti svalutazioni monetarie. Nel 1991, il deteriorarsi dell’economia e le sommosse lo convinsero a condividere il potere con i leader dell’opposizione, anche se usò la forza delle armi per evitare il cambio di regime fino al 1997, quando le forze ribelli guidate da Kabila lo espulsero dal paese. Malato di cancro alla prostata, morì tre mesi dopo in Marocco.

Idi Amin Dada (1925-2003)

La condotta di Amin in Uganda fu improntata alla più settaria violenza, includendo la persecuzione razziale degli acholi, lango, indiani e altri gruppi etnici inclusi quelli di religione induista e cristiana dell’Uganda. L’ammontare delle vittime causate del regime non è mai stato quantificato in maniera precisa. Una stima della International Commission of Jurists ha stabilito che esse siano non meno di 80.000 e verosimilmente vicine ai 300.000. Un’altra stima, effettuata dalle organizzazioni degli esuli con l’aiuto di Amnesty International, pone il numero di vittime a 500.000 morti.

Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi (1919-1980)

L’ultimo Scià di Persia venne costretto alla fuga in seguito alla rivoluzione iraniana tra il 1978 e il 1979. Pahlavi tenne importanti rapporti commerciali con vari Stati occidentali in ambito commerciale, soprattutto per l’esportazione del petrolio. Nonostante gli Stati Uniti sostennero il suo regime, lo Scià non riuscì a fermare le proteste studentesche e degli oppositori contro le sue politiche autoritarie e dovette fuggire in esilio il 16 gennaio 1979, a causa dei numerosi morti provocati dalla polizia. Ospitato inizialmente a New York per curare un cancro, lo Scià dovette riparare in Egitto per evitare l’aumento delle tensioni diplomatiche tra Iran e Stati Uniti. Morì a causa di un linfoma il 27 luglio 1980.

Saddam Hussein (1937-2006)

Il Raìs iracheno governò l’Iraq dal 1979 al 2003, e successivamente condannato a morte per impiccagione il 30 dicembre 2006 dopo un lungo processo. Saddam compì numerose stragi a danno dei curdi iracheni, epurò parte del partito Ba’th, di cui faceva parte egli stesso, e utilizzò il gas tabun durante la guerra contro l’Iran tra il 1982 e il 1989. Il potere carismatico di Hussein si indebolì nel 1991 con l’operazione Desert Storm e nel 2003, quando fu accusato di possedere armi chimiche da parte degli Stati Uniti. Alla fine si scoprì che il dittatore iracheno non possedeva queste armi.

Mao Zedong (1893-1976)

Sotto la sua guida il partito comunista conquistò il potere in Cina, dopo la guerra civile e la fondazione della Repubblica Popolare cinese di cui, dal 1949, fu presidente. Durante il suo regime teorizzò una nuova forma di marxismo-leninismo, noto come “maoismo” , collettivizzando l’agricoltura e lanciando la “ Grande Rivoluzione culturale”. Nonostante il tentativo di cambiare il paese, vengono attribuiti al “Grande Timoniere”  l’invasione del  Tibet che depose il Dalai Lama, la morte di milioni di contadini ed agricoltori e la violenta repressione degli oppositori alla rivoluzione culturale.

Kim Jong-Un

Il giovane dittatore nord coreano ha ereditato il potere dal padre Kim Jong-il nel 2011. La repressione degli oppositori, la manipolazione dei media e le epurazioni tra le file dell’esercitò pongono la Corea del nord tra le più violente dittature dei nostri tempi. Come conseguenza dell’isolamento internazionale, il governo di Kim Jong-un continua a minacciare gli Stati Uniti ed il Giappone con vari test missilistici nel pacifico. La difficile situazione economica è inasprita anche a causa delle sanzioni economiche imposte dall’ONU.

Imperatore Hiroito (1901-1989)

Graziato al processo di Tokyo per i crimini giapponesi durante la seconda guerra mondiale, gli Alleati non lo giudicarono solo per evitare lo scoppio di disordini popolari, ma le responsabilità di Hiroito sono ben più ampie. Il “Divino Tennō ” fu regista delle mire espansionistiche giapponesi nel Pacifico ed il suo esercitò compì torture ed esperimenti sui civili simili alle SS in Cina e Corea del sud.

