GMG Cracovia 2016, diario di un’esperienza rigenerante

Di Giuseppe Sollami – Beato il popolo scelto dal Signore. Raccontare un’esperienza indimenticabile, pochi giorni dopo averla vissuta, è sicuramente un’operazione di autentica nostalgia, ma che merita di essere condivisa.

La Giornata Mondiale della Gioventù 2016 si è svolta a Cracovia, città del sud della Polonia in piena espansione economica, ben integrata ormai con le sue simili europee, e ha visto incontrare il Pontefice Francesco con circa due milioni di persone provenienti da ogni parte del mondo (le stime parlano di circa 197 Paesi rappresentati).

Percorriamo il nostro diario dalle origini, e cioè da quando il nostro volo è atterrato a Varsavia il 24 luglio: appena sbarcati abbiamo subito intuito l’atmosfera gioiosa di molti ragazzi che, come noi, arrivavano per la medesima manifestazione: canti, sorrisi ed un clima di casa ci ha subito accolti.  In autobus ci siamo spostati verso il nostro primo alloggio e soprattutto, verso la cittadina di Paprotnia, dove ha sede il monastero che ospitò San Maksimilian Maria Kolbe, martire dell’amore, che si offrì per essere fucilato al posto di un padre di famiglia, all’interno del campo di Auschwitz il 14 agosto 1941: lì abbiamo visitato il museo a Lui dedicato ed abbiamo celebrato la nostra prima messa in terra di Polonia.

Il giorno seguente lo abbiamo dedicato alla visita del museo Giudaico e del museo della Guerra in Varsavia. In essi abbiamo potuto vedere le sofferenze degli Ebrei (che in Polonia coesistono già dal 1100) patite soprattutto dal 1800 alla metà del 1900, quando furono ghettizzati e poi barbaramente internati dai nazisti nei campi; inoltre abbiamo potuto vedere, attraverso una ricostruzione video la città di Varsavia completamente distrutta nel 1944. La nostra giornata si conclude con la visita al palazzo reale e la messa celebrata dal parroco polacco e dal nostro presbitero che ci ha accompagnato, nella Cattedrale della capitale polacca.

Il 26 luglio è dedicato alla visita del seminario Redemptoris Mater di Varsavia, seminario missionario creato dal Cammino Neocatecumenale, per dare spazio alle vocazioni del Cammino stesso, anche se alle dipendenze del vescovo locale: un’ esperienza per noi “neocatecumeni” molto significativa, perché abbiamo toccato con mano la vita quotidiana di un seminarista. L’emozione più bella di questa visita è stata l’incontro di un gruppo di fratelli siriani ed iracheni, la dimostrazione che Dio vince anche nei luoghi di guerra e di persecuzione.

Tralasciando la visita del 27 luglio ancora a Varsavia, ci spostiamo direttamente ai giorni più intensi del pellegrinaggio, ossia i giorni passati a Kielce, a Krzepice, a Częstochowa e a Cracovia. A Kielce siamo stati ospiti delle famiglie dei fratelli del cammino Neocatecumenale della città, per poter fare la missione di evangelizzazione nelle piazze della città, accompagnati dal grande Padre Nikos, un parroco energico e combattivo: mai avevo provato un senso di ospitalità tale da parte di persone completamente estranee, capaci di trattarti come se fossi un loro figlio.

Finito il periodo della missione di Kielce, ci siamo spostati un giorno al Santuario di Jana Góra, a Częstochowa, dove abbiamo avuto il primo contatto vero e proprio con tutto il mondo: statunitensi, australiani, cinesi, sudafricani e tanti altri ancora per pregare davanti la Madonna Nera.

Imminenti erano i giorni della GMG vera e propria, ma dovevamo ancora portare a termine l’ultima missione in un piccolo paese rurale di poche anime: Krzepice. Qui abbiamo ricevuto un’accoglienza quasi da salvatori: bellissima esperienza la sera dove molti abitanti sono accorsi nella piazzetta del paese per partecipare alla missione.

Arriva finalmente il giorno della veglia con il Santo Padre ed i presupposti sono tutti dalla nostra parte: la polizia scorta il nostro autobus fino allo slargo autostradale dove è stato predisposto il parcheggio per tutti gli autobus. Scendiamo e ci prepariamo ai circa 15km di cammino che ci porteranno al campus Misericordiæ. Nel tragitto riceviamo beveraggio ed incitamenti dagli abitanti delle case che costeggiamo. Più andiamo avanti e più i colori delle bandiere diventano numerosi: ad ogni nostro passo veniamo accolti con il grido “italiano batti le mani”, segno che il nostro tricolore è sempre simbolo di simpatia ed amicizia.

