La Cuba del nuovo millennio

Di Marco Cerniglia – La politica internazionale ha sempre vari terreni di scontro, geograficamente parlando; un gioco molto complesso, fatto di accordi apparentemente strani, e contromisure che sembrano altrettanto bizzarre, pur di ottenere un vantaggio rispetto agli avversari nello scacchiere del mondo. I riflettori di questo scontro sono al momento puntati sul Venezuela: la situazione critica a livello economico e politico ha portato una forte instabilità, e tanti Stati del mondo si stanno trovando costretti a schierarsi. Ma qual è la situazione attuale?

La scintilla di questa crisi politica è scoppiata a causa delle elezioni del 10 gennaio dell’anno corrente. Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, è stato rieletto nel suo posto in elezioni non riconosciute da larga parte della comunità internazionale, e con il sospetto di azioni irregolari durante il voto. A seguito del risultato elettorale, il 21 gennaio sono scoppiate numerose proteste popolari contro il reinsediamento di Maduro, e soppresse dall’esercito. Due giorni dopo, il capo dell’opposizione Juan Guaidò si autoproclama capo di stato di un governo alternativo a quello principale.

Hugo-ChavezLa storia recente del Venezuela è un punto importante per capire come si è arrivati all’instabilità attuale. Nel 1998 sale al governo venezuelano il Partito socialista unito, con a capo Hugo Chàvez. Questa forza politica, promotrice di un programma di matrice socialista e anticapitalista, ha attuato piani di redistribuzione della ricchezza verso le classi povere; dai sussidi diretti alla riduzione dei prezzi dei beni alimentari, dall’istruzione ai vaccini.

La fonte di ricchezza principale del Venezuela è l’esportazione del petrolio: la quotazione del greggio durante il governo di Chàvez era molto favorevole, e ciò permise di sfruttare appieno i proventi per contenere l’inflazione, impedire il crollo di valore della valuta venezuelana, e mantenere un costoso stato di welfare. Tuttavia, questa politica non sembrava votata per il lungo termine, dato che non si usarono mai le risorse portate dall’esportazione per creare infrastrutture, migliorare la sanità, e sviluppare settori diversi dell’economia in modo tale da ridurre la dipendenza dal petrolio.

Nicolas-MaduroAlla morte di Chàvez, sale quindi al potere Maduro in un incarico ad interim, poi riconfermato nel 2013. La situazione economica è però molto cambiata; la continuazione delle vecchie politiche non era più sostenibile, causa il crollo del prezzo del petrolio. Le crepe del vecchio sistema si sono quindi allargate a dismisura, la povertà e la criminalità si sono diffuse sempre più (quest’ultima, in particolare, mirata soprattutto ai beni di consumo, ha reso il Venezuela il paese più violento del Sud America).

L’instabilità economica ha portato, quindi, anche a disordini politici; il regime di Maduro, come quello di Chàvez, ha l’appoggio totale dei militari, seppur in misura meno forte. Nonostante l’attuale presidente non abbia l’influenza sull’esercito propria di Chàvez, le forze militari appoggiano in pieno il governo di Maduro, e in questo clima di incertezza sono infatti aumentati gli omicidi per mano di polizia e soldati nel tentativo di reprimere il dissenso.

La situazione estera non aiuta gli equilibri interni: USA e buona parte dell’Unione Europea sono a favore di Guaidò, il capo dell’opposizione. La Russia e la Cina, pur non apprezzando la figura di Maduro, preferiscono appoggiare la sua permanenza al potere, vedendo il Venezuela come una sorta di Cuba del nuovo millennio. Un braccio di ferro pericoloso per il popolo venezuelano, che avrebbe invece bisogno di un equilibrio per portare fuori il paese dalla crisi nera in cui è sprofondato.