Fidel Castro, eredità dell’icona del XX° secolo

Fidel Alejandro Castro Ruz, questo il nome completo, è nato a Birán, una cittadina cubana della provincia di Hologuín il 13 agosto del 1926. La sua storia è legata alla storia di Cuba stessa, essendo stato, per circa sessanta anni il leader indiscusso della Rivoluzione, assumendo tutte le cariche politiche di potere: Presidente dello Stato di Cuba dal 1976 al 2008, Primo Ministro dell’isola dal 1959 al 2008, segretario del Partito comunista cubano dal 1961 al 2011, caratteristiche che lo rendono un dittatore puro.

Nella scaletta dei dittatori più longevi troviamo, tra i più importanti, quella nordcoreana di Kim II Sung, al potere dal 1948 al 1994, quella del vicino Mu’ammar Gheddafi, dal 1969 al 2011 e quelle europee di Spagna e Portogallo: Francisco Franco e António Salazar durarono circa un quarantennio.

Abbandonando le classifiche, bisogna analizzare quali sono stati e quali saranno gli impatti del prima e dopo Castro, considerando il fragile ma evolutivo rapporto con i vicini statunitensi, oltre ai rapporti con il mondo.

L’ascesa al potere del fratello di Fidel, Raul, ha aperto un periodo di liberalizzazione nel paese: circolazione dei cittadini cubani, investimenti da parte di società estere e soprattutto il processo di disgelo con gli Stati Uniti, sotto la mediazione del Vaticano e del Canada: un processo che ha messo fine, temporaneamente, al lungo periodo di tensioni, embarghi e minacce che durava dalla crisi dei Missili cubani del 1961, quando l’allora Unione Sovietica inviò dei missili a medio raggio sull’isola, mettendo a serio pericolo le coste statunitensi distanti non più di 90 miglia: ciò creò tensioni al mondo intero, convinto di un’imminente battaglia nucleare che avrebbe annientato il nostro pianeta. Fortunatamente tutto si risolse, con la “santa” mediazione di Papa Giovanni XXIII che venne ringraziato pubblicamente anche da un ateo Nikita Chruščëv e forse, proprio a causa di questa destabilizzazione del terrore, trovò la morte il Presidente statunitense J.F.Kennedy.

Andando ai giorni nostri, l’eredità cubana è pressoché misera, poiché il paese arranca e le risorse a disposizione sono poche, vivendo ancora sotto l’embargo statunitense: le politiche post-castriane dovranno puntare alla completa liberalizzazione del paese, sfruttando il turismo noto in tutto il mondo e alle risorse naturali, come il tabacco; dovrà, inoltre essere fermata l’imponente via dei narcotrafficanti che da Cuba si spostano verso gli Stati Uniti.

La “luogotenenza” di Raul Castro durerà ancora per poco, per sua stessa ammissione, ed entro il 2017 lo stato cubano dovrà dotarsi di un nuovo assetto, magari democratico, dove si dovrà salvare anche quel poco che il Líder Maximo fece, come l’istruzione pubblica e la sanità per tutti, ma bisognerà rendere il paese più evoluto e più competitivo: una spinta a tutto ciò saranno anche le relazioni internazionali con gli altri paesi e gli USA stessi che, secondo le prime dichiarazioni del Presidente Eletto Donald Trump, non saranno proprio rose e fiori.

La responsabilità maggiore per lo sviluppo cubano la gioca proprio Washington: può essere il perno o il proiettile per lo sviluppo cubano per i prossimi decenni.

Che sia l’inizio di un nuovo periodo dove tutti potremmo fumare un Cohiba e sorseggiare un buon Rum nei viali di un paese meraviglioso e finalmente democratico?

Giuseppe Sollami


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