Difesa Giappone: Tomomi Inada, l’«angelo nero» che spiega le sue ali su Tokyo

TOKYO Le recenti notizie provenienti dal Giappone preoccupano Cina, Corea e Stati Uniti. Shinzo Abe, il Primo Ministro in carica ha voluto mettere in pratica un vero e proprio flip-over dei ministri e da questo è emersa, a capo del ministero della difesa, Tomomi Inada.

Un fatto eccezionale che segna la storia politica del Giappone poiché vede ricoprire, per la seconda volta, questa prestigiosa carica da una donna. La scelta però non appare per niente irrazionale nel momento in cui si puntano i riflettori su chi è T. Inada. Determinata avvocatessa cinquantasettenne, fervente donna politica, si è guadagnata con il tempo gli appellativi di “Giovanna D’arco”, “Dark Lady” o “Angelo Nero”.

Laureatasi nel 1981 alla “Waseda University” e abilitatasi nel 1985 ha preso posizione fin da subito riguardo la causa del “Contest to kill 100 people using a sword” passato alla storia come “Il Massacro di Nanchino”, avvenuto nella seconda guerra sino-giapponese. Avrebbe voluto supportare l’onore dei soldati durante la guerra ed è per questo che nella sua vita ha difeso con costanza la sua posizione nazionalista e negazionista, reputando il massacro un normale scontro militare screditato dalla propaganda anti-nipponica e reso crimine dalla volontà del governo cinese.  Ferma nella sua posizione, non ha rinunciato a suscitare forti critiche recandosi assiduamente al sacrario di Yasakuni Jingu, un tempio “proibito” sia per gli occidentali che per gli orientali per il fatto di ospitare le ceneri di molteplici criminali di guerra. Per l’indefessa donna resta “un luogo in cui si onorano le anime dei soldati che hanno combattuto una disperata guerra contro gli invasori che volevano distruggere il Giappone”.

Nel 2005 fu eletta per la prima volta dalla camera dei deputati. Altamente stimata da Shinzo Abe per il suo modo di fare politica, ma soprattutto per il suo attivismo storico, T. Inada ha raggiunto quest’anno un altro traguardo, ricomprendo l’ambita carica di ministro della difesa e responsabile delle strategie politiche del partito Liberaldemocratico (Lpd). Dopo quattro elezioni alla camera dei deputati Tomomi Inada è divenuta anche uno dei più influenti membri di una lobby revisionista, la «Nippon Kaigi» (日本会議, “Japan Conference”).

Questo speciale comitato nazionalista e monarchico risulta essere un vero e proprio partito non politico. Statuito nel 1997 in soli venti anni ha radunato 38.000 membri capaci di avere una forte influenza sul potere legislativo ed esecutivo. Lo stesso Shinzō Abe ne è membro e svolge una funzione di super visore. 

L’appartenenza a tale gruppo è una delle maggiori preoccupazioni internazionali poichè il principale scopo risiede nella volontà di riformare la coscienza storica giapponese in vista di una riforma della Costituzione pacifista vigente. Come ha ribadito più volte la Dark Lady “la Costituzione ci è stata imposta da gli Usa, è giunto il momento di riscriverla noi”. In particolare la critica più accesa riguarda l’Art. 9 che nega al Giappone la possibilità di ricorrere alla guerra per dirimere contrasti internazionali concedendo il solo possesso di forze armate di autodifesa. Nonostante ciò il Giappone rimane la quinta potenza militare al mondo ed è per questo che non vacillerà la volontà di Inada-san di ridare al Giappone l’onore e il rispetto del Mondo intero. Affinché ciò possa avvenire la strategia più indica appare quella della rivalorizzazione della storia e soprattutto delle tradizioni che possa mettere l’accento sull’importanza della famiglia, della Nazione e permetta l’abolizione della separazione Stato-Chiesa.

