Il giro di boa del 24 gennaio

24 gennaio. Un giorno qualunque, non per Italia. è il giorno della decisione della Consulta sull’Italicum. Una data attorno al quale verte inevitabilmente il destino a medio termine dell’Italia. Dal post referendum, la situazione politica nel nostro paese vive una fase di stasi, di attesa per il verdetto di costituzionalità sulla tanto contestata legge elettorale voluta dall’allora governo Renzi.

Le ipotesi di un Parlamento legislatore prima della decisione della Consulta, emerse i giorni successivi al voto del 4 dicembre, non hanno mai trovato conferma. Come era presumibile visto il contesto politico e le divisioni tra i partiti su quale tipo di legge convergere: proporzionale o maggioritario. Una scelta su cui il nostro Paese nell’andirivieni tra prima e seconda Repubblica ha sempre discusso e sulla cui scelta adesso pesano ovviamente i calcoli politici dei vari leader dei partiti.

Silvio Berlusconi spinge per un sistema proporzionale che rispecchi in termini rappresentativi il quadro elettorale del paese. A rischio di avere il giorno dopo le urne nessun vincitore e quindi di dover ricorrere alle larghe intese. «è necessario chiarire che quando chiedo il sistema proporzionale non lo chiedo affatto per fare le larghe intese. Io voglio vincere le prossime elezioni con il centrodestra, che mi auguro sia unito su un progetto liberale e riformatore», ha affermato il leader di Fi nell’intervista uscita domenica sul Corriere della Sera, nella quale ha annunciato la propria intenzione di candidarsi alle prossime elezioni. Un messaggio diretto anche al suo principale competitor nella leadership del centrodestra, quel Matteo Salvini che a proposito di legge elettorale non ha espresso alcuna preferenza invocando il voto a prescindere. In molti, tra gli avversari politici, però vedono nella posizione del Cavaliere una scelta di necessità per porre un freno alla perdita d’importanza parlamentare di Forza Italia. Un sistema proporzionale permetterebbe infatti a Berlusconi di incidere e non poco nelle dinamiche di un governo d’intesa nazionale, specie se a dover formare l’esecutivo fosse nuovamente il Partito Democratico.

Le parole di Berlusconi hanno fatto il paio con quelle rilasciate sempre mezzo intervista a La Repubblica, da Matteo Renzi, che è ritornato così a parlare dopo la sonora sconfitta del 4 dicembre. Sul ritorno al voto, l’ex premier ha proseguito sulla falsa riga delle dichiarazioni rilasciate sul palco dell’Assemblea Nazionale del suo partito. Nessuna fretta, ma l’attenzione resta alta e bisogna comunque tenersi pronti, sembra dire Renzi. «Evitiamo un bis del 2013», ha avvertito il segretario del Pd, rafforzando e difendendo l’idea fatta propria con l’Italicum che il ballottaggio resti lo strumento «migliore per evitare inciuci». E in caso di bocciatura della Consulta ? «C’è il Mattarellum», ricorda Renzi, come soluzione per un ritorno alle urne veloce e tempestivo, e che rappresenta quel mix tra proporzionale e maggioritario su cui si ingarbugliano le varie dinamiche parlamentari. Come da circa 20 anni a questa parte.

Mario Montalbano