Il film consigliato: Il caso Spotlight (2015)

Numerosi film hanno analizzato il giornalismo e i grandi scandali del XX secolo. Ma in pochi avevano rischiato su tematiche delicate in ambito politico e sociale. Con grande coraggio Tom McCarthy ha realizzato nel 2015 il film “Spotlight” riportando l’attenzione sul tema degli abusi sessuali perpetrati da alcuni preti cattolici  nella città di Boston. Con i suoi 124 minuti di durata la pellicola ci porta nella redazione del Boston Globe, ed in particolare nel team redazionale Spotlight dedito al giornalismo d’inchiesta.

La ritmica del film è scorrevole, nonostante in alcuni tratti il lavoro claustrofobico in ufficio potrebbe risultare monotono ad alcuni spettatori. Ma il fulcro del film risiede proprio nel presentare la complessa macchina di lavoro che alimenta la stampa nel mondo. La trama si dipana tra il lavoro in redazione e l’indagine nella città di Boston. Nel 2002 il Boston Globe presentò un’istanza contro il cardinale Francis Bernard Law accusandolo di aver coperto numerosi preti che si erano macchiati del reato di abusi sessuali su minori. La redazione avviò una difficile raccolta di prove per giustificare la loro accusa, portando non pochi problemi all’interno della città e dell’intera comunità statunitense. La redazione Spotlight vinse nel 2003 il premio Pulitzer e avviò altre numerose indagini sulla pedofilia all’interno della chiesa. Il cast vede grandi attori come Michael Keaton, Mark Ruffalo, Stanley Tucci e Rachel McAdams che regalano allo spettatore un’intensa e coinvolgente recitazione. La pellicola ha vinto il premio oscar per “Miglior film” e “Miglior sceneggiatura originale” agli Accademy Awards del 2016. Osannato e odiato dalla critica, Spotlight ha diviso anche il pubblico. I temi trattati, infatti, non sono adatti a coloro che valutano la realtà secondo una sola ottica. L’autocritica e la ricerca della verità sono fondamentali per comprendere il film. Bisogna accettare che questi fatti  possono formarsi anche nelle istituzioni, inclusa la chiesa. Come afferma il regista Tom McCarthy “il giornalismo d’inchiesta è un principio fondamentale della democrazia”, tuttavia anche all’interno della stampa sono presenti numerose testate giornalistiche che mirano solo a diffamazione. Non è il caso della redazione Spotlight che, nonostante una certa invadenza nella vita privata di alcune persone, non perde mai di vista il proprio obbiettivo ed il fine per cui è nata questa inchiesta. Il punto di attenzione viene quindi spostato successivamente sui bambini coinvolti e sul fatto che nessuno può insabbiare un fatto così grave. Si forma una vera e propria lotta per l’informazione ponendo da un lato un sistema che nasconde gravi reati e dall’altro l’affermazione del diritto d’espressione. L’elemento principale che andrebbe valutato resta comunque il lavoro redazionale. Analizzare l’inchiesta nel dettaglio attiene ad una critica differente che non può essere approfondita in questa sede. Cosa è la ricerca della verità? Essa è relativa? Spotlight lascia allo spettatore piena scelta di giudizio sull’operato della stampa americana. Il film presenta semplicemente dei fatti realmente accaduti. Se vi piace il mondo del giornalismo la pellicola fa al caso vostro, mostrandovi la ricerca della verità sotto un punto di vista originale nel mondo del cinema.

“L’ipotesi che a me sembra più feconda è che la notizia e la verità non siano la stessa cosa, e debbano essere chiaramente distinte. La funzione della notizia è di segnalare un fatto, la funzione della verità è di portare alla luce fatti nascosti, di metterli in relazione tra loro e di dare un quadro della realtà che consenta agli uomini di agire.[…] La notizia non dice in che modo il seme stia germinando nel terreno ma può dirci quando appare sul terreno il primo germoglio”. (Walter Lippmann)

Valentino Billeci


 

 

 

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