La prima prova del governo Gentiloni. Ora tocca al Senato

Dopo aver ottenuto la prima fiducia alla Camera dei Deputati per il governo Gentiloni oggi è il momento della votazione del Senato. Ieri il nuovo esecutivo ha ottenuto ha ottenuto 368 consensi e 105 contrari, con Movimento 5 Stelle, Lega e Ala che hanno disertato non esprimendo il proprio voto in aula. Oggi si continua al Senato, dove però i numeri sembrano più risicati: probabile il no dei verdiniani, che già ieri non si sono presentati alla Camera. La chiamata per il voto inizia alle ore 15. Iniziata alle 9.30 la discussione con il primo intervento del premier Gentiloni, alle 13 il suo intervento di replica rimane l’ultimo appello ai Senatori.

La giornata politica di ieri era iniziata con il discorso di Paolo Gentiloni. Le sue parole d’esordio sono riferite al governo che lo ha preceduto: “I compiti di un governo sono definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza del governo precedente che non è venuta meno. Per qualcuno è un limite, io lo rivendico, rivendico il grande lavoro fatto alle spalle ed i risultati ottenuti di aver rimesso in moto il paese”.

Di seguito le dichiarazioni di riconoscimento e l’attestato di stima all’ex premier Matteo Renzi. “Il mio governo nasce in un contesto nuovo creato dalla bocciatura del referendum e dalla scelta di dimettersi di Renzi. Questa scelta, che ha originato la crisi, non era obbligata ma ampliamente annunciata e averla compiuta è un atto di coerenza a cui non solo noi del governo e della maggioranza ma tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero guardare con rispetto”.

Continuando e concludendo, l’attenzione è rivolta al futuro del nuovo esecutivo ancora in attesa dell’approvazione da parte della Camera: “Lascio alla dialettica delle forze politiche il dibattito sulla durata del nostro governo. Per quanto mi riguarda vale la Costituzione: il governo dura finché ha la fiducia del Parlamento”. Rispondendo a quanti si oppongono tra le forze politiche, Gentiloni ha dichiarato: “Chi come me è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione di questa passione. La politica, il Parlamento, sono il luogo del confronto dialettico, non dell’odio o della post verità. Chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paure. Su questo è impegnato il governo e anche su questo chiede alla Camera la sua fiducia”.

Non si sono risparmiate le opposizioni alla Camera che all’attacco del governo Gentiloni hanno esposto cartelloni di protesta. FdI e la Lega in primis nella manifestazione di dissenso. La Leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha denunciato l’ennesima imposizione di un governo non voluto dagli Italiani affermando “Saremo in piazza ogni giorno fino ad una grande manifestazione il 22 gennaio, per dire che questa è ancora una nazione sovrana: vogliamo votare ora”. Siamo fuori dall’Aula e non prenderemo parte al voto”. Lo annunciava il capogruppo della Lega Nord alla Camera Massimiliano Fedriga che insieme ai parlamentari del Carroccio tiene in mano uno striscione che recita “la sovranità appartiene al popolo”, lo stesso esposto alla Camera contro il premier. Anche la mobilitazione dei leghisti proseguirà a lungo con una serie di appuntamenti nelle piazze. Dure anche le dichiarazioni di Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, che definisce quello di Paolo Gentiloni un “governo nato morto” accusandolo di mancanza di autocritica a fronte dei No schiaccianti ricevuti rispetto alla riforma costituzionale. Altre dichiarazioni arrivano dal M5S tra cui spicca l’intervento di Giulia Grillo alla Camera, peraltro riportato sul blog di Beppe Grillo e da cui riportiamo un estratto: “Siccome la sfiducia vi è già stata votata da quasi venti milioni di persone noi rispettiamo loro, non voi, e vi lasciamo a questo ultimo patetico teatrino”.