Tutti gli uomini del Presidente Trump. Solo chiacchiere e distintivo?

Tra polemiche, defezioni e proteste ieri è cominciata ufficialmente l’era di Donald Trump con il giuramento come 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America.

Secondo gli ultimi sondaggi Trump è il presidente che al momento dell’elezione gode dell’indice di gradimento più basso, solo il 48%, degli ultimi quarant’anni e per risollevare le sorti del suo quinquennio dovrà affidarsi anche alla futura squadra di governo che non è ancora stata del tutto ratificata dal Senato. È la prima volta dal 1925 che un presidente eletto con la maggioranza in Congresso incontra tali difficoltà.

Andiamo a vedere nel dettaglio da chi sarà composto lo staff di Trump.

Partiamo dai nomi certi.

Mike Pence, unico nome noto sin da luglio scorso, sarà il vicepresidente. Scelto probabilmente per mantenere saldo il rapporto con il partito repubblicano, in quanto uomo dell’establishment, Pence, già governatore dell’Indiana, fa parte dell’ala più conservatrice del partito. Ultracattolico, il neo vicepresidente ha assunto posizioni estremamente forti nei confronti degli omosessuali, dell’aborto e anche sull’immigrazione si assesta su idee molto vicine a quelle del tycoon.

Rex Tillerson è stato scelto come segretario di stato, nonostante le polemiche che lo hanno coinvolto per i suoi rapporti di vicinanza con il presidente russo Vladimir Putin. Amministratore delegato della Exxon Mobil, compagnia petrolifera nota in Europa come Esso, ha in corso contratti per milioni di dollari con la Russia. In particolare ha firmato nel 2011 un importante accordo con un’azienda petrolifera russa a partecipazione di stato, Rosneft, per esplorare nuovi giacimenti nell’Artico. Tali accordi però dipendono in parte dall’eliminazione delle sanzioni contro Mosca. Nonostante ciò, nel corso delle audizioni al Senato, ha preso posizioni dure sia nei confronti della Russia e soprattutto della Cina. In tal senso, egli ha ammesso le interferenze russe sulla campagna elettorale americana e che l’aggressività di Mosca va vista come un pericolo.

Il capo dello staff della Casa Bianca è Reince Priebus. Priebus è presidente del partito repubblicano, di impostazione moderata e vicino alle speaker della camera Paul Ryan e fungerà da ponte per ricucire lo strappo tra i dirigenti del partito e Trump.

Priebus ha avuto la meglio su Steve Bannon che invece è stato nominato capo della strategia. Bannon, ex di Goldman Sachs, è stato a capo del sito di estrema destra Breitbart News che spesso ha espresso posizioni antisemite e razziste. La sua nomina ha notevolmente preoccupato l’opinione pubblica ma anche lo stesso partito repubblicano per le sue posizioni estremiste. Sarà l’uomo di fiducia del Presidente Trump e lo affiancherà nelle decisioni di politica interna e internazionale.

Il procuratore Generale di Trump è Jeff Sessions, settantenne senatore ultraconservatore dell’Alabama, anch’egli al centro di contestazioni per i commenti razzisti che nel 1986 bloccarono la sua nomina a giudice federale da parte dell’allora presidente Ronald Reagan e per le sue presunte simpatie per il Ku Klux Klan.

A capo della Cia c’è il repubblicano Mike Pompeo. L’esponente del Tea Party si è caratterizzato per le sue posizioni contro i musulmani, contrario alla chiusura di Guantanamo, favorevole alle tecniche di interrogatorio pesante della Cia e fortemente contrario all’accordo sul nucleare con l’Iran.

Il prossimo capo del Pentagono sarà invece il soprannominato “Mad Dog Mattis”, ovvero l’ex generale dei marines super falco pluridecorato James Mattis. Anche Mattis è ostile all’accordo con l’Iran e sostenitore della linea dura con gli avversari. Si è mostrato leggermente più moderato di Trump, convincendo il presidente a non parlare della reintroduzione della tortura con il “waterboarding”, il soffocamento con l’acqua, assicurando di aver ottenuto risultati migliori con tecniche più soft: «birra e sigarette».

Ad affiancare Pompeo e Mattis nel compito di salvaguardare la sicurezza nazionale ci sarà anche l’ex generale Michael Flynn. Già consigliere di Trump in campagna elettorale, è da tempo fautore della linea dura contro il mondo islamico.

Oltre a queste figure principali la squadra di governo del presidente è ancora lunga: al tesoro l’ex partner di Goldman Sachs e proprietario e di una hedge fund Steven Munchin, al lavoro Andrew Pulzer, Ceo della CKE Restaurants, la società che controlla le catene di fast food Hardee’s e Carl’s Jr, Segretario alla Salute e ai Servizi Umani è Tom Price: chirurgo ortopedico, è sempre stato contrario alla riforma sanitaria di Obama, ai Trasporti Elaine Chao, all’istruzione la miliardaria Betsy DeVos, agli affari dei veterani David Shulkin, alla sicurezza interna John F. Kelly.

Il nuovo staff della Casa Bianca sarà molto diverso da quello di Barack Obama: non tutti sono politici di professione, scarsa la rappresentanza delle minoranze etniche e di donne. Un governo all’apparenza promotore di una politica muscolare, ma per cui è ancora troppo presto fornire un giudizio.

Antinea Pasta