Pentagono all’italiana; ecco come cambierà la Difesa della Pinotti

Di Marco Tronci – Un unico centro dove poter coordinare tutte le forze militari italianeEcco uno dei temi centrali della riforma Pinotti in materia di Difesa. Il piano è quello di creare un vero e proprio pentagono all’italiana, in puro stile americano. L’edificio dovrebbe sorgere a Centocelle, nei pressi dell’aeroporto dov’è ancora possibile costruire. Nella stessa area è già presente la Direzione generale degli armamenti e il Coi, comando operativo che gestisce tutte le missioni all’estero e in patria.

Esercito, Marina ed Aeronautica metteranno da parte la loro storica rivalità per essere concentrate in un’unica struttura in grado di manovrare in maniera più efficiente tutte le operazioni militari a cui prende parte l’Italia.

“L’identità viene preservata perché è un elemento importante, positivo, ma questa identità – spiega il ministro in un’intervista rilasciata su Repubblica – non può essere vissuta come competizione interna mentre ci sono tradizione inveterate in cui l’appartenenza al corpo prevale rispetto allo spirito globale”.

La riforma prevede anche un rinnovamento dal punto di vista tecnologico, degli armamenti e dei mezzi; l’Aeronautica infatti ha già ricevuto i due velivoli israeliani Gulfstream G-550 CAEW, dotati dei più moderni armamenti e previsti dall’accordo industriale stipulato nel 2012.

E’ prevista anche una notevole riduzione del personale. Da 190 mila militari si passerà a 150 mila entro il 2024. Tagli al personale anche per i civili che passeranno da 30 mila a 20 mila nella stessa tempistica. In merito agli ufficiali superiori la Pinotti ha affermato: “Credo che oggi sia richiesto che il numero dei generali sia conseguente alle necessità dei comandi e non viceversa”. La Pinotti si è poi soffermata sull’età media del personale attualmente in servizio. Occorre infatti “svecchiare” le forze armate, incentrandosi sull’arruolamento di diciannovenni e ventenni, offrendogli un pacchetto formativo che li possa successivamente reinserire nel mondo del lavoro una volta terminato il loro servizio.

Il contesto Internazionale, la delicata questione del Mediterraneo e le costanti pressioni statunitensi per un maggior contributo europeo obbligano in un certo senso la buona riuscita di questa riforma. “La Difesa in Italia funziona – conclude il ministro – ci sono stati però cambiamenti globali nella geopolitica, innovazioni tecniche e un calo di risorse che hanno imposto nuove sfide e la necessità di una trasformazione culturale”.