Un’altra occasione per valorizzare i beni culturali ed il turismo in Sicilia

Di Ugo Lombardo – La definizione di bene culturale si è allargata nel tempo fino a comprendere sia i beni artistici, storici, ed archeologici che quelli etnografici ed ambientali, nonché le manifestazioni folcloristiche.

La nuova scienza denominata Economia dell’arte ha sottolineato l’importanza che ha la cultura per fare aumentare la ricchezza di una nazione. È fondamentale la cura che uno Stato ha della propria offerta culturale affinché essa possa diventare un’attrattiva che orienta le scelte turistiche e quelle del tempo libero. Questa è una visione che colloca le attività di produzione e consumo di beni e servizi culturali all’interno di un sistema economico e pertanto i beni culturali assumono una doppia valenza: simbolica e commerciale.

Il bene culturale, quindi, è in grado di produrre valore economico anche se, a differenza dei normali beni economici, quelli culturali hanno un consumo di tipo “cumulativo”. Questo significa che il bene non viene esaurito in un solo utilizzo ma anzi più se ne fa uso, più aumenta la sua conoscenza ed il suo valore. Ovviamente però i beni culturali non sono beni “riproducibili” e quindi vanno tutelati per quella valenza d’identità ed unicità che rappresentano.

Alcune recenti ricerche fatte sul livello di dotazione di beni culturali ed ambientali hanno portato alla luce il fatto che il Mezzogiorno in genere, e la Sicilia in particolare, possiedono una grande quantità di risorse artistiche culturali e ambientali più favorevole rispetto a quelle concentrate nel Centro – Nord dell’Italia. Purtroppo, ciò che differenzia e che accentua il divario nord/sud sotto questo punto di vista è l’incapacità di saper valorizzare e quindi attivare appieno le potenzialità locali. Se utilizzate al meglio, infatti, queste potrebbero portare ad un incremento notevole dei flussi turistici con la conseguenza di maggiori entrate in senso economico.

L’osservatorio turistico delle Isole Europee (OTIE), in un’analisi sull’effetto del brand UNESCO in Sicilia, ha messo in evidenza che vi è una crescita sia delle presenze che degli arrivi stranieri nelle località che hanno beni inseriti nella World Heritage list. Inoltre, rispetto al numero degli abitanti, vi sono più attività ricettive e B&B.

Purtroppo però, a dispetto di questo, i siti dichiarati patrimonio dell’umanità localizzati in Sicilia non sono un volàno di crescita a causa dello scarso dinamismo imprenditoriale. Non si è investito ancora a sufficienza né sulla conservazione né sulla valorizzazione del patrimonio ambientale/culturale dell’isola, probabilmente perché si è sottovalutata l’importanza che esso può avere per lo sviluppo del settore turistico e non solo. Tutto questo è frutto di una mancata politica regionale univoca capace di evitare strategie frammentate attraverso un piano di sistema comune per la valorizzazione dei beni culturali siciliani.

Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) e il Ministero del Turismo, infatti, hanno dato via ad un progetto chiamato i “Cantieri della Cultura” con l’obiettivo di rilanciare musei, templi e monumenti siciliani. «I cantieri della cultura – ha dichiarato il ministro Dario Franceschini – sono un’ulteriore dimostrazione di come e quanto il governo stia investendo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e archeologico del nostro Paese».

Per questo sono stati sbloccati per la Sicilia due miliardi e 300 milioni di euro e 332 milioni a testa per le città di Catania, Messina e Palermo. Questi fondi hanno lo scopo di effettuare interventi precisi su infrastrutture, ambiente, sviluppo economico e produttivo, turismo e valorizzazione dei beni culturali, occupazione e lotta alla povertà, istruzione e formazione, rafforzamento della pubblica amministrazione. 

Il più grosso finanziamento andrà a Caltagirone con il museo della Ceramica calatino per il quale arriverà un cantiere da 8,6 milioni provenienti dal “Programma operativo nazionale Cultura e sviluppo”. Il secondo finanziamento più grosso verrà erogato per gli interventi all’Orecchio di Dionisio di Siracusa.

Saranno inoltre finanziati altri interventi a Case Vinci di Aidone, nella Valle dei Templi, all’ex Manifattura tabacchi di Catania, nel convento di Santa Maria del Gesù di Ragusa, al Villino Favaloro di Palermo, a Cava d’Ispica, al parco archeologico della Forza di Ispica, al museo di Kamarina, alla Neapolis di Siracusa e nel parco archeologico di Gela.

Particolari finanziamenti da parte del Cipe sono previsti per Palermo. Questo piano fa parte del “Patto per Palermo” che Orlando, il 30 aprile 2016, ha sottoscritto con Matteo Renzi e che prevede investimenti complessivi per oltre 770 milioni di euro di cui, appunto, 332 sono quelli deliberati dal Cipe ed altri 438 provengono da altre fonti o sono già disponibili nel bilancio comunale.

L’intervento più grosso, per circa 200 milioni, riguarda la realizzazione delle tre nuove linee tranviarie; 10 milioni per riqualificare la Circonvallazione, 32 milioni per l’edilizia scolastica; 22 milioni per il restauro del teatro Massimo; 4,8 milioni per lavori ai Cantieri alla Zisa; 6 milioni per la valorizzazione del sito Unesco Palermo arabo-normanna. 

La politica regionale non dovrebbe assolutamente perdere tale opportunità. È necessario realizzare progetti sistemici in grado di creare una sinergia che metta in moto un circolo di sviluppo virtuoso che ha come volano la valorizzazione dei beni culturali ed artistici dell’isola, portando ad un’adeguata crescita di presenze nei siti culturali, museali ed ambientali, con una ricaduta non indifferente su tutta l’economia siciliana.

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