L’Operazione Husky in Sicilia e il “Rapporto Scotten” sulla Mafia

Il 7 dicembre 1941 gli Stati Uniti entrarono nella Seconda Guerra mondiale avviando numerose operazioni militari in tutto il mondo. Roosevelt, Stalin e Churchill decisero di aprire più fronti di guerra per dividere i 18 milioni di uomini mobilitati dalla Germania (di cui 12 tedeschi e 6 ausiliari da varie nazioni alleate di Hitler).

Frammentando le armate naziste in più punti, la strada per Berlino sarebbe stata più accessibile. Gli Alleati cominciarono le operazioni belliche nel Mediterraneo sbarcando inizialmente in Marocco l’8 novembre 1942, con la famosa “Operazione Torch”. Dopo una difficile campagna contro gli Africa Korps del feldmaresciallo tedesco Rommel, gli Alleati cominciarono a pianificare un possibile sbarco in Europa. Stalin insistette per invadere subito la Francia e alleggerire la pressione tedesca in Russia.

Il Premier britannico Churchill aveva un’idea diversa. Secondo lui, bisognava far cadere il prima possibile il regime di Mussolini e conquistare la penisola italiana, che definiva “il ventre molle dell’Europa”. I tedeschi aspettavano ormai un imminente sbarco in Sardegna o Sicilia e rafforzarono le coste e le spiagge delle due isole. Con la conferenza di Casablanca del 1942 gli inglesi convinsero Roosevelt ed il generale Marshall ad invadere la Sicilia.

Marshall ordinò al generale Eisenhower di preparare un piano d’invasione dell’isola. La fase di preparazione risultò molto complessa, poiché le coste agrigentine e ragusane erano ben difese. Per ridurre il numero di soldati italiani e tedeschi in Sicilia venne attuato uno dei più grandi depistaggi bellici della storia. Fu utilizzato un cadavere di un soldato americano che trasportava false informazioni su un prossimo sbarco in Sardegna (Operazione Mincemeat). L’astuto piano riuscì. Il corpo senza vita del soldato venne ritrovato in mare dai nazisti che trasferirono immediatamente varie divisioni nell’isola sarda, sguarnendo le coste siciliane.

Dopo lunghi e complessi preparativi, gli Alleati sbarcarono vicino Gela, Scoglitti e Licata nella notte fra il 9 e il 10 luglio del 1943, incontrando parecchia resistenza. L’invasione, denominata “Operazione Husky”, era stata preceduta da numerosi bombardamenti delle città e paesi siciliani in cui rimasero uccisi migliaia di civili. La politica attuata dagli Alleati doveva portare i siciliani a rivoltarsi contro Mussolini. Circa 200.000 italiani tra bersaglieri, arditi ed altri reparti vennero guidati dal generale italiano Alfredo Guzzoni. Hitler inviò 60.000 uomini e la celebre Panzer Division “Hermann Goering” per arginare l’inesorabile avanzata alleata composta da circa 160.000 soldati.

Il generale americano Patton cercava di riaffermarsi dopo un terribile episodio di fuoco amico che si era manifestato nelle coste siciliane quando, una notte dopo lo sbarco, alcuni aerei americani tentarono di atterrare nell’isola. Patton con la settima Armata decise di marciare su Palermo per conquistare il porto e dimostrare ai vertici alleati le sue abilità di stratega.

Sul versante orientale il generale Montgomery condusse l’ottava Armata britannica verso Catania e Messina. Tra i due generali c’era grande concorrenza ma anche grande rispetto e stima. Patton riuscì a raggiungere Palermo il 22 luglio avviando parte della manovra a tenaglia per chiudere le forze nazifasciste. Montgomery riscontrò molta più resistenza nelle provincie di Catania e Siracusa. Si ricordano le terribili battaglie di Piano Lupo e Troina che videro morire migliaia di soldati.

Raggiunta Messina si conclusero le operazioni militari in Sicilia, era il 17 agosto 1943. Destituito Mussolini con “l’Ordine Grandi”, il governo Badoglio, per porre fine ai terribili bombardamenti contro i civili, incaricò il generale Castellano di firmare l’armistizio di Cassibile, col quale l’Italia cessava qualsiasi ostilità contro gli Alleati.

