Scoprire Frida Kahlo, fra l’unicità della sua arte e la rivoluzione

«Dottore, se mi lascia bere questa tequila, prometto che al mio funerale non tocco un goccio». Per conoscere Frida Kahlo bisognerebbe spulciare tra i meandri delle sue avventure, ma da questa ironica citazione si può iniziare a cogliere l’essenza di questa donna che ha incantato e incuriosito il mondo intero.

Trotsky disse a Frida che il successo delle sue opere risiedeva nel fatto che parlano di ciò che noi tutti proviamo, della solitudine e della sofferenza. Lei sosteneva che le sue opere tentavano solo di trasmettere un messaggio: «Noi possiamo sopportare molto più di quanto immaginiamo». Probabilmente il suo messaggio è stato capace di rendere la sua arte «aspra e tenera, dura come l’acciaio e delicata come le ali di una farfalla, gentile come un sorriso e crudele come l’amarezza della vita. Si pensa che nessuna donna sia riuscita prima di lei ad infondere una poesia così straziante sulla vita».

Chi era Frida Khalo? Cosa si cela dietro il mito e il culto della donna dalle sopracciglia ad ali di gabbiano e dai baffi neri e in vista? Frida innanzitutto era una donna forte e determinata. Era messicana e rivoluzionaria. Era una pittrice, moglie di Diego Rivera. Era una studentessa di medicina presso la Scuola Nazionale Preparatoria, quando i dottori di sesso femminile erano solo tre in tutta Città del Messico.

Frida nacque il 6 luglio del 1907, ma affermava di esser nata nel 1910, anno in cui si accendeva la rivoluzione messicana contro i latifondisti oligarchici e la dittatura di Porfirio Diaz. Le piaceva definirsi figlia della Rivoluzione: «Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. È in quel fuoco che sono nata, pronta all’impeto della rivolta fino al momento di vedere il giorno. Il periodo era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita. Da bambina, crepitavo. Da adulta, ero una fiamma». Mentre la piccola rivoluzionaria cresceva, il mondo si accingeva a percorrere un sentiero di morte, e il pensiero comunista si diffondeva dalla Russia sin oltre l’oceano, facendo giungere la sua eco fino in Messico.

Divenuta adolescente, il suo spirito ribelle divenne impegno politico, destinato ad essere una costante nella sua vita. In seguito, si impegnerà per sostenere economicamente i soldati messicani che combattevano al fianco dei Republicanos, allo scoppio della Guerra civile spagnola nel 1936. Nel 1937 accoglierà Leon Trotsky, esule politico in Messico, con il quale instaurerà un’appassionante avventura amorosa.

Nel 1925 ebbe un tragico incidente che la costrinse immobile a letto. Ma il frizzante animo della diciottenne non si piegò alla sofferenza, anzi quest’ultima fu fonte di ispirazione; trovò espressione nell’arte come mezzo di esorcizzazione. Fu proprio in un letto a baldacchino che Frida scoprì il suo talento e iniziò le sue opere autobiografiche. Affermava: «Dipingo autoritratti perché sono la persona che conosco meglio».

Nel 1928, nel pannello Distribuzione delle Armi, affrescato per i muri del Ministero dell’Educazione, Rivera immortalò l’impegno di Frida rappresentandola nell’atto di distribuire le armi al popolo, insieme ad altri membri del Partito Comunista messicano (PCM).

La Kahlo si iscrisse proprio quell’anno al PCM, invogliata anche dalla militanza di moltissime donne. L’ondata post rivoluzionaria messicana promosse la diffusione di una gestione politica dell’arte. Diego Rivera, grande maestro della pittura murale, influenzò Frida nella rappresentazione della realtà popolare attraverso un realismo sociale. Dalle prime opere si può già cogliere l’osmosi tra le sue personali vicende, la realtà messicana che la circonda e il suo impegno politico.

L’impegno maggiore di Frida nella sua vita fu lottare contro il destino infelice che le molteplici operazioni la costringevano a sopportare, in seguito all’incidente avuto in giovane età. Ma il compito più arduo fu quello di affermarsi come donna accanto a Rivera, pittore e politico fervente all’epoca, grasso e per niente bello, ma dotato di un fascino del tutto irresistibile. Sposò Frida ben due volte. Il primo matrimonio terminò in seguito al tradimento di Rivera con la sorella di Frida. Fu per la giovane un terribile colpo, tale da essere rintracciabile nelle sue opere. A turbarla non fu tanto la mancanza di fedeltà, la pittrice era consapevole dei tradimenti di Rivera; a colpirla fu la slealtà del marito.

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Frida Kahlo e Diego Rivera

Tuttavia Frida era una donna alternativa e passionale e adorava il suo “panzòn”, non riusciva a vivere senza di lui, e il gigante dell’arte politica comunista non trovava ispirazione senza la sua musa. La coppia suscitò curiosità in tutto il mondo, sia per la singolarità del loro rapporto, sia per il loro irruento impegno politico, sia anche per la loro espressione artistica. Il rospo e la palombella, così erano soliti appellarsi. Frida però seppe emergere da sola, non riuscì a stare all’ombra del marito; nonostante fosse molto critica, capiva che le sue opere avevano una notevole influenza, e seppe ammaliare il popolo, l’America e il mondo intero con il suo affascinante carattere passionale e rivoluzionario.

La sua arte sfugge da qualsiasi filone artistico; Breton la definì surrealista, tuttavia lei fu pronta a ribattere: «Non sapevo di essere una surrealista; fino a quando André Breton non è venuto in Messico e mi ha assicurato che lo fossi» (1938).

Frida, però, ha sempre rifiutato qualsiasi codificazione tipica; era amante della storia messicana, ed esaltava gli elementi indigeni per rivalorizzarli e contrastare il nuovo ordine sociale, dettato dalla dittatura di Diaz e dall’imperialismo americano. Fece della tradizione locale un patrimonio nazionale e mondiale. Ciò infuse in lei il sogno di fare una mostra in Messico. Trasferitasi negli Stati Uniti dal 1930 al 1933, iniziò un periodo artistico parecchio provocatorio, atto a contrastare i processi omologanti derivanti dai valori civili maggiormente diffusi. Sono gli anni della denuncia sociale di Frida.

Il suo dolore tuttavia non tardò a tornare; e nelle sue tele tornò l’esorcizzazione del dolore, l’ironia della sofferenza, la beffa della morte. Nel 1954 fu costretta ad amputare la gamba destra, ma non perdette la voglia di scherzare, e difatti disse con ironia: «I piedi? A cosa mi servono, se ho le ali per volare?».

Una vita trascorsa tra spinte contrastanti di amore e passione, tradimenti e sofferenza, gioia di vivere e crudeltà della malattia, fra tenacia vivente e buio della morte incombente. Una donna capace di infondere desiderio a donne e uomini, intellettuali e non, di fare innamorare il popolo intero; capace di far riecheggiare tra i secoli il suo consenso alla vita, il suo “sì” alla libertà, ai sogni e all’amore, per nutrire se stessa e il mondo della sua passione.

Frida Kahlo morì nel 1954, esattamente il 13 luglio. Ma il suo ricordo non deve essere triste. Morì dopo aver esaudito tutti i suoi sogni, con il suo grande amore, Diego Rivera, vicino a lei. Dipingendo fino al suo ultimo respiro, e soprattutto dieci giorni dopo la grande mostra in suo onore che si tenne in Messico, a cui Frida fu costretta a partecipare testardamente, facendosi trasportare con tutto il suo letto e portando con sé gioia, allegria, musica e festa. Non dimenticando ovviamente di sorseggiare la sua adorata tequila.


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