Alì vs Foreman al «The Rumble in the Jungle»: una lezione di sport e di vita

 

The Rumble in the Jungle, “la rissa nelle giungla”, non è solo l’incontro più famoso nella storia della boxe ma uno dei match più significativi  dello sport del secolo passato. I grandi pugili del passato come Braddock, Bear, Liston e Robinson avevano sostenuto scontri memorabili lasciando un segno indelebile nella storia. Foreman e Alì andarono oltre. Non solo mostrarono grande abilità e tecnica ma regalarono alla città di Kinshasa uno scontro tra due realtà sociali differenti.

Da un lato Muhammad Alì, simbolo degli emarginati e dei poveri in cerca di riscatto, e dall’altro George Foreman, emblema di quella parte della società nera incapace di ribellarsi  alla società plutocratica americana. Alì, dopo la revoca dei titoli di campione e le sconfitte con Joe Frazier e Ken Norton, voleva dimostrare di essere ancora il più grande.

All’età di 32 anni, Muhammad era dato per spacciato dalla critica, e considerato troppo “vecchio” e incapace di reagire. Foreman aveva 25 anni, era nel pieno della sua forma e, soprattutto, deteneva il titolo. Tecnicamente Foreman era più lento ma non meno pericoloso. Aveva una massa muscolare leggermente superiore,  pesava 220 libre contro le 216 di Muhammad.

Alì sapeva bene che non sarebbe riuscito ad abbattere facilmente il suo avversario, ma volle dimostrare di essere tecnicamente superiore a Foreman allenandosi duramente. La tecnica di Alì era completamente differente: gioco di piedi, rapidità e jab martellanti ruotando attorno all’avversario per sfiancarlo.

L’evento venne organizzato da Don King presso Kinshasa nello Zaire, odierno Congo. Inizialmente Muhammad non era d’accordo poiché Don King chiese il permesso per il match al dittatore Mobutu Sese Seko. Alì odiava qualsiasi tipo di dittatura ma alla fine accettò, pensando che il suo gesto avrebbe dato un segno di speranza ai popoli oppressi in Africa. Foreman e Ali passarono l’estate del 1974 ad allenarsi nello Zaire, abituando i loro corpi al calore e al clima tropicale della nazione africana. L’incontro era programmato in settembre, ma durante un allenamento Foreman si ferì all’occhio destro, per cui l’incontro dovette essere rinviato ad ottobre.

poster dell’incrontro di Kinshasa firmato da Mohamed Ali – Nicoleon

Si stabilì la data dell’incontro per il 30 ottobre alle 4 di mattina (ora di Kinshasa) per poter essere trasmesso in diretta televisiva al pubblico americano nella fascia serale (del giorno prima). La trasmissione era commentata da Bob Sheridan, mentre David Frost conduceva le interviste da bordo ring. All’incontro erano presenti numerosi divi del cinema e campioni di boxe, tra cui Ken Norton e Joe Frazier.

Alì e Foreman si prepararono per l’incontro più importante della loro vita. Migliaia di persone arrivarono allo Stade Tata Raphael di Kinshasa. La stampa dava per vincitore certo Foreman. Il pubblico si schierò con Alì incoraggiandolo e dicendogli «Alì Buma yè! Buma yè!» “Alì uccidilo! uccidilo!”.

L’incontro. Cominciò il primo round e fu proprio Muhammad ad attaccare in maniera diretta e rapida. Foreman rimase sorpreso ma i colpi dell’avversario non lo scalfivano minimamente a causa della mole di George, il quale decise di contrattaccare nel secondo round.

Alì dovette passare alla difensiva coprendo volto e fianchi coi pugni ed i gomiti. I colpi di Foreman erano terribili. Muhammad avrebbe resistito solo per pochi round. Fu in quel momento che Alì utilizzò una semplice tecnica ma efficace per tentare di ribaltare l’esito del scontro. La tecnica del Rope-a-dope salvò Alì da un KO inevitabile. Muhammad decise di assumere la posizione di guardia chiusa (le braccia coprono tronco e testa) e di appoggiarsi volontariamente alle corde. Così facendo Foreman colpiva Alì ai fianchi ma i suoi colpi venivano assorbiti dal corpo di Muhammad che rimbalzava sulle corde riducendo notevolmente i ganci devastanti di George.

Un colpo di Foreman su Alì alle corde

Ogni tanto Alì apriva la guardia per sorprendere Foreman colpendolo al collo e cercando di ricorrere a piccole perdite di tempo. Al sesto round Foreman era stremato, i suoi jab erano lenti e deboli ed Alì ne approfittò cominciando a martellarlo coi suoi diretti rapidissimi.

A metà dell’ottavo round lo stadio stava crollando per l’adrenalina che si era creata sul ring e tra gli spettatori. Alì si liberò dalle corde ed assegnò pochi ganci ma estremamente forti al viso di Foreman mettendolo KO. George non riuscì a rialzarsi ed al decimo secondo Alì ottenne la sua rivincita sul mondo e su tutti quelli che lo avevano dato per finito.

The Rumble in the Jungle” consacrò definitivamente Muhammad nell’olimpo dello sport, dimostrando che l’astuzia e l’ingegno possono avere la meglio sulla forza bruta. Alì ottenne la sua soddisfazione personale dopo la parentesi del Vietnam ed insegnò al mondo intero una lezione importante: anche se perdi, fallisci o cadi devi riuscire a rimetterti in piedi. Nonostante numerose polemiche sul match, Foreman riconobbe la superiorità di Muhammad Alì.

Col tempo i due divennero amici e nel 1996 presentarono il documentario sul loro scontro in Zaire “When We Where Kings” agli Accademy Awards. In quella occasione, George aiutò Mohammed a salire i gradini poiché da qualche anno era stato colpito dal morbo di parkinson. Queste sono lezioni di vita. Questa è la storia dello sport.