Centro Italia, epicentro di un inferno

Il Centro Italia sprofonda e si sbriciola al manifestarsi delle scosse ed interi paesi vengono rasi al suolo come in un bombardamento. Patrimoni dell’umanità come Norcia, sedi universitarie come Camerino, oggi non esistono più e saranno necessari ingenti fondi affinché la basilica di San Benedetto ritorni al suo splendore. Ma cosa c’è sotto gli Appennini e sotto la nostra penisola di cosi pericoloso da tenere intere popolazioni sempre con il fiato sospeso?

L’arco appenninico è il risultato di continui spostamenti tra due placche: l’intero arco che inizia dalla Liguria e finisce in Sicilia con le Madonie e i Nebrodi si è formato durante il Neogene ed è il risultato dell’incontro tra la placca africana e la placca eurasiatica. La placca africana spinge la micro-placca adriatica (e quindi l’intera penisola italiana) verso la regione croato-albanese ed è quindi regolare il manifestarsi di scosse molto potenti, dai 5,5 ai 6,5 Richter, con scosse di assestamento o “repliche” di magnitudo variabili dai 2 ai 4.5 Richter.

La geologia italiana è molto variegata. Oltre che dalle numerose placche presenti, il pericolo è incrementato da alcune delle zone vulcaniche più pericolose al mondo: la zona dei Campi Flegrei (tra Napoli e Pozzuoli), il Vesuvio (che con il suo “tappo” non si manifesta dal lontano 1944), l’ Etna e la Piattaforma del Marsili.

Quest’ultima, situata al largo delle Eolie, al centro del Mar tirreno, comprende dei vulcani sottomarini molto estesi, come il Magnaghi, il Vavilov e il Palinuro. Costantemente attiva, è pericolosa non tanto per l’attività vulcanica di tipo effusivo ed esplosivo, ma per i crolli di pareti vulcaniche dovute alla fragilità del materiale componente i vulcani stessi che potrebbero provocare tsunami che interesserebbero le coste campane, calabresi e siciliane del Tirreno.

I fenomeni vulcanici elencati hanno un VEI (Volcanic Explosivity Index, indice di Esplosività Vulcanica) di 3 su una scala di 8, il che li rende molto pericolosi per le popolazioni residenti nelle vicinanze (il solo Vesuvio provocherebbe centinaia di migliaia di morti se non si riuscisse a prevenire il suo risveglio in tempo). In breve, l’Italia è uno dei paesi più pericolosi al mondo per quanto riguarda sismicità ed attività vulcanica.

Questo deve mettere in guardia il legislatore, che deve fronteggiare al meglio le emergenze, obbligando le istituzioni locali ad intervenire tempestivamente con programmi di ricostruzione con criteri antisismici e con strutture che possono reggere al meglio scosse distruttive come quella registrata il 30 ottobre 2016, inserita nella tragica top 5 tra le scosse più importanti registrate nella nostra penisola.

Informazione, legislazione e prevenzione devono essere i capisaldi di un nuovo processo ricostruttivo del Centro Italia, per far si che non si vedano più migliaia di sfollati a causa di un terremoto.

Giuseppe Sollami


 

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