Pol Pot (1925-1998)

Capo dei guerriglieri cambogiani noti come Khmer Rossi, Pol Pot fu diretto ispiratore e responsabile della tortura e del massacro di circa un milione e mezzo di persone (compresi bambini, donne e anziani), anche a causa del lavoro forzato e della scarsa assistenza medica. In totale, circa 1/3 della popolazione cambogiana perse la vita nel periodo tra il 1975 e il 1979. Dopo l’invasione della Cambogia da parte del Vietnam, Pol Pot e i Khmer ricostituirono un movimento armato in funzione anti-vietnamita e anti-sovietica alla frontiera con la Thailandia, con il sostegno di Stati Uniti e Cina. Morì misteriosamente d’infarto il 15 aprile 1998 in circostanze non chiare.

Fidel Castro (1926-2016)

Tra le figure politiche più importanti del XX secolo, Fidel Castro ha rappresentato uno dei più grandi nemici dell’imperialismo statunitense. Dopo aver partecipato al rovesciamento della dittatura di Batista a Cuba, “El Lìder Màximo” restò al potere dal 1959 sino al 2008, quando passò il potere al fratello Raùl a causa dell’età avanzata. Durante il suo regime riuscì a garantire un’efficiente sistema sanitario e scolastico per tutta la popolazione, nonostante l’embargo commerciale in seguito alla crisi dei missili cubani. Le sue concessioni non riguardarono il rispetto degli oppositori e della libertà di stampa rendendo la figura del dittatore cubano osannata da molti ma osteggiata e definita tirannica da altri.

Fulgencio Batista (1901-1973)

Prima della rivoluzione di Castro, Batista governò Cuba con una spietata dittatura appoggiata dal governo statunitense tra il 1952 e il 1959, anno della caduta del suo regime. Privilegiando solamente il turismo, il dittatore cubano affamò la popolazione a causa della crisi economica, intrattenne rapporti costanti con la mafia e fece uccidere centinaia di oppositori.

Augusto Pinochet Ugarte (1915-2006)

Col golpe militare e l’omicidio di Allende nel 1973, Pinochet si nominò presidente e, durante la sua dittatura, venne attuata una forte repressione dell’opposizione, ritenuta da alcuni un vero sterminio di massa, con l’uccisione di un numero tra 1.200 e 3.200 oppositori, 80.000 e 600.000 internati, esiliati o arrestati in maniera arbitraria e 30.000 e 130.000 torturati e vittime di violenza. Supportato inizialmente dalla presidenza Nixon, dovette lasciare la carica nel 1990 a causa di un referendum e delle pressioni internazionali concedendo elezioni libere. Venne arrestato nel Regno Unito per crimini contro l’umanità ma non fu mai condannato a causa di problemi di salute.

Juan Domingo Peròn (1895-1974)

La figura del Presidente Peròn è una delle più controverse della storia dell’Argentina. Pur non essendo un dittatore, Domingo Peròn godette di grande consenso popolare, grazie anche al supporto della seconda moglie Evita. Fu presidente dell’Argentina dal 1946 al 1955 quando venne rovesciato da un golpe militare. Rieletto con la stessa carica nel 1973, morì l’anno dopo.

I seguaci di Perón, originariamente chiamati anche descamisados (“scamiciati)  ad indicare simbolicamente la provenienza dagli strati popolari della società, acclamavano i suoi sforzi per eliminare la povertà e dare maggiore dignità al lavoro, mentre i suoi oppositori politici lo hanno considerato un demagogo e un dittatore. Venne infine ritenuto responsabile di aver nascosto i nazisti scappati dalla Germania durante la seconda guerra mondiale.

Anastasio Somoza Garcia (1896-1956)

Il padre della dinastia Somoza rappresentò una delle più longeve dittature militari della storia dal 1936 sino alla deposizione del figlio Debayle con la rivolta sandinista del 1979. Repressione e corruzione furono le parole d’ordine del despota nicaraguense che prese il potere tramite un golpe, assumendo il titolo di presidente con poteri straordinari ed eliminando gli oppositori. Somoza attuò varie riforme con cui vennero aboliti i partiti,  sciolto il parlamento e annullate le elezioni libere. Il suo governo condusse anche una terribile persecuzione contro gli attivisti comunisti e le vittime sotto la dittatura Somoziana furono migliaia. Venne ucciso dal poeta Rigoberto Pérez che gli sparò il 21 settembre 1956.

François Duvalier (1907-1971)

Duvalier consolidò il suo potere come vero e proprio tiranno dal 1956 al 1971, dapprima come presidente e in seguito imponendo un potere dittatoriale. Temendo costantemente una congiura di palazzo, “Papa Doc” costituì una piccola cerchia di uomini fidati che mantennero un vero e proprio stato di terrore, rendendo la sua immagine come sacra e giusta. Vennero uccise ed esiliate centinaia di persone sotto il suo potere. Duvalier consolidò la sua figura di capo assoluto grazie anche ai riti voodoo, con i quali riuscì a mantenere la popolazione in uno stato di totale sottomissione.