Arriviamo finalmente al settore H14 dove iniziamo la sistemazione del nostro piccolo campo, formato da tende e sacchi a pelo per la notte. La serata, subito dopo il discorso del Papa, che invita i giovani a non poltrire nei divani, ma ad impegnarsi in prima linea per un mondo migliore, è un susseguirsi di canti, musiche ed allegria, che accompagnano i milioni di pellegrini fino alle prime luci dell’alba, quando si inizia ad attendere l’arrivo del Papa per la santa Messa, celebrata in italiano e latino: emozione particolare, poiché per molti era la prima messa celebrata dal Papa in persona.

Il fascino di questo pellegrinaggio lo si percepisce anche quando, alla fine della messa inizia la camminata in mezzo ai boschi per ritornare alle basi di partenza e ai pullman: una camminata di 12km, resa difficile questa volta dalle numerose calche di persone e dalla pioggia, che ci ha accompagnato negli ultimi due chilometri di cammino. Fortunatamente ritorniamo sani e salvi anche se stanchissimi al bus e ci dirigiamo verso la nostra ultima destinazione, Cracovia, ma senza dire addio al campus Misericordiæ, che ritroveremo il giorno dopo, per l’incontro vocazionale con Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale, insieme alla compianta Carmen Hernández (venuta a mancare alcuni giorni prima della GMG) e a padre Mario Pezzi. Anche qui assistiamo ad un vero e proprio tripudio di gioia e di colori: accanto a noi un nutrito gruppo di statunitensi e di bielorussi. Attorno a noi 300.000 persone provenienti anche questa volta da ogni angolo del globo.

Proviamo soddisfazione quando Kiko comunica che gli italiani presenti sono 77.000, più degli spagnoli, Paese di nascita del cammino stesso. Si va avanti e le emozioni si susseguono, dalla toccante catechesi di Kiko, che ricorda numerose volte la compagna di sempre Carmen al momento delle chiamate vocazionali, dove a correre verso il palco sono stati circa 3000 ragazzi, 4000 ragazze e 2000 famiglie: essi sono coloro che porteranno la parola del Signore in tutto il mondo, specialmente nei paesi dove il Cristianesimo è assente o perseguitato.

I restanti giorni li dedichiamo alla visita di Wadovice (la città natale di San Giovanni Paolo II), Kalwaria Zebrzydowska (una via crucis itinerante, in mezzo ai boschi e alla natura polacca) e Cracovia, alternando visita turistica a momenti di raccoglimento e di preghiera.

L’ultimo giorno è dedicato alla visita del campo di concentramento di Auschwitz-BirkenauPer quanti, come me, posavano piede per la prima volta in un luogo simile, è stata davvero un’emozione particolare; passare attraverso la porta della Morte e provare ad immaginare che in quei posti hanno conosciuto la morte circa 1.500.000 persone tra ebrei, polacchi ed altre etnie ti rende piccolo, impotente e privo di parole. Ho scrutato ogni singolo centimetro del campo, visitando il muro della fucilazione, il corridoio della morte ed il famoso binario ferroviario dove arrivavano i convogli pieni di deportati. Il momento più toccante è stato quando, avvicinandomi al recinto, ho toccato il filo spinato: ho sentito dentro di me le grida di migliaia di persone e ho pensato in quel momento che lì dentro l’uomo e le sue ideologie hanno toccato il minimo punto, la nullità, la pazzia. La serata proseguì con il pensiero al campo e al fatto che l’indomani saremmo ripartiti per l’Italia.

Siamo giunti alla fine di questo diario di viaggio, un viaggio intenso ed indimenticabile, che, come ho detto ad alcuni amici “volendo riavvolgere il nastro e ripercorrere tutto da capo, sicuramente non sarebbe lo stesso”. Ora, l’appuntamento è a Panama nel 2019 e chissà se si potrà andare e soprattutto si potranno rivivere le stesse emozioni provate in questo pellegrinaggio durato dieci giorni. Devo ringraziare innanzitutto i miei compagni di viaggio, sicuramente non proiettati a caso: il volontario Domenico (Domenék), la nostra guida-traduttore, che ci ha accompagnato in ogni singolo posto, sempre pronto a sacrificare il suo tempo per noi; i nostri accompagnatori, provenienti dalla nostra Parrocchia di Santa Flavia e di San Paolo in Caltanissetta ed il nostro presbitero, Padre Leandro, accanto a noi per sostenerci, dicendo sempre la parola giusta per ognuno di noi.

Il grazie più importante va sicuramente a Lui, che ci ha accompagnato e tenuto per mano ogni giorno, ogni minuto, di questo pellegrinaggio. A Lui sono dedicate queste ultime righe, tratte dal Salmo 32: “Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità”