Il film consigliato | 2001: Odissea nello Spazio (1968)

Tra le figure di maggior spicco nel panorama cinematografico del secolo scorso (vincitore di un solo Oscar nel 1969 per gli effetti speciali) e allo stesso tempo tra le più controverse e apprezzate, abbiamo il regista Stanley Kubrick (1928-1999), fautore di alcuni tra i film più irriverenti come “Arancia Meccanica”(1972) e “Il Dott. Stranamore: Ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba”(1964).  In questa sede parleremo del film che più di tutti lo rappresenta “2001: Odissea nello Spazio”, ideato insieme ad uno di padri della fantascienza letteraria Arthur C. Clarke (1917-2008). “2001: Odissea nello spazio” più che un film (prendendo in prestito le parole dello stesso Kubrick) è “un’esperienza visiva” divisa in 4 parti, che raccoglie la storia e il possibile futuro dell’umanità, poiché nonostante sia un’opera del 1968 riesce ad essere ancora attuale riguardante il tema della tecnologia (e non solo).

I – L’Alba dell’Uomo

Ambientata nell’Africa di 4 milioni di anni fa, questa prima parte segue i tentativi di un gruppo di ominidi, guidati da Moonwatcher (nome dato nel libro al leader di questo gruppo), che cerca di sopravvivere e gli scontri con un altro gruppo di ominidi per il possesso dell’unica pozza d’acqua. Già in questo frangente, possiamo notare come la visione pessimistica kubrickiana riguardante l’essere umano prenda forma nel concetto hobbesiano del “Bellum omnium contra omnes”, in cui entrambi i gruppi sono disposti a seguire l’istinto di distruzione del prossimo, al fine di dare soddisfazione ai propri desideri. A seguito del contatto con un strano Monolite nero, il gruppo e soprattutto Moonwatcher svilupperanno alcune forme di evoluzione tecnologica. Infatti il leader capisce di poter ottenere ciò che desidera, tramite l’eliminazione del nemico con l’uso di un’arma: l’osso. E qui c’è la famosa scena (accompagnata dal tema principale del film “Così parlò Zarathustra” di R. Strauss) del lancio dell’osso che si trasforma in una navicella spaziale, a dimostrare l’evoluzione tecnologica continua dell’uomo.

II – ATM-1

Dopo aver visto ballare il valzer di due navicelle spaziali, sulle note del “Sul bel Danubio blu” di J. Strauss, il dott. Heywood Floyd incontra, prima di partecipare ad una conferenza con alcuni capi militari, per discutere la stranezza di alcuni segnali scaturiti da un oggetto non identificato (il Monolite nero) sulla Luna, dei colleghi russi con cui scambia un paio delle già poche battute del film.  Questo dialogo è importante per capire il contesto storico dell’opera di Kubrick in quanto si evince il totale gelo dei rapporti tra USA e URSS (infatti siamo in piena Guerra Fredda) ma viene affrontato in maniera diametralmente opposta all’opera precedente di Kubrick: Il dott. Stranamore in  cui la Guerra Fredda viene dipinta come una commedia nera.

 III – Missione su Giove

Nel 2001 viene mandata in missione ricognitiva verso Giove la navicella Discovery One, comprendenti: 3 scienziati ibernati criogenicamente, il comandante Dave Bowman, il suo vice Frank Poole e il super-computer HAL 9000. Inizialmente la spedizione è tranquilla, non ci sono problemi tra l’equipaggio “sveglio” e la macchina. All’improvviso HAL riscontra un problema in uno dei suoi sistemi ma, esso stesso lo nega (in quanto lui afferma di non commettere alcun errore). Questa situazione porterà alla morte sia del vice Poole, nel tentativo di riparare il guasto manualmente al di fuori dell’astronave, sia dei 3 scienziati ibernati. Il comandante Bowman, dopo essere riuscito a scampare al tentato omicidio di HAL, decide di disattivarlo scollegando tutti chip, tralasciando quelli per il controllo manuale dell’astronave. Qui si assisterà alla morte lenta di HAL e alla scoperta del suo malfunzionamento. Si scopre, infatti, che la missione in realtà serviva a scoprire la presenza di forme extraterrestri, tramite l’analisi degli impulsi lanciati dal monolite della Luna. Questa parte è importante, oltre che per la realizzazione tecnica e maniacale di un’astronave (considerato che Kubrick ha avuto dalla NASA i progetti di astronavi che all’epoca risultavano credibili) e alla visionarietà degli strumenti di comunicazione e navigazione (gli schermi piatti e i touch-screen), soprattutto per il tema della tecnologia.  Ci invita a pensare: se è sano o meno sviluppare della tecnologia molto superiore alle capacità umane e se questa a sua volta potrà prendere il sopravvento. Questo tema, oltre ad essere stato affrontato da filosofi come Heidegger e sociologi, lo si può riscontrare anche nel racconto ebraico del Golem. Creare tecnologia così avanzata potrebbe portarci all’estinzione?

IV – Giove e oltre l’infinito

Il sopravvissuto Dave Bowman scruta un oggetto misterioso in orbita su Giove e decide di andargli incontro. L’oggetto misterioso si rivela essere un monolito, molto più grande rispetto a quello situato sulla Luna, e tramite una delle scene esteticamente più belle e strane del cinema (accompagnata dalla musica di Ligeti) ci ritroviamo catapultati in un viaggio attraverso lo spazio e il tempo alla scoperta di una dimensione interiore profonda, che culmina in una camera da letto in stile impero. Qui, tramite un montaggio superbo, vediamo il nostro protagonista che invecchia inesorabilmente fino a ritrovarsi sul letto in punto di morte e indicante il monolite comparso dinanzi a lui perché è stato prescelto. Il film si conclude con l’immagine di Bowman che al di sopra della Terra, in forma di “bambino delle stelle” (figura che vuole indicare sia un Essere Supremo che è al di sopra della morale sia l’innocenza di un bambino che compie le azioni “al di là del bene e del male”), guarda il pianeta con il tema di “Così parlò Zarathustra”,  a chiudere in una forma ciclica l’opera.

In conclusione, l’opera filosofico-fantascientifica di Kubrick, per definizione dello stesso, non ha una vera e propria spiegazione ma, ci spinge a riflettere sia su noi stessi che sulla nostra condizione tecnologica attuale. Un film non adatto a tutti ma per chi vuole spingere la propria mente verso nuovi orizzonti è perfetto, tutto reso ancor più magistralmente coinvolgente dal connubio perfetto di immagini e musica classica/concreta. Se avete ancora dubbi sull’importanza storica di questo film chiedete a George Lucas che tramite questo film ha trovato la “forza” di intraprendere la stessa strada sconvolgendo la fantascienza cinematografica con Star Wars (dichiarazione presente nel documentario Stanley Kubrick: a life in pictures del 2001).

Ettore Ingrassia