L’invasione della Sicilia aprì le porte per la conquista dell’Italia, che purtroppo si sarebbe rallentata più volte, prima sulla linea Gustav tra Campania e Lazio e successivamente sulla linea Gotica tra Toscana, Emilia e Umbria. L’apertura di questo fronte risultò determinante per le sorti della seconda guerra mondiale, avviando lo sbarco ad Anzio nel gennaio del 1944 e l’immensa “Operazione Overlord” in Normandia il 6 giugno 1944 che avrebbe aperto il famoso scenario sull’Europa continentale richiesto da Stalin.

L’Operazione Husky porta un tragico bilancio: circa 9.000 morti per le forze italo-tedesche e circa 6.000 per gli anglo-americani. Concluse le operazioni belliche nell’isola, gli ufficiali americani chiesero aiuto alla mafia locale amministrare la popolazione. Numerosi mafiosi vennero così (tristemente) nominati sindaci di vari paesi. A testimonianza di ciò esistono numerosi documenti, tra cui il rapporto del capitano dell’OSS (Office of Strategic Services) W.E. Scotten del 29 ottobre del 1943 a cui non è più applicato il segreto di Stato.

L’oggetto del documento titola “The Problem of Mafia in Sicily”. Afferma il capitano Scotten: «(…) Un fenomeno che avrà gravi implicazioni per la situazione politica attuale e futura dell’ isola e del resto d’ Italia. (…) Le possibili soluzioni sono a) un´azione diretta, stringente e immediata per controllare la mafia; b) una tregua negoziata con i capimafia; c) l´abbandono di ogni tentativo di controllare la mafia in tutta l’isola e il [nostro] ritiro in piccole enclaves strategiche, attorno alle quali costituire cordoni protettivi e al cui interno esercitare un governo militare assoluto». 

Si legge ancora: «La prima soluzione – il controllo della mafia, ndr – richiede un´azione fulminea e decisiva nell´arco di giorni o al massimo di settimane (…) e l´arresto simultaneo e concertato di cinque o seicento capifamiglia – senza curarsi della personalità e delle loro connessioni politiche – affinché siano deportati, senza alcuna traccia di processo, per tutta la durata della guerra (…)».

Il capitano comprende che il governo d’occupazione alleato è entrato nel ciclo omertoso affermando: «Questo significa l´accettazione a un certo grado, da parte degli Alleati, del principio dell´omertà, un codice che la mafia comprende e rispetta interamente. (…) Ciò significherebbe consegnare la Sicilia per lungo tempo ai poteri criminali. I contatti da me sostenuti con la popolazione siciliana, concordano pienamente sul seguente fatto: la mafia è rinata. Tale fenomeno non è sfuggito alla sezione Intelligence del Governo militare e all´inviato speciale del Dipartimento di Stato Usa Alfred Nester, ex console americano a Palermo. (…)

Il terrore della mafia sta rapidamente tornando e, secondo i miei informatori, la mafia si sta ora dotando di armi ed equipaggiamenti moderni, il problema si moltiplicherà creando difficoltà alla Polizia. La popolazione siciliana non crede che i carabinieri o gli altri corpi di polizia siano in grado di affrontare la mafia. Li ritiene corrotti, deboli e, in molti casi, in combutta con la stessa mafia. Carabinieri e Polizia ricevono individualmente una parte dei guadagni dei vari racket, ma anche intere porzioni di questi introiti. (…)

Molti siciliani si lamentano del fatto, ed è la cosa più inquietante, che molti nostri interpreti di origine siciliana provengono direttamente da ambienti mafiosi statunitensi. La popolazione afferma che i nostri funzionari sono ingannati da interpreti e consiglieri corrotti, al punto che vi è il pericolo che essi diventino uno strumento inconsapevole in mano alla mafia».

Alla fine del suo rapporto, il capitano della Military Intelligence descrive il clima che si respira nell’isola negli ultimi mesi del ’43: «Agli occhi dei siciliani, non solo il Governo Militare Alleato non è in grado di affrontare la mafia, ma è arrivato addirittura al punto di essere manipolato».


 

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