Libia: paura anche per l’Italia

Festeggiamenti in Libia all’indomani del tragico attentato in Belgio. Se da un lato i tre governi del Paese hanno condannato con forza l’azione terroristica di Bruxelles, rivendicata dallo Stato islamico, a Sirte invece, roccaforte dell’Is, il massacro è stato applaudito. Uomini del Califfato hanno percorso le strade della città su veicoli blindati, facendo sventolare le bandiere nere e sparando in aria, in festa per il massacro.

Di tono opposto le dichiarazioni di condanna giunte dal governo ad interim di Al Thinni e da quello di Tripoli, che in due messaggi distinti hanno espresso cordoglio e sgomento per l’azione dei terroristi islamici a Bruxelles. Dal premier designato del Consiglio di presidenza Fayez al Sarraj è stata inviata una lettera di condoglianze a re Filippo del Belgio. A Tobruk alcuni membri della Camera dei Rappresentanti hanno diffuso un comunicato di condanna degli attentati, esprimendo la loro solidarietà ai belgi e sottolineando come gli stessi libici siano stati a loro volta vittime delle violenze dell’Is.

Intanto arrivano altre notizie che ci riguardano personalmente, dato che Abd al-Qadir al-Najdi, il saudita nuovo emiro dello Stato islamico in Libia, svela la strategia del gruppo terroristico che vuole arrivare in Italia. Dopo l’attentato a Bruxelles, le sue parole suonano come un funesto presagio. Dalle pagine della rivista dell’Isis in lingua araba, “Al-Naba” (La Notizia), che lo ha intervistato di recente, il terrorista ha spiegato che i combattenti del Califfato nel paese nordafricano sono «l’avanguardia delle forze che conquisteranno Roma». Iraq, Siria e Libia sono state le tappe del percorso di avvicinamento alla capitale italiana.

La minaccia, adesso, è verso tutti quei paesi che confinano con la Libia ed all’Occidente che vuole contrastare l’avanzata del Califfato in nordafrica. In questo contesto ha parlato anche della formazione del governo di unità nazionale, per il quale l’Italia è parte attiva nelle difficili attività di negoziazione tra le parti, e che per il gruppo terroristico rappresenta motivo di ostilità e quindi ragione di attacchi. Al-Najdi spiega che l’Isis in Libia è un’organizzazione in crescita, che ha iniziato lo stesso percorso di espansione sulle orme di quanto accaduto in Siria ed Iraq. Adesso è qualcosa di più di una succursale in costante contatto con il “governo centrale”. È una realtà che muove i primi passi come “Stato” con l’obiettivo di arrivare a Roma.

Dello stesso tenore i messaggi che gli jihadisti si sono scambiati sui social network dopo gli attentati in Belgio. Mentre a Bruxelles si contavano le vittime dell’ennesimo massacro in nome di Allah, su Twitter, Facebook e Telegram, oltre ai festeggiamenti per quanto accaduto, gli account jihadisti hanno ancora lanciato avvertimenti e minacce all’Italia. Su Telegram, uno dei circuiti legati agli jihadisti nonché una delle piattaforme più sicure in circolazione ( i fondatori invitano gli hacker a cercare di forzare il sistema e trovare eventuali falle nel codice, premiando con cospicui rimborsi economici di 300,000 dollari chiunque sia in grado di decriptare un messaggio inviato da Telegram), si dice siano stati diffusi una serie di messaggi inquietanti: «L’Isis ha colpito Bruxelles, ma ha gli occhi su Roma». E ancora: «Bruxelles, noi siamo qui: quello che sta arrivando è ancora peggio e più amaro, più spaventoso e più doloroso, oh adoratori della croce». Anche su Twitter il tenore dei post è lo stesso: «L’attacco a Bruxelles è la prova che il Califfato ha le braccia lunghe e che può arrivare a qualsiasi obiettivo in qualunque momento. Morirete di odio». Il messaggio orribile, colmo di ostilità nei confronti delle vittime del terrorismo Isis, è contenuto in un tweet pubblicato pochi minuti dopo la notizia degli attentati.

L’autore è un attivista della galassia jihadista. Ed il suo è soltanto un assaggio dei tweet a favore dell’Isis, che lungo la giornata appaiono sul social network, per celebrare nella maniera più macabra una delle giornate più buie che l’Europa ricordi.

Per tornare ai discorsi riguardanti il nostro Paese, nel corso degli ultimi due anni, il Califfato e lo stesso Abu Bakr al-Baghdadi, non hanno mai nascosto che l’obiettivo finale è l’Italia e la sua capitale. Messaggi audio e video, foto, proclami sulle riviste online prodotte dallo Stato islamico ed avvertimenti di vario genere, hanno ribadito sempre lo stesso concetto. Anche all’indomani dell’attentato al giornale francese Charlie Hebdo, in rete è stato postato un video dell’Isis in cui si annunciava la conquista di Roma. In un agghiacciante filmato, della durata di quattro minuti, sono state abilmente montate le immagini di campi di addestramento in Medio Oriente e quelle di Roma: piazza Navona, Pantheon, Fontana di Trevi, Colosseo e ovviamente il Vaticano.

Una voce in arabo, con sottotitoli in inglese, ieri come oggi, annunciava: «Conquisteremo Roma, distruggeremo le vostre croci e faremo schiave le vostre donne, con il benestare di Allah».

Queste minacce, penso vadano prese con le dovute cautele e che non debbano portare ad un sentimento di paura generale, ma che sia anzi di stimolo alla gente a non cedere alla strategia del terrore messa in atto già più volte dagli jihadisti. Credo che sia importante per il nostro Paese (cosa che già è in atto) un incremento delle misure di controllo e sicurezza, che inevitabilmente porterà ad una perdita sempre maggiore della nostra privacy, ma che è necessaria per un controllo più accurato. Nella speranza che queste minacce riportate nei confronti della nostra nazione rimangano solo vane parole lasciate nell’etereo del mondo dei social e della rete in generale, la redazione tutta di “Eco Internazionale” si riunisce in cordoglio a tutte le vittime degli attentati di queste ultime settimane, non dimenticando anche quelli avvenuti in Turchia.


Francesco Tronci