Il Parlamento europeo chiude la porta alla Turchia

Il Parlamento europeo ha votato la sospensione dei negoziati di ingresso della Turchia nell’Unione, trattative sostanzialmente in corso e in fase di congelamento da oltre dieci anni. La risoluzione è stata approvata con 497 favorevoli, 37 contrari, 107 astenuti. La votazione è arrivata in un momento – anche se tardivamente – molto importante per lanciare un segnale forte e chiaro, ai cittadini del Continente ma anche all’intera comunità internazionale: quando un paese non è definibile “democratico” l’Ue si esprime coesa, e lo fa molto negativamente.

Le ripetute denunce di violazioni dei diritti umani e della libertà di stampa in Turchia hanno ricevuto una “risposta” seppur non vincolante. La risoluzione infatti è una condanna senza effetti giuridici ma un’opinione istituzionale che i parlamentari hanno espresso in maniera chiara e inequivocabile. Il voto non ha effetti pratici, ma li avrebbe un’eventuale espressione in merito da parte del Consiglio europeo. Un messaggio tutto politico, in un momento di disgregazione europea e di moderazione insensata verso la condotta turca che non sta portando i frutti sperati. Una presa di posizione che per diventare credibile necessita un po’ di più di un messaggio. La risoluzione in particolare afferma che “le misure repressive adottate dal governo turco nel quadro dello stato di emergenza sono sproporzionate, attentano ai diritti e alle libertà fondamentali sanciti nella Costituzione turca e minacciano i valori democratici dell’Unione Europea ”.

I negoziati per l’adesione di Ankara all’Ue sono cominciati nel 2005. Non stiamo parlando di una storia recente. Già diverse “battaglie” sono state combattute e continuano a essere oggetto di discussione tra Europa e Turchia. E’ il caso della turbolenta questione migranti che aveva acceso le critiche sulla “tabella da rispettare” per il Sultano turco, di cui 7 punti sui 72 previsti non sono stati finora rispettati. Tra questi la reintroduzione della pena di morte, il rapporto estremamente difficile con la stampa (se non deliberatamente di censura) e l’operato delle forze di polizia nelle occasioni di dimostrazione popolare.

Il presidente turco Erdogan ribadisce che per la Turchia non cambia nulla e già prima del voto aveva dichiarato che “il voto non ha nessun valore”. L’esito ha invece provocato aspre critiche dello stesso Capo di stato turco che ha sottolineato come manchi la “gratitudine per il lavoro che il suo Paese svolge contro il terrorismo, decidendo così di schierarsi con lo Stato Islamico” e non con chi lo vuole combattere. Tensione anche sugli accordi con la Grecia su cui si è espresso il ministro della Difesa greco mettendo in guardia Erdogan su eventuali ridefinizioni dei confini.

Daniele Monteleone