Sri Lanka, «lacrima dell’India»

Di Deborah Conigliaro – Il soprannome dato a questo paese (lacrima dell’India) non potrebbe essere più azzeccato. Sono tanti infatti gli eventi che hanno sconvolto la popolazione dello Sri Lanka e che hanno provocato le lacrime di uomini, donne e bambini per conflitti interni, come quello tra tamil e cingalesi, o disastri naturali come lo tsunami del 2004.

La maggioranza della popolazione ha origine indiana. Si tratta di tamil e cingalesi che si sono insediati nel paese nel VI secolo a.C. Entrambe le etnie sostengono di essere arrivate per prime e ciò costituisce da sempre uno dei motivi di scontro. Oggi il paese è costituito da una maggioranza cingalese e da una minoranza tamil che risiede nel nord-est. Le principali differenze tra le due etnie risiedono negli usi e nella lingua.

Nel 1505 cominciò la dominazione portoghese, seguita poi da quella olandese e da quella inglese. Quest’ultima iniziò nel 1802 e si concluse soltanto nel 1948, quando fu proclamata l’indipendenza di quella che ormai era conosciuta come Ceylon. Gli inglesi lasciarono il paese ai cingalesi – gli unici che, fino ad allora, avevano accettato la colonizzazione inglese. I tamil invece si erano più volte opposti alla presenza inglese, la quale considerava tamil e cingalesi come un’unica etnia che utilizzava soltanto dialetti diversi a seconda della posizione geografica. Nel 1972 Ceylon cambiò nome diventando Sri Lanka, cioè ‘’Paese dei cingalesi’’. Da quel momento cominciarono le discriminazioni nei confronti dei tamil.

È proprio in questo periodo che emerge il gruppo delle Tigri per la liberazione di Tamil Eelam (LTTE) guidato dal leader Prabhakaran. Inizialmente era un’organizzazione che rivendicava uguali diritti per i tamil e solo in un secondo momento perseguì l’idea di creare uno Stato a nord e ad est del paese, il Tamil Eelam. Alcuni esponenti cominciarono ad utilizzare armi e attacchi suicidi contro le forze militari cingalesi. Nel luglio 1983 LTTE attaccò alcuni soldati cingalesi vicino Jaffna nel nord dello Sri Lanka, uccidendone 15. Le Tigri dichiararono di aver agito per rivendicare l’uccisione di uno dei fondatori dello Sri Lanka e il rapimento e lo stupro di alcune studentesse tamil da parte di forze srilankesi.

La bandiera del Tamil Eelam

La rabbia dei cingalesi portò ad una serie di attacchi verso i civili tamil che verrà ricordata come il Luglio nero (1983). Furono incendiate abitazioni e proprietà dei tamil, iniziarono stupri e uccisioni per le strade di Colombo e nelle carceri. Per individuare tutte le abitazioni tamil furono utilizzati, grazie alla cooperazione con il governo, anche gli elenchi di registrazione degli elettori. Le violenze contro i tamil si diffusero anche in altre città. Diverse testimonianze rivelano che soldati e forze di polizia non fecero niente per fermare le uccisioni e in certi casi anzi parteciparono attivamente alla violenza contro i tamil. Da questo momento comincia la diaspora di molti tamil verso Europa, Australia e Canada. Dal 1983 ebbe così inizio una lunga guerra civile.

Nonostante le Tigri Tamil (considerate da molti paesi organizzazione terroristica per l’uso di attacchi suicidi contro militari e, secondo alcuni, anche del reclutamento di bambini) e il governo avessero firmato una tregua nel 2002, con la Norvegia come mediatore, gli scontri continuarono. La situazione divenne ancor più drammatica con lo tsunami che colpì maggiormente il nord-est del paese, provocando la morte di circa 35.000 persone. I soli aiuti che riuscirono ad arrivare ai tamil furono quelli degli emigrati da diverse parti del mondo e nel 2005 dal governo italiano. Miliardi di dollari furono mandati al governo srilankese che però non distribuì gli aiuti nel nord-est.

Nel 2005 viene eletto presidente Mahinda Rajapaksa, che rimase al potere per dieci anni. Nel 2008 il governo cingalese avverte lo staff delle Nazioni Unite presente nel territorio che non riuscirà più a garantire la loro sicurezza nel Nord del paese, invitandoli così ad allontanarsi. I tamil capirono subito che questo poteva essere molto pericoloso perché con l’allontanamento delle Nazioni Unite si allontanava l’unico ‘’testimone internazionale’’. Ma le Nazioni Unite abbandonarono la popolazione. E’ solo grazie alle testimonianze della gente del luogo e ai video di alcuni cellulari di vittime tamil e di soldati cingalesi che si è scoperto come crimini di guerra e crimini contro l’umanità siano stati commessi.

I cingalesi considerarono tutti i tamil combattenti del LTTE e invasero le zone controllate dal gruppo, costringendo gli abitanti a spostarsi in massa. Un’area nel Nord era stata dichiarata dal governo ‘’No Fire Zone’’. Decine di migliaia di persone si spostarono in questa zona credendola sicura, ma si ritrovarono in trappola. Furono tanti i bombardamenti proprio in quella zona, su civili innocenti. Furono colpite scuole e ospedali. La gente moriva per i bombardamenti, per le ferite, la mancanza di farmaci, di cibo e acqua. Nel maggio 2009 c’erano già stati 65 attacchi contro ospedali o luoghi adibiti alla cura delle persone ferite.

Secondo un rapporto Onu sarebbero più di 40.000 i civili uccisi negli ultimi mesi di guerra civile, ma ci sono organizzazioni che parlano di 70.000 morti. Alcuni video inoltre mostrano come prima di essere uccisi i tamil venivano spogliati e bendati e le donne stuprate. Il governo dello Sri Lanka ha sempre negato questi fatti dichiarando che i video fossero stati strumentalizzati.

La guerra formalmente finisce nel 2009 quando il governo srilankese sconfigge LTTE ma i morti e le migliaia di persone scomparse e di cui ancora oggi non si sa nulla rimangono una profonda e inguaribile ferita. Ancora oggi la situazione non è delle migliori. Molti tamil vivono in tende, ci sono notizie di sequestri e violenze, continua l’occupazione militare e la gente non riesce a vivere serena. La vita di queste persone è tuttora segnata dalla paura nonostante ciò sia tenuto nascosto dalla maggior parte dei cingalesi.

Nel gennaio 2015 viene eletto presidente Maithripala Sirisena, ex ministro del governo Rajapaksa. Nonostante i limitati cambiamenti, sono tante le speranze legate al nuovo presidente, il quale afferma di voler rompere con la politica precedente, sconfiggere la corruzione, risolvere il problema della divisione etnica e assicurare la libertà di stampa.

Nel settembre dello stesso anno il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato la necessità di costituire una corte speciale composta da magistrati e investigatori internazionali per esaminare i crimini commessi in Sri Lanka. Un processo esclusivamente domestico non garantirebbe assolutamente giustizia ai tanti tamil che ancora oggi la chiedono. L’Onu ha fallito, così come la stampa che ha parlato pochissimo della tragedia avvenuta in Sri Lanka. Occorre parlare di ciò che è successo e impegnarsi per garantire giustizia ad un popolo che ha perso tutto e che continua ad avere grandi difficoltà nel far sentire la sua voce al mondo intero.

Un ringraziamento particolare va a Nanda e Jensi per i loro racconti ed il grande amore verso il loro popolo.


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