Francia, François Fillon si prende la destra e lancia la sfida a Marine Le Pen nella corsa all’Eliseo

Toccherà a François Fillon guidare les Republicains alle prossime elezioni presidenziali francesi previste per il 23 aprile 2017. A sancirlo il ballottaggio di domenica scorsa delle primarie del partito, stravinto dall’ex primo ministro dell’era Sarkozy con il 67% dei consensi.

L’ultimo a cedere l’onore delle armi è stato Alain Juppè, ex suo collega agli Esteri e attuale sindaco di Bordeaux, ritenuto il favorito alla vigilia del primo turno, e che, invece non è andato oltre il 33%. Meglio sicuramente dell’ex presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, fermatosi al 20% dei consensi ed escluso dal secondo turno di votazioni. A sorprendere, però è stata la mole di partecipazione da parte della popolazione francese. Più di quattro milioni i votanti in entrambi i turni. Un segnale in vista della corsa all’Eliseo, che sa di buon auspicio per la destra francese. Un po’ meno ovviamente per gli altri avversari.

Il candidato repubblicano è riuscito pian piano a scalare le gerarchie di partenza con una campagna elettorale tesa a raccogliere i consensi dei cattolici. Fillon, infatti, non ha mancato di esprimere la propria posizione tanto contro l’aborto quanto contro i matrimoni omosessuali, anche se in realtà ha negato, per ora, di voler metter mano alle due leggi. Diversamente dalle adozioni delle coppie gay, che il candidato repubblicano ha già detto di voler eliminare. In generale, il programma di Fillon è apparso molto più sbilanciato verso destra rispetto a quello moderato del suo avversario al ballottaggio Juppé. Un programma liberista, viste le simpatie thatcheriane, che tanto è piaciuto al mondo imprenditoriale, e al contempo conservatore nel perseguimento  degli obiettivi prefissati. Tra questi i tagli di 500mila posti di lavoro nella funzione pubblica, o l’aumento fino a 48 ore della settimana lavorativa.

Sul tema dell’immigrazione, Fillon ha annunciato pugno duro, lasciandosi andare a dichiarazioni che negavano il multiculturalismo della Francia. In stretta correlazione al pericolo del terrorismo, Fillon ha poi avanzato la possibilità di un riavvicinamento con la Russia di Putin, di cui non ha mai nascosto di essere stimatore, ipotizzando l’eliminazione dell’embargo ancora in corso per l’annessione della Crimea. Così come egli si è espresso in favore di un’alleanza con il dittatore siriano Bashar al Assad allo scopo di combattere lo Stato Islamico.

«Il futuro ci attende. Noi abbiamo in mano tutte le carte per essere una nazione sovrana, per essere in testa in Europa. Ora ho il dovere di convincere tutto il paese». Così François Fillon ha esordito nel discorso della vittoria nel suo quartier generale, dove una folla festante lo attendeva al grido di “Fillon presidente”. Scene che identificano lo stato all’interno del partito. Tutti i componenti, persino anche i Juppè e i Sarkozy sconfitti alle primarie, hanno manifestato il loro apporto alla causa. L’obiettivo adesso resta di sfidare il Front National di Marine Le Pen, data fino a qualche settimana fa in testa nei sondaggi presidenziali. Dopo l’esito delle primarie, alcuni istituti hanno già previsto un sorpasso del candidato repubblicano. È ancora presto però per poter dare credito ai sondaggi per l’Eliseo. Di certo, le previsioni parlano di una corsa a due. Ed è plausibile che sia così. Anche perché, nel frattempo, nel partito socialista è esploso il caos, con il primo ministro Manuel Valls che ha comunicato di voler sfidare alle prossime primarie il proprio presidente della Repubblica, François Hollande. Un caso anomalo per la storia recente della Francia e che non aiuta nella corsa all’Eliseo il Parti Socialiste. A sensazione, però qualsiasi candidato socialista partirebbe indietro, e tanto, rispetto alla Le Pen e a Fillon.

Anche se a distanza di mesi, quindi, sembra normale prospettarsi un duello tra destre, diverse per nomea e caratteristiche, ma forse mica tanto viste le convergenze su alcuni temi come immigrazione e economia. Un duello che ricorda quello del 2002, tra Jacques Chirac e il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen. Allora, il risultato del Front National sorprese tutti e gettò nello sconforto tutta la gauche francese, esclusa al ballottaggio, che per senso di responsabilità preferì sostenere al secondo turno Chirac per fare scudo all’avanzata dell’estrema destra. Un rischio che quindici anni appariva folle e che adesso, invece, sembra esser diventato per diverse ragioni la normalità a ogni occasione elettorale qua e là in Europa e nel mondo. La speranza di Fillon, e non solo, è che il risultato possa essere lo stesso.

Mario Montalbano