Rafael Leónidas Trujillo (1891-1961)

“El Benefactor”, come veniva chiamato, tentò di modernizzare e alfabetizzare il popolo dominicano ma il suo governo resta una tra le dittature latine più sanguinose dell’età contemporanea, sotto cui morirono circa 50.000 persone, tra oppositori politici, rivoltosi e vittime della propaganda anti-haitiana dell’epoca che vide la sua massima violenza nel “massacro del prezzemolo”. Il terrore di Trujillo, inizialmente supportato dagli Stati Uniti, durò dal 1930 al 1961 quando venne assassinato il 30 maggio da un cecchino mentre si trovava in macchina.

Iosif Vissarionovič Džugašvili “Stalin” (1879-1953)

L’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale trovò la sua guida in Iosif Stalin, “l’uomo d’acciaio” che dal 1924 sino al 1953 guidò la Russia in una delle fase cruciali della sua storia. Ossessionato dai complotti e dai tradimenti, Stalin eliminò oppositori interni al partito comunista, insegnanti, filosofi ed artisti, molti dei quali dovettero riparare all’estero per sfuggire alle purghe. Al di là dei successi militari, del piano di alfabetizzazione e del grande lancio dell’industria siderurgica, sotto la dittatura di Stalin in Russia morirono, secondo Aleksandr Jakovlev, circa 20 milioni di russi sino al 1953, anno della sua morte.

Adolf Hiler (1889-1945)

Decine di attenti, dal 1933 al 1945, non riuscirono a fermare il più noto dittatore della storia. Pittore mancato, Hitler riuscì ad ottenere un grande consenso popolare facendo leva sui problemi causati dalla grande crisi del’29 e attribuendo la colpa agli ebrei tedeschi di non aver supportato e finanziato la ripresa economica. La propaganda nazista coprì ogni aspetto della vita quotidiana dei tedeschi. Le opposizioni politiche vennero ridotte al silenzio e molti scienziati e filosofi fuggirono negli USA per evitare le persecuzioni.

Hitler portò il mondo intero in un nuovo conflitto mondiale provocando la morte di milioni di ebrei, prigionieri civili e militari. Il corpo di Hitler non venne mai ritrovato; secondo fonti non ufficiali sarebbe stato bruciato dai suoi ufficiali nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945.

Francisco Franco (1892-1975)

La dittatura del “Caudillo de España” fu una delle più longeve della storia, dal 1939 – anno della fine della guerra civile – sino alla sua morte 1975. Franco instaurò una dittatura nazionalista esaltando i valori del cattolicesimo. Esercitò il suo potere attraverso l’eliminazione di oppositori e dissidenti lungo tutto il periodo della dittatura. Fu egli stesso a richiamare Juan Carlos I nel 1969 sul trono di Spagna per attuare una transizione pacifica, ma lasciò definitivamente il potere solo nel 1973, chiudendo un periodo oscuro di censura e repressione nella storia spagnola.

António de Oliveira Salazar (1889-1970)

Professore di economia e ministro delle finanze, Salazar si ispirò al fascismo italiano e ai principi integralisti della chiesa cattolica, imponendo una dittatura conservatrice dal 1932 al 1968, quando venne colpito da un infarto che gli impedì di governare. Salazar mantenne il potere per oltre 35 anni, grazie al sostegno della Chiesa e degli agrari, sopprimendo i sindacati, la libertà di stampa ed ogni altro tipo di opposizione politica o di dissidenza che potesse danneggiare l’egemonia del regime. Salazar morì nel 1970 e solo nel 1974 i progressisti riuscirono a riportare un regime democratico in Portogallo con la “rivoluzione dei garofani”.

Benito Mussolini (1883-1945)

Dopo la marcia su Roma e la mancata firma del decreto Facta, il re Vittorio Emanuele III nominò Mussolini capo del governo il 29 ottobre 1922. Il Duce restò al governo della monarchia italiana sino alla sua rimozione da parte del Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio 1943 con “L’Ordine Grandi”. Le lotte contro le opposizioni, le leggi “fascistissime”, le leggi raziali, la censura della stampa e la politica autarchica in campo economico furono i passaggi politici che consolidarono la dittatura fascista.

Senza dubbio il “ventennio” rappresenta una pagina di violenza e censura per l’Italia, con centinaia di omicidi e soppressione dei diritti civili. Negli anni ’90, Renzo De Felice aprì la stagione del revisionismo storico sul fascismo, rivalutando alcune politiche in campo socio-economico e fiscale e analizzando un periodo estremamente controverso della storia italiana.