I falsi conservatori di oggi

Di Francesco Polizzotto – Per spiegare bene chi sono i falsi conservatori di oggi, è necessario dire intanto cosa si intende per conservatori.

Per definizione, “Conservare” vuol dire mantenere qualcosa in maniera tale che non cambi; di conseguenza il conservatore è colui che tende a non cambiare. Quanto al conservatorismo, trattasi di una corrente politico-culturale dalle fisionomie diverse a seconda dei contesti nazionali. In polemica con la rivoluzione francese «i conservatori avversano i progetti utopistici di società perfette ed i mutamenti troppo radicali, credono nella libertà individuale e nel mercato, sono severi in tema di ordine e legalità e nutrono un particolare rispetto per la tradizione, la famiglia e la religione».

Edmund Burke, padre filosofico del conservatorismo e scrittore romantico, sosteneva che «il conservatorismo consiste nell’impedire alle cose di accadere finché non siano prive di pericoli».

Il termine conservatorismo fu coniato da François-René de Chateaubriand nel 1818, durante la Restaurazione, per definire coloro che sostenevano la religione, la monarchia, la Carta e la gente rispettabile (les honnêtes gens). Il conservatore cerca quindi di conciliare l’ordine preesistente con le conquiste ottenute dalla rivoluzione francese, mantenendo un equilibrio che può essere minacciato dai reazionari quanto dai rivoluzionari.

Nel corso degli anni il conservatorismo si diffuse soprattutto nell’Impero britannico, dove la monarchia costituzionale garantiva comunque molte libertà, e negli Stati Uniti, perdendo invece terreno nel vecchio continente, dove esistevano chiuse oligarchie e povere masse, con in mezzo una media borghesia.  Fino alla fine del XIX secolo i conservatori erano molto chiusi sui temi sociali, ma favorevoli al libero mercato.

Dalla metà del XX secolo i conservatori hanno marcato la loro opposizione ad aborto, matrimoni omosessuali, eutanasia e droghe, così come il loro supporto alla libera iniziativa, ai tagli fiscali ed alla fiducia nella proprietà privata. In definitiva ciò che caratterizza il conservatorismo è la fiducia nell’individuo, ma la sfiducia nella collettività di per sé, al contrario dei progressisti che invertono i termini.

Esistono varie forme di conservatorismo, che seppur apparentemente distanti fra di loro, mantengono un filo conduttore comune, specialmente sui temi economici: conservatorismo fiscale, conservatorismo sociale, conservatorismo liberale, neoconservatorismo e teoconservatorismo.

Modelli politici di conservatorismo sono stati Charles De Gaulle in Francia, Margareth Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli Stati Uniti. Questi tre leader, ciascuno con le proprie specificità individuali e di contesto, hanno dato alle loro azioni di governo un’impronta di stampo conservatore.

Fatte queste precisazioni etimologiche e storiche, quali partiti dovrebbero rappresentare il conservatorismo nell’attuale panorama politico? I movimenti di centro-destra dei maggiori Paesi europei incarnano poco e male questi valori e spesso sono costretti ad appiattirsi su posizioni di compromesso con i progressisti oppure ad assecondare le istanze radicali dei populisti. Questi slittamenti sono causati sì da alcune regole del gioco elettorale (coalizioni ed apparentamenti vari), ma anche (se non soprattutto) da un vero e proprio smarrimento dello spirito conservatore.

Le cose non migliorano se si getta uno sguardo al di là del vecchio continente, basti pensare a Donald Trump nuovo presidente Usa oppure al sultanato di Erdogan in Turchia; cosa hanno di conservatore il tycoon americano ed il presidente turco?

Ragionando anche oltre l’ambito strettamente politico, occorre notare che “essere conservatori” oggi è ben più difficile di quanto non fosse venti o trent’anni fa. L’evoluzione tecnologica, i social network, la stessa globalizzazione, hanno travolto gran parte del bagaglio culturale conservatore. Difficile oggi “sentirsi conservatori” (cioè esprimerlo a parole) nell’accezione più corretta del termine, ma ancor più difficile è appunto “essere conservatori” (cioè dimostrarlo nei fatti).     

Come ci si può sentire conservatori se poi si passa la propria giornata tra un selfie e l’altro, immortalando ogni minimo momento del proprio vissuto? I concetti di discrezione e di riservatezza dovrebbero essere nel dna di un vero conservatore, posto che l’integrità morale è uno dei tratti caratteristici di chi si professa tale. Se si predicano legalità ed onestà e poi si razzola nella direzione opposta, si cade dal pulpito sul quale si era saliti, provocando un fragoroso rumore. Essere conservatori comporta un’etichetta morale, da rispettare in pubblico come nel privato, al lavoro come in famiglia, nei rapporti di gruppo come in quelli di coppia.

His rebus premissis, i falsi conservatori  di oggi hanno svuotato il senso del conservatorismo tout court, intorbidendone i valori ed annacquandone le caratteristiche. Che lo si consideri una categoria politica oppure un atteggiamento verso la vita, l’essere conservatori rimane una sfida. Ci si chiede però se questa sfida abbia ancora senso oggi, in una società come la nostra, in continuo movimento e di conseguenza in continua mutazione. È possibile oggi mantenere il proprio istinto di conservazione? È possibile oggi sentirsi, ma soprattutto essere conservatori?

Nella società odierna, che il sociologo Zygmunt Baumann ha definito “liquida” per la volatilità dei rapporti umani, c’è ancora bisogno di istanze tradizionali oppure esse appartengono ad un passato ormai anacronistico?

Secondo Marcello Veneziani, la parola “conservatore” risulta essere tra quelle meno comprese in Italia, ed a volte la si interpreta quasi come un insulto o un’offesa. Il giornalista e scrittore, ideologo di una Destra che in Italia oggi è inesistente, sostiene che «bisogna riprendere questo termine, non perché sia bene che una società non cambi, ma perché accanto proprio alla vertigine del cambiamento è necessario avere dei valori di ancoraggio, avere cioè la possibilità di aggrapparsi a qualcosa che non cambia.

L’uomo ha delle radici immutabili: il bisogno religioso, il bisogno di comunità, il bisogno di pensare ad alcuni principi, ad alcuni valori di solidarietà e di identità collettiva. Si può essere innovatori dal punto di vista delle situazioni sociali e conservatori dal punto di vista dei principi. Occorre, oggi più che mai, modernizzare il sistema sociale, lo Stato, la macchina della pubblica amministrazione ma allo stesso tempo vivere una certa continuità con il nostro passato, altrimenti si corre il rischio di diventare figli di nessuno e di andare verso nessuno».  

p.s. Il presente articolo vuole essere un semplice contributo alla bandiera del conservatorismo, inteso come corrente politica ma anche come una sorta di catechismo di comportamenti, ancora utili per la nostra società ed il nostro tempo.

p.s.2 Qualora leggendolo, Vi rivediate nella quasi totalità delle considerazioni e delle opinioni, potrete seriamente considerarVi dei veri conservatori, con la benedizione solenne di Burke e di Chateaubriand.

p.s.3 Avviso ai falsi conservatori di oggi: le signorie vostre sono vivamente pregate di cambiare ideali, togliere la maschera ed abbandonare la famiglia del conservatorismo; les honnêtes gens potrebbero denunziarvi per contraffazione del marchio.