Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Vent’anni fa la Stone of Scone tornava a Edimburgo. Due anni fa la Scozia non esitava a recarsi freneticamente alle urne per votare sull’indipendenza dal Regno Unito, ma va da sé che il paese storicamente cattolico voglia dimostrare la sua completa autonomia da Londra. La Pietra di Scone è un tassello di questo sentimento; non è che un grosso masso dove anticamente venivano incoronati i regnanti scozzesi e che nel 1296 è stato trasportato a Londra, a Westminster Abbey, in seguito all’unificazione di Scozia e Inghilterra.

Tante storie possibili si nascondono dietro questo grande simbolo nazionale: la falsificazione della Pietra prima della consegna ai regnanti inglesi nel XIII secolo; la fabbricazione di decine di copie e l’impossibilità di stabilirne l’autenticità già all’epoca del primo storico spostamento; la scarsa insistenza del governo scozzese negli anni ’90 – quando il masso tornò in terra scozzese – forse dovuta alla conoscenza della sua non autenticità.

E’ andata realmente persa tutta la (quasi) millenaria questione dell’indipendenza scozzese dal Regno Unito? Gli Scozzesi avranno riavuto la Pietra del Destino – o forse l’hanno sempre tenuta covando una simbolica vendetta per secoli – ma non hanno avuto un gran risultato al referendum del 18 Settembre 2014. La Scozia deve essere indipendente? Ha vinto, anche se di poco, il No.

Nel turbolento periodo di campagna referendaria le tematiche principali di dibattimento erano le adesioni a soggetti sovranazionali, per le quali vi erano – e vi sono tuttora – pareri contrastanti, primi fra tutti i rapporti con l’Unione Europea e la NATO. Mediaticamente accennato è il malcontento scozzese in seguito alla Brexit. Ma è la gestione della domanda indipendista che lascia un po’ a desiderare: continui aborti tra i progetti partitici di spiccato nazionalismo scozzese, proposte andate nel dimenticatoio dopo brevi discussioni al Parlamento, o intere riforme di autonomia economica e legislativa bruciate sul più bello. Forse non era poi così popolare la scelta di un alternativo Futuro per la Scozia anche se poco credibile appare che la solenne traslazione della Pietra fu voluta dal Governo centrale per calmare i bollenti animi di ribellione alla Corona. Non si era mai sentito che un blocco di pietra arenaria – peraltro grossolanamente squadrato – ponesse fine al secolare dissenso. Piuttosto l’Inghilterra, più di tutte le nazioni del Regno, si è tolta un grosso masso dalle spalle uscendo dall’Ue. Masso che ha restituito posandolo sulla muraglia di Calais.

Ci siamo espressi tutti in favore dell’oppressione scozzese nella questione britannica, con sdegno nei confronti del mancato riconoscimento di una seria autonomia dopo aver letto le percentuali che la davano favorevole al Bremain. Tutti difensori della libertà e dell’autodeterminazione, ma che ne sappiamo di un Popolo che ha aspettato sette secoli per avere un sasso indietro ma che dopo una campagna referendaria di qualche anno ottiene un No all’indipendenza?