Tutto ciò si traduce nella creazione di un nuovo modello di educazione che esalti la Nazione, la sua bandiera, gli antenati e le loro più ancestrali tradizioni. Ha come conseguenza un nuovo concetto di pace mondiale e di sicurezza nazionale che dovrebbe essere in grado di controbilanciare forze ostili come la Cina e il Nord Corea creando un clima di coesistenza capace di dare mutua prosperità.

“Per noi è importante rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti, come anche le relazioni trilaterali fra Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud che condividono gli stessi interessi strategici e valori”, ha affermato la Ministra della Difesa sottolineando gli obiettivi del suo mandato.

Un primo passo verso tutto ciò è stato fatto dalla promulgazione della legge con la quale è stata data alle forze armate nipponiche la possibilità di intervenire all’estero a sostegno di Paesi alleati.

L’impero del Sol Levante sta risorgendo. Se nel 2012 il «falco di ultra-destra» come la definisce l’agenzia di stampa Cinese Xinhua era direttrice della divisione sugli affari giudiziari del consiglio di ricerca sulle politiche dell’Ldp e ministro per le riforme, promuovendo la strategia del «Cool Japan» tecnica di soft power « abile ad influenzare indirettamente l’interesse e il comportamento attraverso mezzi culturali e ideologici»(Christine R. Yano, Wink on Pink: Interpreting Japanese Cute as It Grabs Global Headlines, in The Journal of Asian Studies, vol. 68, nº 3, Cambridge University Press, 2009, pp. 681–688); adesso la vediamo come la paladina “protetta” dal Primo Ministro, a difesa del nuovo “hard power” segnato da nuove tecniche militari che caraterizzeranno la difesa del mare giapponese.

Protettrice dell’ipotesi di un Giappone dotato di testate nucleari non le sono mancati in questi anni atteggiamenti provocatori nei confronti della Cina e della Corea del Nord come ad esempio il suo tentativo nel 2011 di atterrare sull’isola di Ulleung, contesa fra Tokyo e Seul nonostante le autorità coreane lo vietassero.

Ma le sue provocazioni non sono state poche infatti negli ultimi anni si è parlato molto del suo ostinato atteggiamento revisionista che mira a provocare i due vicini asiati  ribadendo che le responsabilità del Giappone nella seconda guerra mondiale sono solo questioni di punti di vista e schivando abilmente ogni polemica.

Se al grido “Japan is back” era seguito il declino politico ma anche economico , a causa della abenomics, il nuovo rimpasto di Governo, nonostante faccia tremare i rivali nipponici sembra promettere davvero l’inizio di una nuova era. Nell’epoca del risorgimento dei nazionalismi e dell’avanzata sempre più notevole delle destre e dello spirito nazionalista, Tomomi Inada si inserisce con tutta la sua ostinata intraprendenza nell’arena internazionale e con grande ambizione non nega la sua volontà di segnare la storia magari divenendo lei stessa primo ministro.

Cosa le manca per riuscirci? Probabilmente ha tutte le carte in regola per giocare e vincere, tuttavia come fa notare la critica e in particolare Yasunori Sone, professore di scienze politiche alla  Tokyo’s Keio University

“One of the qualities she needs to have is international experience, if she’s really aspiring to be a leader,” …The job of defense minister may give her opportunities to learn to work with other countries and learn their viewpoints.”

Ciò che le serve è un’esperienza internazionale e certamente alla Dark Lady non sfugge che la sua nuova carica le serve come trampolino di lancio per migliorarsi e poter davvero guardare al futuro con la speranza di giungere ai vertici della politica segnando la storia con una donna al potere in Giappone.

Se pur le sue posizioni politiche e storiche possono essere discutibili e nonostante la morale ci impone di fare giustizia storica e di bandire i revisionisti, nulla ci impedisce di tifare per una donna forte e capace di farsi strada in uno stato come il Giappone. Inada- san, pur con tutte le sue posizioni dai più democratici criticabili è il simbolo di una storica rivalsa femminile e di una svolta epica sul ruolo delle donne in politica.

Simona Di Gregorio