Lo “strappo” di Bratislava: le orecchie da mercante di Merkel e Hollande alle urla di Renzi

Altro che “spirito” di Ventotene. A poche settimane da quello che è stato definito come il patto per il rilancio dell’Unione, il fronte dei tre grandi leader europei, Renzi, Merkel e Hollande sembra essersi già spaccato.

Le preoccupazioni della vigilia sul vertice di Bratislava, il primo del dopo Brexit, sono state confermate. I temi sul tavolo, immigrazione e crescita su tutti, restano dei nodi ancora irrisolti. Non si può dire che dall’incontro ne sia uscita un’Europa più forte, al netto delle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dalla Merkel e da Hollande. Ma, non da Renzi, la cui assenza a fianco degli altri due leader nell’incontro con i giornalisti ha fatto senza dubbio rumore. Il summit di Ventotene sembrava aver consolidato il nuovo blocco delle tre nazioni che avrebbero dovuto assumersi la responsabilità di difendere quel che resta dell’Unione Europea, dopo lo shock Brexit, e rilanciare l’era di una maggiore integrazione politica ed economica. E invece, ecco una nuova rottura, con Francia e Germania che ritornano, in sostanza, a far comunella, e a dettare la linea, come avveniva qualche anno fa. E un Renzi che ne prende le distanze, ancora una volta.

Il premier italiano ritorna, quindi, ad attaccare la Germania, rilanciando sui temi, migranti e crescita, su cui Roma pretende una posizione netta da parte dell’Europa, e che, invece, tarda ad arrivare. «Non sono soddisfatto delle conclusioni su crescita ed immigrazione», ha ribadito Renzi, quasi in contemporanea alla conferenza stampa congiunta di Merkel e Hollande. Il primo ministro italiano non ha fatto nulla per nascondere la propria delusione sull’esito del vertice. «Non devo fare una recita a copione per far vedere che siamo tutti uniti», ha tuonato, contestando chi parli «di passi avanti per quanto riguarda il documento dei migranti». «Non si può pensare che con l’accordo con la Turchia avete risolto tutti i vostri problemi», ha avvertito, puntando il dito sull’immobilismo europeo alle richieste italiane. Renzi accusa il fatto che la sua proposta sul migration compact, pur ricevendo il sostegno di buona parte dell’Unione, resta ancora in alto mare, visto che nessun riferimento al rapporto con l’Africa è stato fatto nel corso del vertice. «O l’Ue fa gli accordi con gli africani o li facciamo da soli», evidenziando a proposito come la situazione sulle coste italiane resti d’emergenza. «Non è che la guardia costiera europea può limitarsi a portare i migranti in Sicilia e Puglia. È ora di vedere i fatti», ha sostenuto. Parole dai toni convinti e accessi, e che si sono riproposti anche per quanto riguarda il tema scomodo della crescita economica.

Proprio nei giorni, in cui, il suo ministro all’Economia, Pier Carlo Padoan, ha dovuto ammettere una crescita al ribasso rispetto alle attese dei mesi precedenti, il premier tenta di alzare l’asticella anche sul fronte economico. E lo fa a cagione di un motivo: non intende mollare sulla flessibilità per il 2017. La stessa di cui l’Italia ha già beneficiato per l’anno in corso. A tal proposito, il premier conta di far pesare, e molto, gli effetti del rallentamento economico globale sui conti italiani, e gli eventi che gravano e graveranno sugli stessi, su tutti l’impegno sul fronte dei migranti, ma soprattutto l’opera di ricostruzione che aspetta il governo nelle zone terremotate. Renzi lancia il guanto di sfida consapevole di aver gli occhi addosso dell’Unione Europea, visto che il miglioramento dei conti pubblici italiani, promesso a fronte della flessibilità ottenuta a maggio, non è per nulla avvenuto. «Se l’Europa deve riavvicinarsi ai cittadini non può essere quel soggetto che mi impedisce di intervenire in edilizia scolastica», ha ricordato il premier, allontanando “l’Europa dell’austerity”, e lasciando intendere che la flessibilità, concessa o meno, su alcuni interventi l’Italia se la prenderà giocoforza.

Uno strappo forte, quindi, non il primo tra Renzi e la Germania, e che nasconde delle distanze su temi, che si trascinano da anni, e che ad oggi sembrano difficili da ricucire. Il fatto, però, che queste emergano a distanza di qualche mese da eventi determinanti per l’esistenza stessa dell’Unione Europea preoccupano e non poco. La Brexit, e la reazione spontanea ad essa compresa la ricongiunzione a Ventotene, aveva illuso gli europeisti che la storia potesse finalmente cambiare. E invece, la conferenza stampa di due soli paesi, a fronte di un tavolo diviso su molti dei temi affrontati, appare come un film già visto anni addietro. Il problema, però, è che l’Unione Europea, di tempo non ne ha più.

Mario Montalbano


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